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 2014  giugno 21 Sabato calendario

CORTINA DI PETROLIO


Mentre non si è ancora spenta l’eco della crisi politica in Ucraina e delle sanzioni irrogate alla Russia da Usa e Ue per la annessione della Crimea, anche l’Iraq sembra essere diventato ingovernabile: ExxonMobil, British Petroleum e Petrobras stanno facendo rientrare i propri dipendenti, mentre l’Eni segue con attenzione lo sviluppo degli eventi.
Siria e Libia, dal canto loro, continuano a essere in subbuglio. Anche in Bulgaria c’è aria di crisi, si discute della data delle elezioni: la destabilizzazione segue ancora una volta la faglia che divide l’Europa dalla Russia per via delle controversie che caratterizzano sin dalle origini il gasdotto South Stream. Geopolitica e geoeconomia si scontrano sulle rotte energetiche: tutto si gioca sulla disponibilità delle risorse e sulla capacità di accedere ai mercati d sbocco.
Anche a Est il quadro è in movimento. L’isolamento internazionale della Russia per via della Crimea ha avuto come contraccolpo lo sblocco delle trattative con la Cina che si trascinavano da oltre un decennio. D’improvviso a fine maggio il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping hanno firmato un accordo storico per durata e dimensioni: Gazprom fornirà gas per trent’anni alla Cnpc con un contratto che vale 400 miliardi di dollari, di cui 25 pagati in anticipo.
Pechino ha voluto evitare l’isolamento della Russia, non tanto sul piano politico e strategico quanto su quello economico e valutario: per mettere in sicurezza i conti esteri della Russia dopo il deflusso di valuta pregiata determinato dalla crisi ucraina, Mosca non poteva ottenere di meglio. Nel frattempo, mentre gran parte dell’opinione pubblica europea ha continuato a seguire frastornata le trattative per la composizione della nuova Commissione Ue, interrogandosi sulle positive conseguenze delle T-Ltro per 400 miliardi annunciate dalla Bce, il premier cinese ha visitato Londra e Atene stipulando accordi multimiliardari. Con il premier ellenico Antonis Samaras si è accordato per prestiti nell’ordine di 5 miliardi di dollari volti a finanziare gli armatori greci per la costruzione di navi in Cina, con l’obiettivo di fare della Grecia il principale porto di accesso in Europa. Navi greche per merci cinesi. Con il premier inglese David Cameron le cose sono state fatte in grande stile: delegati di 400 imprese hanno stipulato contratti per 30 miliardi di dollari. Obiettivo di Pechino è coinvolgere la City nella transizione dello yuan verso la convertibilità, spiazzando Wall Street, il dollaro e Washington. Anche qui emerge la volontà di non subire più passivamente le strategie occidentali nei Paesi produttori di petrolio: dalla destabilizzazione della Libia (dove al momento dell’attacco al regime di Gheddafi da parte delle truppe anglo-francesi sotto il comando statunitense lavoravano oltre 30 mila cinesi per la realizzazione di opere del valore di miliardi di dollari) alla mancata stabilizzazione dell’Iraq (dove la Cina era diventato uno dei principali investitori esteri e da cui lo scorso anno ha importato l’8% del fabbisogno di greggio).
Leggere insieme le vicende di Ucraina e Bulgaria è tutto sommato semplice: per gli Usa, e non da oggi, i legami tra Europa e Russia sono troppo forti per via della nostra dipendenza energetica. Nel 2012 la Germania ha importato dalla Russia 680 mila barili giornalieri di petrolio, assorbendo il 25% di tutto il gas esportato da Mosca. L’Italia ha importato 180 mila barili e l’11% del totale. Nei mesi scorsi si è andato replicando quanto accadde nell’agosto 2008: allora furono le truppe di Mosca, intervenendo in Georgia per difendere la minoranze russe, a bloccare di fatto il progetto Nabucco, la pipeline che avrebbe dovuto portare in Europa il petrolio iracheno assieme a quello proveniente da Azerbaijan e Turkmenistan. L’iniziativa politica americana, volta ad attrarre la Georgia nella propria sfera di influenza sottraendola a quella storica della Russia, era strumentale alla costruzione del Nabucco: ovvio che Mosca vi si opponesse, visto che stava cercando di realizzare il South Stream, la pipeline che dovrebbe portare il gas russo in Europa bypassando la Ucraina. Stavolta l’Ue ha cercato di attrarre l’Ucraina nella propria area di influenza attraverso un Trattato di amicizia inviso a Mosca.
In prospettiva non è difficile leggere la costruzione di una nuova Cortina di Ferro, uno schieramento della Nato che circonda la Russia partendo dai Paesi baltici scendendo per la Polonia fino ad arrivare all’Ucraina. Per quanto riguarda le forniture dalla Russia, la situazione europea si potrebbe fare critica in autunno. Se infatti da parte russa è stato chiesto all’Ucraina di pagare in anticipo le forniture di gas (1,5 miliardi di dollari), al momento questa controversia non interferisce con il passaggio del gas verso l’Europa. Non si può però escludere che, se il governo di Kiev dovesse spillare gas per soddisfare il fabbisogno interno, si possa arrivare a un’interruzione delle forniture: gli europei passerebbero l’inverno al freddo. Anche l’alternativa rappresentata dal South Stream ha registrato una battuta di arresto, visto che la Commissione Ue ha messo in guardia il governo bulgaro dal considerare procedibile la realizzazione del gasdotto: l’appalto di costruzione è stato aggiudicato a una ditta riconducibile a una persona inserita nell’elenco dei russi colpiti dalle sanzioni per via dell’annessione della Crimea. Le vicende di Libia, Siria e Iraq sono anch’esse assimilabili: la strategia di Obama ha puntato al disimpegno militare degli Usa ribaltando gli obiettivi di Bush jr. Anziché conquistare l’Iraq per venderne il petrolio all’Europa e spiazzare la Russia, ha giocato di rimessa. In questa situazione, però, nessuna potenza straniera può subentrare agli Usa e quindi è giocoforza lasciare mano libera ai conflitti locali e alla destabilizzazione. L’amministrazione Obama ha ribaltato la propria iniziale strategia in campo energetico: dopo aver promesso una drastica riduzione delle energie fossili, ha seguito la strada opposta sostenendo l’esplorazione del gas di scisto e di quello proveniente dall’Alaska. L’obiettivo è avere più indipendenza energetica, arrivata l’anno scorso all’84% dei consumi interni, e costi più bassi rispetto ai concorrenti.
Da una parte si allentano i legami energetici fra Russia e Ue che passano dalla Ucraina, dall’altra si cerca di evitare che se ne formino di nuovi attraverso la Bulgaria. Il 28 maggio Renzi ha ricevuto il premier bulgaro Oresharski, confermandogli che l’Italia considera strategica la realizzazione del South Stream. Mentre la Germania starebbe facendo pressioni sulla Serbia affinché non sospenda i lavori del South Stream. Ma nonostante il comune impegno, nella Bozza di conclusioni del prossimo Consiglio Ue si parla solo genericamente dell’impegno di evitare un possibile collasso del sistema di distribuzione del gas. A Bruxelles prevale la Nato. La destabilizzazione di una serie di Paesi produttori di petrolio rende più difficile a tutti l’accesso a queste fonti: i prezzi del petrolio quindi non potranno che rimanere alti. Nonostante la bassa dinamica dell’economia europea non c’è possibilità che flettano verso i 60 dollari al barile, come dopo la crisi del 2008. Al contrario, si potrebbe verificare un’ulteriore impennata dei prezzi che farebbe rialzare la testa all’inflazione nell’Eurozona: è quello che servirebbe agli Usa per evitare che i nostri prezzi salgano troppo lentamente rispetto ai loro e che per questa via i nostri prodotti spiazzino quelli statunitensi. In questo scenario l’Italia potrebbe essere colpita da un altro shock asimmetrico, visto che nel 2013 ha importato il 38% del gas dalla Russia e il 9% dalla Libia. È difficile tenere in equilibrio un sistema monetario in cui l’inflazione di Usa ed Eurozona resti a lungo disomogenea. Il Fmi ci sta chiedendo da un pezzo di reflazionare: o stampiamo moneta aumentando la domanda interna o c’è il rischio che l’inflazione arrivi da fuori, con il rincaro del petrolio. Germania e Usa hanno opinioni diverse, ancora una volta. Teniamoci pronti.

Guido Salerno Aletta, MilanoFinanza 21/6/2014