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 2014  giugno 21 Sabato calendario

IL MIGLIORE TRA I “FAGIOLINI” RINNOVA IL DRAMMA A SINISTRA

Fagiolini a 80 euro al chilo. Ma la spending review di Francesca Pascale a Palazzo Grazioli stavolta non c’entra nulla. La questione dei fagiolini è da intendersi nel senso degli omonimi e fedeli seguaci di Massimo Fagioli, il guru trasteverino che all’inizio del nuovo secolo stregò Fausto Bertinotti e mezza Rifondazione comunista, compreso un giovane Gennaro Migliore.
Lo stesso Migliore che, nel nome del sì agli 80 euro renziani, ha provocato l’ultima miniscissione in quel che resta della sinistra sinistra, senza centro, di Sel, il partito di Nichi Vendola. Anche Migliore, napoletano, era un fagiolino e frequentava le lunghe sedute di questo eretico della psiche e dell’anima veneratissimo nella Capitale ma pressoché sconosciuto nel resto del Paese. Cacciato dalla Società psicoanalitica italiana negli anni settanta (definì Freud “un imbecille”), lo psichiatra Fagioli è diventato un guru con l’analisi collettiva praticata in 120 metri quadrati all’angolo di piazza San Cosimato, a Trastevere. Attorno a lui è cresciuta una holding, anche editoriale, da anni coccolata dalla gauche romana. E oggi che il guru si è riposizionato nel campo del Pd, ecco spuntare il filo del fagiolismo nel dramma politico-sentimentale della scissione di Sel. Perché Migliore e i miglioristi sembrano diretti laddove i fagiolini li hanno preceduti, tra le rassicuranti braccia del partitone di Renzi. Solo un caso?
Fagioli, un tempo, rivendicò la “svolta non violenta” di Rifondazione e quando poi Bertinotti passò il testimone il frontale a Vendola fu vistoso e clamoroso: “Vendola non vale mezzo Bertinotti. È un’aporia vivente. È all’unisono cattolico, comunista e omosessuale. È mai possibile conciliare queste tre identità? Si deve curare”. Migliore, che per Vendola è stato “un figlio”, da fagiolino praticante arrivò a predire una strano umanesimo rossiccio: “Rifondazione deve diventare un’aggregazione politica che rilanci un nuovo umanesimo, mettendo al centro l’uomo. Paolo di Tarso ci avrebbe fatto dire: ‘Non ci conformiamo con la mentalità del secolo, ma ci trasformiamo rinnovando la nostra mente’, e il subcomandante Marcos avrebbe detto: ‘Siamo quello di ieri, ma siamo diversi’”.
Ufficialmente gli ex di Rifondazione, con Bertinotti in testa, hanno rotto con Fagioli e il fagiolismo un lustro fa. Il guru voleva prendersi Liberazione, il quotidiano di partito, e il sub-comandante Fausto non tollerò gli insulti dello psichiatra a Vendola e pure a Piero Sansonetti, oggi direttore del Garantista, definito “un eterno ragazzino del Sessantotto, praticamente un malato di mente”. Non solo. Quando i fagiolini inclusero il settimanale Left nella loro galassia, Giulietto Chiesa abbandonò il giornale, rifiutandosi di scrivere per una setta.
Da allora i fagiolini hanno marciato in direzione del Pd, non senza riconoscimenti in prima fila. Il fagiolino Matteo Fago, per esempio, ha la maggioranza della società editoriale dell’Unità, la Nie. Fago non è un fan di Renzi e ondeggia tra Sel e l’ala sinistra di Pippo Civati nel Pd. Ma a rappresentare meglio i fagiolini in salsa democratica è la saga dei Bonaccorsi, Luca e Ilaria, fratello e sorella. Lei è la moglie di Ivan Gardini, figlio di Raul, ed è stata candidata nel Pd alle ultime Europee. Ha raccolto poco più di cinquantamila voti. Non ce l’ha fatta. La presentazione di un libro all’Eliseo di Roma, in piena campagna elettorale, è stata però un evento seguitissimo. Sul palco, oltre a lei, il guru Fagoli e l’economista antirenziano Stefano Fassina, tra i volti del Pd nell’era bersaniana. Il fratello Luca, invece, marito di Geppi Cucciari, è la mente editoriale, che dopo il crac di Terra, ha preso in mano le sorti di Left. I Bonaccorsi, come Fagioli, sono dichiaratamente civatiani, nel senso di Pippo, e l’ingresso di Migliore nel Pd potrebbe contribuire ad allargare l’area di sinistra nel monolite renziano. La corrente fagiolina è solo una suggestione al momento e da Sel precisano che il fagiolismo non ha avuto alcun peso in questa nuova frattura. Ma il retroterra politico-sentimentale è più o meno quello. Certo, contano anche le poltrone e l’ambizione e ieri Migliore ha detto che gli piacerebbe fare il candidato sindaco a Napoli, con centrosinistra unitario. Per il momento l’etichetta appiccicata addosso ai neogovernisti è quella di miglioristi. Potenza di un cognome. In origine fu il Migliore (Togliatti) e miglioristi furono quelli come Napolitano che volevano un comunismo riformista e graduale. I nomi vivono sempre stagioni nuove. Aspettando Fagioli.
Fabrizio d’Esposito