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 2014  giugno 21 Sabato calendario

EXPO NON SI PUÒ FERMARE MILANO, BRUTI DISINNESCA ROBLEDO


Milano
L’Expo si deve fare: le indagini continuano, ma commissariate dal procuratore. No, non si è avverato l’auspicio del vicepresidente del Csm Michele Vietti (“Passata la tempesta, il clima alla procura di Milano tornerà sereno”). Il giorno dopo il voto del Csm che ha ufficialmente chiuso il caso, al quarto piano del palazzo di giustizia i nervi restano tesi e i problemi tutti aperti. Il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha vinto, l’aggiunto Alfredo Robledo, che con il suo esposto aveva aperto lo scontro, non ha avuto alcuna soddisfazione dal suo ricorso all’organo di autogoverno della magistratura, che ha obbedito ai richiami del capo dello Stato.
Per ora, i duellanti restano entrambi nelle loro stanze, a pochi passi l’una dall’altra. Pochi metri più in là, resta chiusa nel suo ufficio anche la terza protagonista di questa storia, Ilda Boccassini, che fa squadra con Bruti. Nel clima che continua a essere pesante, sono condannati a lavorare insieme, facendo finta di nulla. Su una partita, soprattutto: le indagini su Expo.
Boccassini sta conducendo l’inchiesta che ha portato in carcere il costruttore Enrico Maltauro e il direttore generale di Expo spa Angelo Paris (ora ai domiciliari), oltre ai faccendieri Gianstefano Frigerio e Primo Greganti. È l’indagine che riguarda, tra l’altro, la gara per le cosiddette “architetture di servizio”, cioè bar, ristoranti, servizi, magazzini (valore 60 milioni di euro, vinta dalla Mal-tauro). Boccassini la guida senza competenza, secondo Robledo, perché la magistrata coordina il dipartimento antimafia e, in quella inchiesta, di criminalità organizzata non c’è traccia. Robledo, che dirige il dipartimento reati contro la pubblica amministrazione, ha aperto le prime indagini sugli appalti Expo, quelli che riguardano le gare più consistenti: la “rimozione delle interferenze”, cioè la pulizia dell’area (un lavoro da 98,6 milioni di euro, vinto dalla coop rossa Cmc); e la costruzione della “piastra”, cioè la base di tutte le strutture e i padiglioni (gara da 197,5 milioni, conquistata dalla Mantovani). Per queste vicende, sono stati arrestati Antonio Rognoni (il direttore generale di Infrastrutture lombarde, stazione appaltante anche di alcuni appalti Expo) e una nutrita serie di avvocati, in pratica l’intera struttura legale-amministrativa che seguiva le gare per l’esposizione universale.
Le due squadre devono proseguire il loro lavoro. Da una parte quella di Robledo (con i pm Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi). Dall’altra quella di Boccassini (con i pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio). Con un paio di complicazioni in più. La prima è che D’Alessio fa parte del dipartimento di Robledo e lavora con Gittardi, del dipartimento di Boccassini, perché l’indagine è coassegnata ai due dipartimenti. Ma Boccassini e Robledo non si parlano e quest’ultimo è sostanzialmente tagliato fuori dalle indagini. Immaginate l’imbarazzo del povero D’Alessio: può discutere del suo lavoro con il suo capo? O se lo fa è un traditore che rivela segreti d’ufficio?
Si ritrova in mezzo a uno scontro acuito oltretutto dalla seconda complicazione: Bruti ha fatto una mezza avocazione delle indagini su Expo, quando ha costituito l’Area Omogenea.
Che cos’è? Ai primi di giugno, nel pieno dello scontro con Robledo, il procuratore ha mandato una circolare a tutti i suoi aggiunti e sostituti, in cui annuncia la nascita dell’“Area Omogenea Expo a cui sono attribuite tutte le indagini che, a vario titolo, concernono direttamente o indirettamente l’evento”. Non è un nuovo dipartimento con magistrati dedicati e un capo, ma, spiega il procuratore, “appare necessario e urgente istituirla, in modo tale da assicurare efficace e pieno coordinamento dei procedimenti pendenti presso i diversi dipartimenti di questa procura” . Chi guida l’Area Omogenea? “Il procuratore della Repubblica riserva a se stesso il coordinamento dell’Area Omogenea Expo”: la procura sono io, sembra dire Bruti, e tutto ciò che riguarda Expo deve essere riferito a me. L’intervento presso il Csm del capo dello Stato, che ribadisce la gerarchizzazione delle procure, gli dà pienamente ragione. Ma i maligni a Palazzo di giustizia aggiungono che, proprio a proposito dell’esposizione universale, a rischio a causa dei ritardi e delle inchieste, il capo della procura tema che Robledo, così poco sensibile alle opportunità e agli equilibri, se lasciato a briglia sciolta possa mandare gambe all’aria l’Expo.
Per ora non si conoscono i risultati investigativi e organizzativi ottenuti dall’Area Omogenea. Un effetto, però, lo si è visto pochi giorni dopo la sua costituzione, quando per un modesto (e sostanzialmente inutile) interrogatorio a un arrestato, l’ex braccio destro di Rognoni a Infrastrutture lombarde, Pierpaolo Perez, si sono schierate in una stanza della procura milanese ben nove persone: il procuratore in persona, Edmondo Bruti Liberati (che non ha mai partecipato a interrogatori), l’aggiunto Robledo, i pm Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, più quattro ufficiali della Guardia di finanza.

Gianni Barbacetto, Il Fatto Quotidiano 21/6/2014