Jaime D’Alessandro, la Repubblica 21/6/2014, 21 giugno 2014
LETTERE DAL FRONTE (SU CONSOLE)
Una mosca bianca o una pecora nera, a voi la scelta. Di fatto Valiant Hearts, in un universo come quello dei videogame fatto di guerre futuribili e assalti a cavallo di draghi, sembra provenire da un altro pianeta. Il nostro pianeta. All’Electronic Entertainment Expo, la grande fiera dedicata ai giochi elettronici conclusasi la scorsa settimana a Los Angeles, la quotidianità era infatti merce rara. Compresa quella difficile dei protagonisti di Valiant Hearts durante il primo grande confitto esploso nel 1914. Progetto low cost creato da appena 20 persone, che esce online mercoledì 25 giugno su PlayStation 3 e 4 a circa 15 euro, racconta l’esistenza di quattro persone scagliate loro malgrado nella Prima Guerra Mondiale. Tutto partendo da alcune vere lettere inviate dal fronte. «Me le ha date mia nonna, per caso, un giorno che andai a trovarla », ricorda Yoan Fanise, 31 anni, della Ubiarts di Montpellier. «Erano di suo padre. Una decina di fogli drammatici scritti fra Belgio e Alsazia mentre il conflitto infuriava ». Fanise,, che fino a quel momento si occupava di colonne sonore, si è messo a scrivere Valiant Hearts . E, assieme a Paul Tumelaire e Simon Chocquet-Bottan (direttore artistico e game designer), ha dato forma alle vicende di questi uomini comuni raccogliendo altre lettere negli archivi. Emile, che si ispira alla figura del bisnonno, è un contadino che vive al confine con la Germania. Sua figlia ha sposato Karl, che è di famiglia tedesca, e i due finiscono per trovarsi su fronti opposti. Ma, fra mille disagi, si salveranno la vita reciprocamente. Poi c’è Freddie, uno dei 128 americani che si unirono alla Legione straniera prima della scesa in campo degli stati Uniti nel 1917, con il suo passato tormentato e una gran voglia di morire. E Anna, una infermiera belga, dotata di un gran coraggio. Non si uccide nessuno, perché i quattro della guerra ne hanno abbastanza e vogliono solo ritrovare i loro affetti in un mondo brutale e abbrutito. Il gioco si svolge in una serie di scenari disegnati come una graphic novel, solo interattiva. Ognuno ha un suo fondamento storico e basta spingere un tasto per consultare foto e documenti forniti dagli storici di Mission Centenaire, comitato istituito dal governo francese per le commemorazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale. Di base si tratta di risolvere enigmi, piccoli puzzle, per superare ostacoli e avversari. Ad unire le vicende di Emile, Karl, Freddie e Anna, un cane tedesco di nome Walt che fra una trincea e un campo di battaglia passerà dall’uno all’altro fornendo il suo aiuto. È uno dei 30 mila cani realmente arruolati durante il conflitto.
«In totale sono 24 differenti scenari, quindi circa 10 ore di gioco», spiega Fanise. «Iniziando dal primo giorno di guerra della Germania, il 3 agosto del 14». Peccato che non ci siano né russi né italiani, facciamo notare.
«Dovevamo scegliere un’area e abbiamo scelto il fronte occidentale, dal Belgio all’Alsazia, e in quella zona non c’erano italiani. Ma parleremo anche di voi se Valiant Hearts avrà successo. Questo infatti potrebbero essere solo un frammento di un grande affresco».
Jaime D’Alessandro, la Repubblica 21/6/2014