Antonio Massari e Davide Vecchi, Il Fatto Quotidiano 21/6/2014, 21 giugno 2014
PARLA GALAN: “CLAUDIA MI HA TRADITO E DELUSO”
[Intervista] –
È un danno d’immagine irreparabile. Un danno che non potrò mai più recuperare. Mai più”. Abbozza un sorriso, Giancarlo Galan, mentre cammina a passo svelto lungo il Canal Grande. Qui era il “Doge”. Ora si confonde nel viavai e quasi lo scambi per un turista, maglietta bianca a righine blu. Quel mezzo sorriso non è soltanto cordialità. È imbarazzo. È il segno del tracollo umano e politico: “Non c’è rimedio, mi creda. È un danno senza alcuna possibilità di recupero” ripete, mentre sale il ponte che porta a piazzale Roma, dove la laguna lascia spazio all’asfalto. Galan tenta d’individuare con lo sguardo l’autista che lo sta aspettando in auto da qualche parte per portarlo via e liberarlo dalle domande del cronista. Da mercoledì 4 giugno, quando i pm di Venezia ne hanno chiesto l’arresto in carcere, l’ex governatore si è blindato nella sua villa e chiuso nel silenzio. Pochi minuti prima, sulla stessa calle, incontriamo Niccolò Ghedini, collega di Galan in Parlamento, suo vecchio amico e difensore dinanzi alla procura insieme ad Antonio Franchini. Sorride Galan, sorride Ghedini. Ma sono sorrisi diversi. Gli occhi coperti dagli occhiali da sole, imperlato di sudore nel suo abito scuro, Ghedini esibisce tutto il suo ottimismo: “Stiamo depositando un memoriale che riserverà molte sorprese”. Galan e Ghedini, che coppia. L’asse lombardo-veneto, che finisce sputtanato nei verbali di Claudia Minutillo, l’ex segretaria di Galan. Ghedini sorride, Galan pure, ma per il secondo c’è davvero poco da ridere. La Minutillo li accusa di aver escogitato il sistema di foraggiare in “nero”, con una “cartiera” di San Marino, le campagne elettorale di Galan. Ghedini – che non è indagato – smentisce, sorride, poi svanisce con il suo abito nero. Anche il “Doge” in maglietta a righine sorride. Ma lui rischia le manette. Secondo gli inquirenti il re del Mose, Giovanni Mazzacurati, gli avrebbe versato milioni di euro così da ottenere facilitazioni in Regione quando Galan era governatore. Lui si ferma un attimo, davanti a un monastero. Sbircia oltre il cancello, poi riprende il passo.
Buongiorno Galan, come va?
E come vuole che vada...
Le deposizioni di Claudia Minutillo davanti ai pm sono devastanti: lei cosa risponde?
Rispondo... e cosa posso rispondere? Io dell’inchiesta non posso parlare, c’è una richiesta d’arresto, non posso mica parlare...
Avrà qualcosa da ribattere, le accuse sono pesanti.
Ho scritto un memoriale... quando sarà in mano ai pm, allora parlerò, avrete tutti la mia versione...
Lei rischia la galera, Galan. La Minutillo era la sua ombra, conosceva tutti i suoi segreti, poi ha parlato con i pm.... Dal punto di vista umano come si sente ?
Tradito, deluso...
Deluso?
Deluso è dir poco, guardi ogni parola in questo momento vale poco. È un’amarezza difficile da spiegare. Sono amareggiato, ferito, molto ferito, nell’orgoglio e anche nell’istinto.
Nell’istinto?
Certo, nell’istinto. Fosse dipeso da me, sin dal primo giorno, avrei reagito, avrei... lo sa cos’avrei fatto?
No. Cosa?
Avrei preso una cassetta di frutta e mi sarei messo qui, nel centro di una piazza, qui a Venezia... ecco cos’avrei fatto. E avrei parlato, avrei spiegato, avrei raccontato alla mia gente la mia verità... questo era il mio istinto.
E perché non l’ha fatto?
Perché non posso parlare! Per questo le dico che il mio istinto è stato ferito, ma lunedì finalmente parlo, consegno il memoriale e parlo, dico tutto...
Sarà una liberazione...
Una liberazione? Ma si rende conto che io non potrò mai più recuperare la mia immagine? Mai più!
Politicamente è distrutto.
La mia immagine è devastata. Irrecuperabile.
Le accuse sono pesanti: corruzione, mazzette. E poi i suoi conti, quelli in banca, che secondo i pm proprio non tornano...
Ma quando arriva il mio amico? Lei vede un Land Rover?
No, il suo amico ancora non si vede. Parlavamo dei suoi conti.
I miei conti... i miei soldi... Ma lei non si rende conto, nessuno si rende conto.
Veramente la procura pare avere le idee chiare.
Le confesso un dettaglio: io avanzavo un sacco di soldi per un incidente, parliamo di una frattura che ho avuto alla fine degli anni novanta, e neanche me lo ricordavo, me l’ha ricordato una mia amica pochi giorni fa.
E che c’entra?
C’entra! È per dire che neanche io mi ricordo dei miei conti, figurarsi...
Figurarsi la procura?
La procura...? Eh, la procura... No, senta, io della procura non parlo. Ecco il Land Rover!
L’accompagniamo dall’autista.
No, non è il mio autista... è un motoscafista di Marghera.
Un motoscafista di Marghera?
Sì, un amico. Un amico che mi fa un favore, gli lascio l’auto e lui viene a prendermi. Ehi, sono qui! Scusi eh, vado. Arrivederci, torno a casa da mia moglie.
Il fuoristrada, un Land Rover verde petrolio, inverte il senso di marcia, e Galan torna a casa, da sua moglie, nella sua lussuosa e ormai famosa villa di Cinto Euganeo.
Antonio Massari e Davide Vecchi, Il Fatto Quotidiano 21/6/2014