Jonathan Cheng, MilanoFinanza 21/6/2014, 21 giugno 2014
DESOLAZIONE PER TURISTI
Ivan Drucker non è un tipo da vacanza in spiaggia. Negli ultimi anni, racconta il 44enne specializzato in riparazioni di computer, è andato a Cuba, Corea del Nord e nella zona demilitarizzata di Cipro, alla ricerca di esperienze «completamente diverse». «Trovo la bellezza nella decadenza», afferma Drucker, che viene da Los Angeles e vive a New York City.
Ecco perché, durante uno degli ultimi weekend, Drucker si è trovato all’esterno di un centro commerciale abbandonato nella periferia di Buffalo a scattare foto del complesso ormai in rovina, chiuso da anni, quando il declino economico e la disoccupazione si sono abbattute sulle città americane della Cintura della Ruggine come Detroit, Cleveland, Pittsburgh e Buffalo, la seconda città più popolosa dello Stato di New York. Qualche ora prima, con una torcia e un casco di sicurezza, Drucker si era arrampicato fino alla soffitta di un manicomio abbandonato per poi passare il pomeriggio a Love Canal, un’area abitata molto inquinata della città di Niagara Falls, in cui si trova la discarica principale di rifiuti tossici abbandonata nel 1978 e ancora oggi zona off limits. «È come entrare in una macchina del tempo», ha detto Drucker, sorridendo. Il tour cui ha preso parte si chiama Buffalo: città senza illusioni, un’«esplorazione urbana» guidata che punta a rivelare il «distopico». La guida, Christopher Graper, è un 35enne originario dell’Upstate New York, che si divide tra i tour nell’«altro mondo nostalgico» di Buffalo e quelli nella Corea del Nord. Sì, avete capito bene, la Corea del Nord.
Negli ultimi due anni Graper, che ha visitato quel regime dittatoriale per la prima volta sei anni fa, ha lavorato come parte dello staff di Koryo Tours, un tour operator con base a Pechino. Non è legalmente permesso viaggiare in modo indipendente nella Corea del Nord. E così, in partnership con guide locali nordcoreane, Graper porta un piccolo ma sempre crescente numero di occidentali curiosi nei siti principali dello Stato, compreso il Mausoleo di Pyongyang, che contiene i corpi imbalsamati di Kim Jong Il e di suo padre Kim Il Sung. Nonostante tutte le battaglie del passato Buffalo, ormai in declino anche se agli inizi dell’800 era molto ricca, non è proprio la Corea del Nord. Graper, sempre attento a non fare paragoni diretti tra i due luoghi, dice che entrambi offrono una visione unica di ciò che lui chiama il «disincanto nei confronti delle false promesse della modernità». Ed entrambi hanno grigi boulevard monolitici ed emanano un fortissimo senso di desolazione. Ma non è sempre stato così. Dopo la guerra di Corea, per decenni l’economia dello Stato del Nord è stata più forte dell’oggi prospero Sud. Nel frattempo Buffalo, grazie alla vicinanza con le Cascate del Niagara e il Canale Erie (produttori di un’enorme potenza energetica), è diventata il centro delle industrie chimiche e aeronautiche militari del Paese. La modernità, comunque, non è stata benevola con Buffalo. Dagli anni 50 del secolo scorso, la città ha visto la popolazione dimezzarsi e arrivare nel 2012 a circa 260 mila abitanti. Buffalo è stata devastata dalle rivolte razziste del 1967 e dal declino dell’industria chimica degli anni 60 e 70. Secondo l’Ufficio del Censimento Usa, il 30,1% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. A Buffalo migliaia di case abbandonate nelle periferie a est sono state demolite, eliminando almeno in parte il degrado. Con i fondi dello Stato, sono stati presentati progetti per trasformare il manicomio statale di Buffalo, ormai abbandonato, in un hotel di lusso, e la grandiosa stazione ferroviaria centrale in un museo. Secondo Graper, però, «il nostro tour non si basa su questo aspetto». A parte la discarica tossica, il manicomio e la stazione ferroviaria, il tour di Buffalo, della durata di due giorni e dal costo di 300 dollari, porta i clienti nei cosiddetti dead mall, nei granai fatiscenti e nelle viscere della metropolitana semi-abbandonata, raggiungibili con interminabili discese in lugubri ascensori e molto simili alla metropolitana di Pyongyang.
Il tour organizzato da Graper è un esempio delle ultime mode per quanto riguarda i viaggi estremi. Pioneer Tours, altro tour operator specializzato in viaggi in Corea del Nord, ha di recente ampliato l’offerta e ora porta i suoi clienti anche in Iran, Iraq, Cuba e a Cernobyl. La Koryo Tours di Graper ha invece cominciato a offrire tour in Turkmenistan, uno degli stati meno accessibili dell’Asia centrale, nel remoto territorio siberiano della Tofalaria, nei gulag e nella città fantasma di Magadan, nel Far East russo. Buffalo è la sua destinazione numero 5. Quando Koryo ha pubblicizzato per la prima volta sul suo sito il tour di Buffalo, è diventato subito uno dei post più letti. Si è trattato di un duro colpo per l’ufficio del turismo di Buffalo, abituato alle offese ma non a essere collegata agli Stati pericolosi nel circuito turistico mondiale. «È chiaro che diamo il benvenuto a chiunque voglia venire a esplorare la nostra città, ma noi presentiamo Buffalo come una città che ha cambiato vita e ne sta cercando una nuova», ha dichiarato Brian Hayden, portavoce di Visit Buffalo Niagara, l’ufficio del turismo cittadino. Hayden sostiene che Buffalo e la Corea del Nord sono posti «completamente diversi». Ma il tour di Graper non è tutto così «cupo». Sono infatti comprese soste per assaggiare il beef-on-weck, un panino con bistecca, e la dolce sponge candy, due delicatessen di Buffalo, insieme alle famose ali di pollo che prendono il nome proprio dalla città. Ma l’attrattiva principale della Città senza illusioni è soprattutto lo squallore urbano. Una delle prime mete del tour è Polonia, un quartiere in passato abitato da polacchi, dove è concentrata la maggior parte delle 70 mila abitazioni abbandonate di Buffalo. Poi si raggiunge il terminal della stazione ferroviaria abbandonata, esempio di art deco, il vecchio manicomio, una manciata di dead mall e una centrale idroelettrica, esempio di architettura brutalista fiorita a Buffalo dagli anni 50 alla metà degli anni 70, dopo l’architettura modernista degli anni 30. Nei giorni scorsi, Graper ha scorazzato per Buffalo sette turisti su un furgone bianco preso a noleggio. Mentre stava per uscire da un parcheggio, uno di loro ha notato un complesso di case popolari abbandonate, sul punto di essere demolite. Graper si è accostato al marciapiede, i turisti sono usciti dal furgone e hanno infilato le loro macchine fotografiche tra i buchi della rete di protezione decorata da segnali di avvertimento contro l’amianto, per fotografare le torri monolitiche delle abitazioni. Tutto è perfetto per turisti come Drucker, che mette Buffalo insieme alla Corea del Nord e a Cuba tra le sue destinazioni preferite. «Andare in un posto e vedere cose congelate nel tempo non capita spesso», sostiene.
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Jonathan Cheng, MilanoFinanza 21/6/2014