Francesco Colamartino, MilanoFinanza 21/6/2014, 21 giugno 2014
QUELLA COPPA DA EVITARE
Se l’Italia decidesse per un attimo di sfilarsi dai campi di Brasile 2014 e avventurarsi in altri 30 mondiali non calcistici, ma sociali ed economici, tra le 32 nazionali che si stanno contendendo la Coppa risulterebbe vincitrice una sola volta. E per un primato di cui non andare troppo fieri. Quello del minor tasso di crescita della popolazione.
Secondo una simulazione del Wall Street Journal (in tabella le principali voci considerate nell’analisi con relativi vincenti, finalisti e posizione dell’Italia), il tasso di crescita della popolazione in Italia è caratterizzato addirittura dal segno meno (-2%) e a seguire a ruota il Belpaese su un terreno infausto per una volta non ci sono Spagna, Portogallo, Grecia e i soliti del club dei Piigs, ma la Germania. Sugli spalti di questo stadio immaginario, la Nazionale troverebbe ad accoglierla una curva di canuti signori che, con le poche monete che ancora tintinnano nelle loro tasche, dovrebbero scegliere se comprare un secchiello di pop corn o una limonata ghiacciata. E probabilmente questo stadio sarebbe più simile a una piramide rovesciata, raffigurazione simbolica - e ormai anche un po’ logora - di come si è riconfigurata negli ultimi anni la composizione della popolazione italiana, con una fetta sempre più striminzita e strizzata di giovani che, con i loro redditi, si trovano a dover sostenere una porzione sempre più ampia di anziani in pensione.
I giovani che hanno la fortuna e il merito di trovare un lavoro, ovviamente.
Se l’Italia è regina incontrastata del Mondiale per scarsa natalità, subisce l’onta di un’eliminazione anticipata anche in un campo in cui dovrebbe essere leader assoluta: quello del turismo. Qui la sorpresa, nell’accezione più negativa possibile del termine, diventa spiazzante. Per presenza annuale di turisti sul suolo nazionale, l’Italia non riesce neanche a qualificarsi per le semifinali e viene eliminata ai quarti dalla Spagna. E il primo posto conquistato dalla Francia (83 milioni di arrivi internazionali ogni anno) si accontenta di scrutarlo con il binocolo. Persino la Germania ci dà la paga sul campo del turismo. Se poi si ha anche la temerarietà di rapportare il numero di turisti che ogni anno solcano il suolo patrio al numero di italiani che ci vivono, il risultato è ancor più imbarazzante: Italia eliminata agli ottavi di finale, a tal punto che i quarti potrebbero addirittura sembrare un dolce ricordo e il primo posto un miraggio. Su questo campo l’Italia viene battuta dalla Grecia e, dopo una contesa per il trofeo tra Spagna e Croazia, è quest’ultima a trionfare, con 2,45 turisti per ogni abitante.
Una delle poche consolazioni sembra essere proprio il pallone: l’Italia è la nazione che ha accumulato più punti, dopo il Brasile, nella storia della Coppe del Mondo. Ma i dati sono discreti anche in tema di donne al potere, nonostante l’Italia venga spesso dipinta come sessista e ancora profondamente imbrigliata in retaggi patriarcali, l’unico antidoto ai quali sembrerebbe ormai essere il graal della quota rosa. Molti darebbero per scontato che l’Italia, su questo campo, sia fuori dai giochi al primo turno e invece riesce a resistere tenacemente fino ai quarti di finale. Ad aggiudicarsi il primo posto, in questo caso, è la Costarica (il killer degli Azzurri nella partita di venerdì 20), con 39 seggi rosa per ogni 100 poltrone parlamentari.
Abbandonando per un attimo le partite che vedono protagonista l’Italia, ci sono altre tenzoni socio-economiche che balzano all’occhio per il semplice fatto che pochi si sarebbero aspettati la vittoria di un dato Paese su un determinato campo. Ad esempio si scopre che il Ghana vince il mondiale della spesa pubblica destinata all’istruzione, battendo il Belgio con l’8,1% del pil investito nella formazione dei suoi giovani. In questo caso è quasi ridondante ribadire che l’Italia è fuori dai giochi già al primo turno.
Ma i colpi di scena non finiscono qui. Dopo anni vissuti nella più totale convinzione che il Paese armato fino ai denti siano gli Stati Uniti, si scopre che il primo posto tocca invece all’Algeria, che ogni anno riserva il 4,6% del suo pil alla spesa per armamenti. Sempre sul fronte delle spese militari, nonostante si dica si spenda troppo per gli armamenti in rapporto ai partner europei, l’Italia esce al primo turno. E non raggiunge gli ottavi nemmeno sul campo del maggior tasso di omicidi, mentre in tema di disoccupazione e pil pro capite non c’è affatto da dormire sonni tranquilli. Nel mondiale del maggior tasso di disoccupazione l’Italia arriva fino ai quarti di finale (situazione critica per la Bosnia Herzegovina con un 44,3%) e in quello del maggior pil pro capite si ferma agli ottavi. Ma su questo fronte il tifo tricolore, già conscio della dura realtà, è ormai tiepido da tempo.
Se l’Algeria dimostra che il mito dell’America ultramilitarizzata è, appunto, sempre più un mito, le convinzioni che il mondo nutre sulla ricchezza e sul benessere a stelle e strisce poggiano invece su solide fondamenta. Gli Usa, tra le 32 nazionali che si sono qualificate a Brasile 2014, si riconfermano la nazione con il maggior pil pro capite, seguiti dall’Australia. Ma l’America ha realmente tutti questi soldi in pancia? Almeno nel senso più letterale e fisico del termine sì, visto che è anche il Paese con il maggior numero di Mc Donalds per abitante, con 4,48 ristoranti per ogni 100 mila persone.
Francesco Colamartino, MilanoFinanza 21/6/2014