Ugo Bertone, Libero 21/6/2014, 21 giugno 2014
GLI EX MANAGER DI STATO VANNO A LAVORARE IN FINANZA
«Il modo migliore per mantenersi giovane è quello di cambiar mestiere». Così Paolo Scaroni, 67 anni, commenta il cambio di casacca: dopo una vita da manager industriale, l’ex numero uno dell’Eni diventa banchiere, assumendo la vice presidenza di Rothschild.
Non è stata una scelta a sorpresa: nella City da giorni si parlava dell’offerta di David de Rothschild all’amico Scaroni, conosciuto e frequentato da vicino nel board di Abn Amro, la banca olandese scalata nel 2008 da Fortis, Rbs e Banco de Santander. Un’esperienza di cui bandar fiero, ama ripetere il manager italiano: i soci di Abn Amro hanno incassato una bella somma, due dei tre scalatori sono poi finiti in ginocchio... Ma non è certo sfogliando l’album dei ricordi che Rothschild ha scelto Scaroni per un ruolo cruciale, di grande sostanza, al di là dell’indiscutibile prestigio: il manager italiano, che passerà a Londra 2-3 giorni alla settimana porta con sé un’agenda preziosa di contatti che comprendono il gotha dell’industria petrolifera mondiale ma anche i legami che si è costruito nel Bel Paese come numero uno di Enel prima, di Eni poi.
CONTATTI
Un bel passepartout per Rothschild, del resto da anni autorevole consulente delle operazioni del cane a sei zampe. Pur tenendo conto dell’indiscutibile prestigio internazionale di Scaroni, vicepresidente del London Stock Exchange, con un passato da ceo in Pilkington e nel comitato Cadbury che licenziò il codice di autogoverno della City, non ci vuol molto del resto per capire che l’ex presidente dell’Eni dedicherà buona parte del suo impegno ai dossier che riguardano il Bel Paese. Con un occhio particolare per le privatizazzioni che, secondo le promesse del ministro Pier Carlo Padoan, dovranno portare nelle casse dello Stato equivalente dello 0,7 per cento del pil per i prossimi quattro anni.
Una pioggia di quattrini a partire dalle Poste ma che presto coinvolgeranno le utilities elettriche e l’immenso patrimonio immobiliare pubblico. Non è difficile prevedere che Scaroni avrà un gran daffare. Del resto anche la prima onda delle vendite di Stato, tra la fine deli anni Novanta e l’inizio del millennio, venne accompagnata da alcune assunzioni eccellente: Sotto la casacca di Goldman Sachs arrivarono Mario Draghi, Romano Prodi e , per una breve stagione anche Gianni Letta.
Poi fu la volta di Domenico Siniscalco, approdato in Morgan Stanley. Insomma, per i Big del-
l’industria e della finaza pubblica il richiamo di Londra sembra irresistibile. Sarà così anche stavolta? Presto per dirlo, anche se le prime indiscrezioni sembrano indicare destinazioni più domestiche.
LONDRA
Di Fulvio Conti ex numero uno dell’Enel, si è parlato come potenziale sostituto di Enrico Bondi in qualità di commissario dell’Ilva. Poi è stata preferita la carta di Piero Gnudi, che tra l’altro ha dalla sua l’inossidabile fiducia del ministro Federica Guidi, ma è difficile che il manager resti in panchina a lungo. Non meno problematica la sistemazione di un manager di lungo corso quale Massimo Sarmi. Pochi mesi l’ad delle Poste Italiane sembrava poter contare sulla riconferma, grazie anche alla decisione di investire in Alitalia su richiesta del governo Letta , o meglio ancora, per poter ambire all’incarico cui forse teneva di più: la poltrona di numero uno in Telecom Italia, l’azienda da cui l’ex ufficiale dell’Aeronautica aveva spiccato il volo a metà anni Novanta grazie ai brillanti successi conseguiti nella start up di Tim. Ma le cose non sono andate per il verso giusto.
E così Sarmi resta in attesa di nuovi incarichi. Di lui si è parlato un po’ per tutto le poltrone che potrebbero liberarsi a breve. Chi lo conosce sostene che non gli dispiacerebe la guida del Fondo Strategico Italiano (area Cdp) mentre Flavio Cattaneo, dopo nove anni di Terna, si prepara al rientro nel settore privato.