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 2014  giugno 20 Venerdì calendario

RINCHIUSO IN UN HOTEL VOGLIO SALVARE L’EUROPA


La prigione si spacca in due, dal fondo della scena una luce algida illumina i prigionieri liberati dalle loro anguste celle, sui loro volti la speranza di un futuro di libertà. Cala il sipario su Fidelio di Beethoven firmato dal regista Herzog, opera simbolo di fratellanza e libertà dall’oppressione. Si chiudeva tra gli applausi la serata inaugurale della stagione scaligera 1999/2000: storica, traghettava nel Terzo millennio. La scelta del titolo inaugurale era di Riccardo Muti (energica la sua interpretazione), buon auspicio per il futuro del nuovo millennio in arrivo. Da stagioni non si vedeva il foyer del teatro brillare di così tanti esponenti dell’intellighenzia internazionale. Tra loro Bernard-Henri Lévy. Smoking senza cravatta nera e camicia bianca aperta d’ordinanza. «Un’opera simbolo. Buon auspicio per un futuro di pace», commentava tra i flash.

Un sogno dissolto. Tre lustri dopo, le riflessioni di BHL (con questa sigla il filosofo-scrittore, oggi con 66 primavere sulle spalle, è conosciuto dai media) non sono dello stesso tenore. Nella sua voce la seria preoccupazione per quella che definisce «la morte annunciata dell’idea di Europa. L’inizio della decostruzione del Vecchio continente», dice risoluto. Si riferisce ai risultati delle recenti elezioni europee, ai cambiamenti nella mappa del potere mondiale. «Osservo ciò che è accaduto in Francia con il successo di Marine Le Pen e del Front National. Lo scontro tra il vostro premier Renzi e Beppe Grillo. Il crescente affermarsi di un euroscetticismo. In discussione non è solo l’euro, ma l’esistenza dell’Europa stessa. Personalmente ho a cuore Francia e Italia. Renzi potrebbe essere la persona giusta per sanare decenni di berlusconismo. Un attentato alle tradizioni culturali della patria di Dante e Moravia. Del resto nell’animo mi sento come Stendhal». Cita l’epitaffio voluto dallo scrittore ottocentesco sulla tomba nel cimitero di Montmartre: Arrigo Beyle. Milanese. Scrisse. Amò. Visse. Stendhal, scrisse, BHL, con passione scrive. Non epitaffi, ma un grido di allarme. La pièce-monologo Hôtel Europe, scritta per i 100 anni dalla Grande guerra e i 20 da quella bosniaca: anteprima mondiale a Sarajevo e poi punta di diamante del festival veneziano Lo Spirito della Musica (vedi box nella pagina); interprete Jacques Weber e regia del bosniaco Dino Mustafic. «La storia di un intellettuale chiamato a Sarajevo per fare un discorso sull’Europa per il centenario della Prima guerra mondiale». Rinchiuso nella sua stanza all’Hôtel Europe, sembra non trovare le parole giuste. Proprio lui, intellettuale e filosofo che non ha mai avuto problemi: immancabile un tocco di speculare autobiografia. L’intellettuale ripercorre la storia del Vecchio continente tra rimembranze di grandi filosofi e statisti. Alla fine però trova le parole giuste, “europee”. Dal “doppio debutto” prenderà vita un docu-film, anticipa BHL, a cura di Danis Tanovic: Oscar nel 2002 con No man’s land e premio Media (riconoscimento dell’Unione Europea) all’ultimo Festival di Cannes per il progetto What are you looking at?, film in fieri ambientato a Sarajevo. «Oltre alle riprese delle recite di Sarajevo e Venezia, un mix con la realtà di oggi. Tanovic condivide la mia stessa ansia per questa tragica sensazione di dissolvimento del sogno europeo». Non solo. «Lavorare con lui e Mustafic sarà fantastico. Lo stesso team nato nel 1993 a Sarajevo mentre giravamo il film Bosna!».

Frattura da sanare. Lo scopo del monologo Hôtel Europe è sensibilizzare l’opinione pubblica. «Spingerla a mobilitarsi. Rifondare quel patto tra Nazioni che si sta sgretolando. C’è il rischio che l’Europa si trasformi solo in un grande mercato commerciale. Urgono risposte da parte dei cittadini europei». BHL pone l’accento sulla frattura politica in corso. «Da un lato populisti, nazionalisti e neofascisti, dall’altro democratici, liberali ed europeisti. La destabilizzazione è forte. Senza dimenticare Putin». Chiarisca. «Non sono la questione Ucraina e l’attenzione rivolta a Crimea e Moldavia, gli obbiettivi del presidente sovietico, la sua è una strategia per destabilizzare l’Europa. Partendo da questa riflessione è nata la mia pièce». L’impegno di BHL non è mai stato solo attraverso gli innumerevoli scritti, ma sul campo: come cronista di guerra, dalla Libia al Darfur, alla Bosnia. Sempre in trincea per scuotere gli animi. Cosa ne pensa di sensibilizzarli attraverso il web? La Rete è un mezzo potente, sembra abbia avuto un ruolo nodale nella “Primavera araba”. «Forse, potrebbe essere d’aiuto. A una condizione». Quale? «Riuscire a controllare Internet». Cioè? «In questo momento sul web stanno urlando più forte solo le “gang” di estrema destra e antieuropeiste. Manca invece una voce democratica che le bilanci». Una figura così innovativa come Papa Francesco, non potrebbe rappresentare il referente giusto per sanare le fratture? «Ho grande stima del Pontefice. Di ciò che sta facendo. L’Europa, però, per essere grande e unita con un referente come Francesco dovrebbe aprirsi non solo a tutte le confessioni, ma anche all’ateismo». Spunti per una nuova riflessione.