Annamaria Piacentini, Libero 21/6/2014, 21 giugno 2014
LA TATA DI ZEFFIRELLI
Vi racconto una storia d’amore e di amicizia lunga tutta una vita. Lui è il Maestro Franco Zeffirelli, 91 anni, regista tra i più noti al mondo. Lei è Edvige Lazarotti, la sua Tata, che pochi giorni fa ne ha compiuti 101: «Ne aveva 16 quando è venuta nella casa dei miei zii per occuparsi di me», spiega Zeffirelli, «a sei anni avevo perso mia madre. Da allora non mi ha più lasciato, in qualche modo era un’immagine simile alla mia. Non dimentico mai che per starmi vicino ha rinunciato ad avere una vita privata e dei figli. Cosa mi è piaciuto di Vige? Il fatto di essere una creatura semplice che diceva sempre cose a vanvera, ma mai inesatte», risponde il Maestro, «mi aveva estasiato con la sua semplicità. Quando uno ti fulmina nelle tue abitudini private, puoi essere anche un genio, ma se ti mancano le cose più vere, sei solo. Vige è stata un punto fermo».
Lo incontro nella grande villa romana, dove tutto parla del suo cinema, delle sue opere, della sua vita ricca di successi e premi. Lavora, disegna bozzetti per l’opera che ha in mente di dirigere, e scrive una nuova sceneggiatura, mentre in cucina preparano la torta per il compleanno della Tata. Pochi conoscono Zeffirelli privato, l’uomo generoso e altruista che continua a non dimenticare chi gli ha dato amore e sostegno: i suoi due figli Pippo e Luciano, adottati circa 40 anni fa. E lei, la Vige, che per il taglio della torta ha già indossato il suo abito migliore. È Pippo che inizia il racconto: «Ovunque andasse Franco, era la prima a preparare le sue valigie, dove metteva sempre anche un abito elegante. Amava lo chiffon nero e i lustrini, i capelli cotonati e le perle. Il Maestro sì è innamorato dell’Opera grazie alla sua Tata che da piccolo lo portava ad assistere a tutte le presentazioni fiorentine. Gli zii avevano il palco, e lei di nascosto comperava due biglietti per il loggione. Aveva notato quanto quel bambino, intelligente e vivace, fosse attratto da mondo della cultura».
A nove anni già amava Shakespeare. Faceva «forca a scuola, per vedere un’opera al teatro dei burattini in una strada di Firenze. Sulla pagella aveva9intuttelematerie,e5in condotta, gli piaceva andare per musei».
Ma come è entrata la Vige nella sua vita? «Un caso fortuito, accaduto in Liguria» risponde Pippo. Era figlia di una ragazza madre che era stata costretta ad abbandonarla in una chiesa, dopo la nascita. La stessa mattina, un contadino che passava di là aveva sentito un pianto sommesso. Era entrato, aveva scostato la coperta che copriva quel corpicino esile, e
schi, il cui decoro è sovente principesco. Una volta entrati troverete ad accogliervi Luca, insieme ad un paio di camerieri professionali e cortesi. La sala è preziosa nella sua semplicità, le grandi tende scure alle pareti e i colori grigio tenue la rendono un po’ misteriosa. Tavoli ben distanziati e apparecchiati con l’eleganza sabauda, bicchieri di Spiegelau. Menu a prevalenza di piatti di terra, con alcune eccellenze di mare. Ricca carta dei vini, sia bianchi che rossi, con tutti i grandi piemontesi e alcune chicche di ogni parte d’Italia. La mia Lei ha puntato sul pesce con Capesante scottate su crema di lattuga, a seguire Ravioli liquidi alle vongole veraci, curry e pomodoro e infine Scaloppa di rombo in crosta di riso nero venere, con farinata alle olive taggia-
di cottura, ottima anche la presentazione. Dimenticavo i Pani, tutti buoni e gli eccellenti grissini, tutto fatto in casa. Per dessert: la mattonella di
cioccolato fondente, davvero deliziosa, a cui non poteva mancare un abbinamento del moscato d’Asti di Saracco, semplicemente perfetto. Piatto Top: per la mia Lei, la Scaloppa, per me lo Stinco.
VOTO: 25/30. Rapporto qualità-quantità-prezzo: davvero buono. Per tre piatti e dessert, con un calice di ottimo livello, per ogni portata spenderete 75/80 euro, che si riducono a 60/65 con una portata in meno, evviva. Chef e Maitre meritano il successo loro riconosciuto dalle guide, bene andarci per apprezzare, oltre ai piatti, l’atmosfera «antan» della vecchia splendida città sabauda.
Il regista Franco Zeffirelli con la sua Tata, Edvige Lazarotti, 101 anni. Sotto, Zeffirelli bambino [u.s.]
si era commosso. Quella bimba era un regalo di Dio! Nonostante avesse già cinque figli, la raccolse e la portò a casa dalla moglie. Edvige è cresciuta lì, nella campagna ligure delle Cinque Terre. Arrivata all’età di 16 anni, su consiglio del parroco del paese e accompagnata da una sua malettera di raccoino proprio quel giorno le aveva riservato una lunga pagina d’amore. Non trovava l’indirizzo, quando improvvisamente un uomo che andava in bicicletta si fermò. Era Gustavo, lo zio di Zeffirelli che ora vivevaconluie con zia Lide, in una bella casa fiorentina. «Scusi» chiese Edvige «mi sa indicare questa strada? Devo cominciare a lavorare e sono già in ritardo». Gustavo provò una grande tenerezza per quella ragazza. Da uomo di mondo, capì subito che era seria e affidabile. E da tempo ne cercava una così, per Franco. Provò a sondare il terreno, scambiò due parole, e le chiese: Cosa deve fare a Firenze? «Devo occuparmi di due bambini», rispose lei. Ci pensò un attimo e le propose: «Perché non viene a lavorare da noi, mia sorella e io abbiamo un nipotino un po’ discolo, che ha perso la mamma e che avrebbe bisogno di una Tata». Iniziò così, la sua bella avventura. Da allora Vige è sempre stata con lui, premurosa e affettuosa in ogni occasione. E Zeffirelli aggiunge: «È anche una gran cuoca. Quando venivano in villa personaggi come la Callas e la Magnani, erano loro a chiamare la Vige per chiederle se poteva fare quei manicaretti speciali, già assaggiati la volta precedente.
Solo Edoardo De Filippo le disse: «Vengo qui per dimenticare gli spaghetti e tu me li fai?». «Assaggiali e poi mi dici», rispose lei. Sicuradisé.Incucina non voleva aiuti da nessuno, cacciava camerieri e cuochi, anche quando gli ospiti erano50o60.In America cucinò anche per Placido Domingo, che per ringraziarla le regalò un viaggio in Europa.
«Controllava tutto, e tutto funzionava alla perfezione», propose Pippo, «anche quando si andava all’estero per girare un film. Solo a Los Angeles dove aveva girato Il Campione, nella villa dove abitavamo, dopo la prima c’era in programma una cena a cui era invitato tutto il cast, tra cui Jon Voight, con la figlia Angelina che all’epoca (’79) era piccola, Vige pensò di fare il pollo per tutti, una ricetta speciale che conosceva solo lei. Ma dalla cucina non spuntava mai. La trovammo in ginocchio davanti al forno che piangeva. Che cosa è successo?, le chiedemmo. “Si è bruciata la cena”, rispose lei “e non capisco il motivo”. Aveva messo il pollo in un grande forno, senza sapere che era uno dei primi a microonde. Rimediò ugualmente, ma non scordò mai quella serata disastrosa. Ci ha accuditi tutti, la cosa più importante era che Franco fosse felice. E chiunque ci fosse, ha sempre voluto che pranzasse con noi. Presenziava anche alle prime delle opere. Per la Tosca, diretta da Franco al Cover Garden di Londra, alla presenza della regina Elisabetta, si era truccata e vestita con un abito nero, aveva indossato le perle, si era fatta cotonare i capelli, e alle dita aveva messo molti anelli recuperati dalle uova di Pasqua. Il nostro palco era accanto a quello della regina, e tutti si chiedevano: chi è quella signora così ingioiellata? Era una donna prorompente. Franco ottenne un grande successo, e a fine spettacolo era lei che ringraziava tutti, con le uniche parole in inglese che aveva imparato: thank you, thank you... E senza mai staccare gli occhi dalla regina. Si divertiva a vedere anche gli snobismi di certi attori hollywoodiani, e preferiva fra tutti la semplicità di Liz Taylor e la Liza Minnelli».
Il Maestro, di cui pochi conoscono la generosità e l’altruismo, non ha dimenticato la Vige. Le ha dato un’ala della villa e una governante che l’assiste. Fra tante storie tristi che a volte leggiamo sui giornali, e che spesso si intrecciano dolorosamente tra genitori malati e figli che hanno la memoria corta, ma il gruzzolo in banca, da Zeffirelli abbiamo imparato che non è il potere o il denaro che facilita i sentimenti, ma è l’amore: «Questo argomento mi scalda il cuore» dice il Maestro «è vero, sono solo i valori in cui credi ad essere importanti. Io Edvige l’ho ringraziata tutta la vita, ma quando la ringraziano gli altri, mi arrabbio!».