Francesco Bisozzi, Il Messaggero 21/6/2014, 21 giugno 2014
ALITALIA-ETIHAD, PARTITA LA GUERRA UE
ROMA Dalle parole ai fatti: la guerra dei cieli in Europa è cominciata. Air France-Klm e Lufthansa hanno infatti cominciato a tirare l’Europa per la giacca e in una lettera congiunta datata 17 giugno hanno messo nero su bianco le loro preoccupazioni, chiedendo all’estone Siim Kallas, vicepresidente della Commissione Ue con delega ai Trasporti, di tenere sotto stretto controllo gli investimenti del Golfo nei vettori europei. Non citano esplicitamente Etihad, ma è chiaro che alludono all’affare con Alitalia. Pretendono che le regole del gioco vengano rispettate, a incominciare dal regolamento 1008/2008 in base al quale il controllo di una compagnia come Alitalia deve restare appannaggio dell’Europa, concetto peraltro ribadito all’inizio di giugno dallo stesso Kallas. Che allora precisò: «Il fatto che la maggioranza delle azioni resti in mani europee non costituisce di per sè una garanzia valida». Si moltiplicano così le entrate in scivolata con cui si tenta di frenare l’alleanza Abu Dhabi-Roma. Alleanza che non va giù nemmeno agli inglesi di British Airways, peraltro.
TARIFFE BASSE
Francesi e tedeschi, ora che l’accordo si è fatto più vicino, nonostante il nodo esuberi e i sindacati recalcitranti, hanno deciso tuttavia di alzare il volume della protesta. Nella lettera non esitano a far sentire tutto il loro peso («trasportiamo 180 milioni di passeggeri») e prendono di petto pure gli investimenti effettuati nei Paesi come la Serbia e la Svizzera che con l’Europa hanno stretto accordi in materia di aviazione civile (Etihad detiene una quota di Air Berlin, Aer Lingus, Air Serbia e Darwin Airlines). Nel mirino delle due aerolinee oltre a Etihad c’è spazio anche per Emirates e Qatar Airways. Compagnie, denuncia la lettera, che appartengono a Stati o comunque a organismi di governo, e che una volta ottenuto il controllo dei vettori europei spostano i flussi di passeggeri in partenza dagli scali del vecchio continente verso i loro hub, grazie all’uso di tariffe troppo basse rispetto alla media, senza che gli investitori europei possano trarre vantaggi da questo «dirottamento». Secondo il quotidiano francese La Tribune, Air France-Klm e Lufthansa starebbero anche valutando se intraprendere o meno un’azione di tipo legale nei confronti degli sceicchi.
I valori economici in gioco, va da sé, sono massicci. E in fondo era scontato che l’opposizione all’accordo tra Alitalia e Etihad si sarebbe fatta via via più determinata. Certo stona, in questa vicenda, che la società sotto bersaglio sia un partner commerciale di Air France e che quest’ultima abbia tutte le intenzioni di rafforzare la relazione proprio con Etihad. Ma tant’è, quando le cose vanno male si fa di tutto. E che vanno male è provato dalle recenti dichiarazioni di Jean Cyril Spinetta, presidente onorario di Air France-Klm, per il quale è tutto il trasporto aereo europeo che rischia il tracollo. Per questo l’ipotesi che francesi e tedeschi ricorrano alle vie legali non è da prendere tanto alla leggera.
COSA RISCHIA L’ITALIA
Quanto alle vie di Bruxelles, ecco cosa rischia Alitalia: in seguito a una prima valutazione da parte delle autorità italiane che hanno concesso la licenza, la Commissione può chiedere a Roma ulteriori documenti rilevanti e aprire una fase di pre-procedura con una «lettera pilota» che solleciti l’invio di informazioni aggiuntive (di solito però basta una telefonata informale). Il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha però già levato lo scudo: «Bruxelles si tolga dalla testa di metterci i bastoni tra le ruote». Da ieri è in campo anche Antonio Tajani, commissario Ue ai Trasporti: «Se la maggioranza del capitale resta in mani italiane non vedo problemi», ha precisato. E probabilmente non è un caso se da qualche giorno funzionari della Commissione Ue hanno cominciato nuovamente a fare domande sulla vicenda degli aiuti di Stato (400 milioni) finiti alla lussemburghese Cargolux denunciata dalla delegazione italiana a causa di una palese violazione della concorrenza proprio nel nostro Paese.