Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 21/6/2014, 21 giugno 2014
DETENUTI DA RISARCIRE IL CAOS DEI RICORSI
Chi è stato detenuto in celle così sovraffollate (meno di 3 mq a testa) da rientrare nella definizione di «trattamento disumano» per la quale la Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2013 con la «sentenza Torreggiani» ha condannato l’Italia a risarcire 7 detenuti di Busto Arsizio e Piacenza con 23.500 euro per 3 anni e 3 mesi di prigionia, se oggi è in libertà potrà chiedere di essere risarcito dallo Stato con 8 euro al giorno; se invece è ancora in carcere, potrà chiedere di godere di uno sconto di 1 giorno di pena ogni 10 trascorsi in detenzione «degradante». Consiste in questo il «rimedio interno» promesso al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, e ieri introdotto per decreto legge dal premier Renzi e dal Guardasigilli Orlando. In questo modo non verranno più decisi da Strasburgo i 6.829 ricorsi italiani lì già pendenti.
Non era però questo l’unico rimedio interno possibile, anzi il coordinamento nazionale dei giudici di sorveglianza aveva già paventato che lo sconto di 1 giorno ogni 10, «con esplicite ed “eteronome” finalità risarcitorie per il detenuto», sarà «di difficile applicazione pratica e dal modesto effetto deflattivo». E che «il risarcimento pecuniario in misura forfettaria, a fronte dell’incommensurabilità del bene supremo della dignità umana che non conosce prezzo, percorre una via indennitaria diversa dalla strada maestra della garanzia giurisdizionale», che avrebbe piuttosto dovuto essere il «diritto al risarcimento integrale dei danni conseguenti ai trattamenti disumani e degradanti, di competenza del giudice civile» secondo quanto «indicato dalla Cassazione», e non dei giudici di sorveglianza.
L’entità del risarcimento è peraltro meno della metà degli standard liquidati dalla Corte di Strasburgo. Sicché il rimedio scelto rischia di poter essere brutalmente riassumibile come quello di uno Stato che con un po’ di liberazione anticipata prima «tortura» uno, ma poi per compensarlo lo «tortura» un poco di meno; o che con una manciata di soldi massimizza pure i propri risparmi, giacché prima «tortura» uno e poi, per compensarlo, gli liquida un «trattamento di fine rapporto» da 8 euro al giorno, quando un giorno di carcere costa complessivamente allo Stato (stando alle tabelle ministeriali) circa 124 euro. Infine c’è da considerare che in questo modo si abbatteranno nuove migliaia di istanze sui giudici di sorveglianza, già sommersi da altri recenti interventi legislativi sul carcere: solo che questi giudici sono sempre e solo 153 in tutta Italia per 60.000 detenuti e 25.000 condannati in misure alternative. E ora i giudici di sorveglianza, nel definire «utile ma precaria, eventuale e del tutto insufficiente» la ieri prevista dal governo «autorizzazione all’impiego di volontari a supporto», sperano «in un supplemento di saggezza politico-istituzionale»: prima che «le nuove competenze» producano «conseguenze disastrose su produttività e efficienza».