Ester Corvi, MilanoFinanza 21/6/2014, 21 giugno 2014
L’ORO NERO RILUCE IN BORSA
Eni è tornata giovedì 19 giugno sopra quota 20 euro. Non accadeva da sei anni. Merito da un lato delle notizie sui nuovi contratti siglati all’estero, con l’ultimo in ordine di tempo che ha riguardato un nuovo production sharing contract con la compagnia cinese Cnooc per l’esplorazione al largo dell’isola di Hainan nel Mar cinese meridionale, e dall’altro delle tensioni in Iraq, che hanno avuto ripercussioni sul prezzo del petrolio.
Sui mercati internazionali la possibile riduzione delle forniture del secondo maggior produttore Opec, dopo l’Arabia Saudita, ha infatti portato il Brent a sfiorare i 115 dollari a barile, per poi ripiegare a 114,6, mentre il Wti ha superato i 107 dollari. La situazione sembra al momento sotto controllo, con il presidente Usa Barack Obama che ha escluso un’azione militare. Ma se dovesse peggiorare, che impatto avrebbe sulle maggiori compagnie petrolifere? Gli esperti sono concordi nel ritenere che solo un attacco alla raffinerie nel Sud del Paese, per ora considerato improbabile, costituirebbe un vero pericolo. Secondo gli specialisti di Société Générale «il Brent si è mosso nel range di 110-115 dollari al barile e potrebbe rimanere lì per qualche tempo se il rischio geopolitico si mantenesse elevato.
Se poi dovesse esserci un’effettiva interruzione delle forniture, potrebbe salire rapidamente verso i 120-125 dollari. A quel punto dovrebbe esserci una risposta rapida tramite le forniture di greggio saudita e un’offerta coordinata delle riserve strategiche dell’Iea (International energy Agency)».
Nel caso di un peggioramento dello scenario le ripercussioni sarebbero naturalmente più forti per le compagnie estere che operano in Iraq. Fra le compagnie integrate a livello globale, gli analisti di Morgan Stanley, fanno notare che Bp, Eni, Exxon Mobil, Omv, Occidental, Royal Dutch Shell e Total posseggono raffinerie nel Paese. Ma solo Eni, Bp e Occidental presentano un’esposizione superiore al 5%. In particolare è del 6% per la compagnia italiana, del 9% per Bp e dell’8% per Occidental. In prospettiva questa quota è destinata a salire, nel caso di Bp, Eni e Royal Dutch Shell, al 10-15% entro il 2020.
Bp è la compagnia più attiva nel Paese, in termini sia assoluti che relativi, e sta portando avanti il piano di investimenti più ambizioso, che è focalizzato a Rumaila (Tsc), dove Bp ha una partnership con Cnpc e il governo iracheno. Questa raffineria, in cui Bp ha una quota del 38%, è localizzata nella provincia di Basra nel Sud dell’Iraq. È una delle più grandi del Paese, ma risente di ritardi nella costruzione delle infrastrutture. Occidental ha invece una produzione più modesta, ma che tuttavia ha un’incidenza maggiore (dell’8%) sulla produzione del gruppo. Occidental ha una quota del 23% nel campo petrolifero di Zubair (provincia di Basra), dove è soggetta a problemi analoghi. A Zubair è presente anche Eni, con una quota del 33%.
Se sul totale della produzione del Cane a sei zampe l’Iraq ha un impatto diretto limitato al 6%, per gli esperti della banca d’affari Usa il titolo, che presenta un rendimento della cedola molto attraente (5,6%) è correttamente valutato intorno a 20 euro, cioè in linea con le quotazioni attuali, mentre per gli analisti di Mediobanca potrà registrare una performance migliore della media (rating outperform). Giudizio cauto (hold, cioè mantenere) invece da parte di Equita sim. Sempre a piazza Affari, su Saipem (infrastrutture petrolifere) gli analisti di Ubs hanno alzato il target da 16,5 euro a 21 euro, in linea con la quotazione attuale di 20,85 euro, tenendo conto dei recenti contratti ottenuti dalla società. Per gli analisti di Banka Akros il titolo merita invece una valutazione maggiore, ritoccandola al rialzo da 21 a 24 euro, dopo la revisione delle stime sugli utili attesi per i prossimi esercizi.
Allargando lo sguardo dall’Italia ai listini europei, gli specialisti di Morgan Stanley sono ottimisti sulle compagnie petrolifere Total e Statoil, mentre consigliano di evitare Omv, e sulle restanti sono neutrali.
Al di là dell’evoluzione della situazione in Iraq, secondo gli analisti del Credit Suisse, la domanda di petrolio è destinata a salire, creando tensioni sul prezzo, a causa della ripresa economica più forte. Dal punto di vista delle valutazioni le blue chip petrolifere europee beneficiano di molti punti di forza, che si possono sintetizzare nelle valutazioni attraenti, se si confrontano con la media (in termini di p/e, p/bv e rendimenti della cedola), nella fase positiva degli utili, nel miglioramento del controllo dei costi e nel rafforzamento del dollaro. I titoli europei e americani che hanno le migliori prospettive (outperform) sono a loro avviso Royal Dutch Shell, Total Occidental, Chevron, Hess, Enable Midstream e Northern Tier Energy.
Ester Corvi, MilanoFinanza 21/6/2014