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 2014  giugno 21 Sabato calendario

QUANTE TENEREZZE PER GLI SCILIPOTI DI MATTEO RENZI


Sarà pure Migliore, ma assomiglia a Scilipoti. Anzi: lui e la sua pattuglia di voltagabbana la fanno ancora più sporca. Scilipoti, infatti, con i suoi Responsabili, nel 2010 saltava su una maggioranza in difficoltà; Migliore con i suoi transfughi Sel, invece salta su una maggioranza che ha il vento in poppa. Il primo andava a sfidare l’onda montante anti-berlusconiana, il secondo invece cavalca l’onda montante prorenziana. E allora chi è il più opportunista? Fra l’altro: Scilipoti almeno aveva una motivazione per spiegare il suo «tradimento». Diceva di voler salvare il governo del Paese, riteneva che una crisi politica in quel momento non fosse opportuna. Non si è obbligati a credergli, si capisce. Ma almeno un senso a quell’operazione provò a darlo. Che senso ha, invece, il tradimento di Migliore? Per quale motivo abbandona Sel? Che cosa salva, se non la propria carriera politica? Cosa ottiene, se non la speranza di farsi candidare sindaco a Napoli?
Sarà pure Migliore, ma non capisco dove. A me, al contrario, il tutto sembra un po’ peggiore. E, sinceramente, fa un po’ ridere leggere le cronache dello strappo nel Sel, tutte intrise di sentimenti profondi, lacrime sincere, travagli umani. E la «comunità che si spacca», quel «sono compagni straordinari», e anche: «provo un dolore profondo», come dice Nichi Vendola che arriva a paragonare il fuggitivo a «un figlio», descrivendolo con occhi lucidi da papà affranto. E la Boldrini, pure lei addolorata, che dopo aver espresso tutto il suo «dispiacere» e la sua «amarezza», dice di «non sentirsi comunque orfana». Usando, così, ancora una volta le categorie della tragedia umana e della famiglia, per descrivere quello che invece non è altro che tipico saltafosso della commedia politica italiana.
Ma come mai? Perché se Scilipoti passa dall’Idv alla maggioranza di centrodestra è un traditore, un mentecatto, forse pure un corrotto, e gli si possono riversare addosso tonnellate di sarcasmo, lo si può trasformare in macchietta, lo si può prendere per i fondelli all’infinito, e invece il cambio di casacca di Migliore è una tragedia umana, un figlio che se ne va, un compagno straordinario che fa un percorso politico diverso, una scelta che lacera la comunità? Perché se uno diventa renziano «lacera la comunità» e se uno diventa berlusconiano, invece, lacera il codice penale? Dove sta la differenza? Qualcuno me la sa spiegare?
Ricordate quante pagine sono state scritte contro Scilipoti. E quante gliene furono dette. Arrivammo a vette inusitate, lo «scilipotismo termonucleare» di Repubblica, lo «scilipotismo metafisico» e poi la formula dello «scilipoti-
smo di ritorno», con la parola «scilipotismo» che entrò persino nella Treccani come sinonimo di tradimento. «Sei uno Scilipoti» diventò quasi un insulto. Un manganello da usare per colpire chiunque osasse cambiare partito. E perché allora Migliore no? Perché non si dice «sei un Migliore»? Solo perché il cognome non si presta? O c’è altro? Perché ai voltagabbana del Sel non viene riservato lo stesso trattamento riservato ai voltagabbana «responsabi-
li»? Perché per loro c’è solo umana comprensione, deferenza politica, partecipazione solidale? Perché da una parte si infierisce con crudeltà senza pari e dall’altra invece si usano le parole della pietas, manco fosse una scelta intrisa di valori etici e di spirito di sacrificio?
Eppure di spirito di sacrificio ce n’è ben poco. Diciamocelo: i transfughi vendoliani lasciano un partito senza futuro e senza prospettive, un’opposizione che a sinistra or-
Titti Di Salvo, 59 anni, prima di dedicarsi alla politica è stata sindacalista [LaPresse]
mai è senza Sel e senza ma, e saltano sul treno espresso del governo renziano nel momento della sua massima potenza. Fanno una scelta di comodo. Fanno una scelta di potere. La fanno per convenienza. Convenienza politica e sicuramente anche convenienza personale. Non c’è mica niente di male, ci mancherebbe. È la vita di palazzo. Ma qualcuno ci spiega perché la convenienza personale di Scilipoti fa muovere le critiche (qualcuno vorrebbe pure i
Gennaro Migliore, 46 anni, capogruppo alla Camera prima di rompere con Nichi [Ansa]
magistrati) e quella di Migliore, invece, solo le lacrime? Siamo di fronte a un tipico esempio di doppiopesismo morale, di strabismo culturale, di deviazione nel giudizio. Per cui proponiamo una soluzione drastica: o i giornali cominciano a chiamare Migliore e gli altri come si deve, cioè gli «Scilipoti di Renzi». Oppure cominciamo noi una campagna di riabilitazione di Scilipoti. E lo ribattezzeremo, sprezzanti del pericolo, il Migliore di Berlusconi.