Piero Vivarelli, Il Tempo 20/6/2014, 20 giugno 2014
IL NUOVO OSPEDALE S.GIOVANNI SARÀ INAUGURATO FRA 15 GIORNI
[30 agosto 1958]
Una diecina di mesi fa, quando l’ asiatica infieriva con carattere epidemico, costringerido molte decine di migliaia di romani a rimanersene a letto, ad ingurgitare vitamina C e a farsi iniezioni di antibiotici, tornò in discussione un problema piuttosto grave: la scarsa capacità ospedaliera della città. In effetti, nella maggior parte degli ospedali e delle cliniche private, non era affatto raro il caso di malati sistemati nei corridoi e nei locali solitamente adibiti a laboratori, sale di attesa e persino a ufiici. In una metropoli di due milioni di abitanti e sulla quale gravita una popolazione di almeno altri tre milioni e mezzo di persone, dodicimila posti letto in ospedali, cliniche e case di cura non sono certo molti.
La questione della scarsa capacita ricettiva dei nosocomi romani torna ora di attualità. Tra quindici giorni, difatti, sarà celebrata a Roma, per iniziativa dell’Aministrazione degli Ospedali Riuniti di Santo Spirito, la «Giornata degli Ospedali». A solennizzare la manifestazione, saranno inaugurati ufficialmente i locali del primo corpo di fabbrica del nuovo ospedale San Giovanni.
L’avvenimento è di notevole importanza anche se, in ultima analisi, non sarà la capacità ospedaliera ad aumentare, bensì la funzionalità dei servizi sanitari, tecnici e complementari. Il nuovo complesso ospedaliero, difatti, non si aggiungerà a quelli già esistenti, ma sostituirà pur se con lieve ampliamento il vecchio nosocomio. L’avvenimento, tuttavia, ripetiamo, e di notevole importanza in quanto rappresenta il coronamento degli sforzi compiuti dalla Amministrazione degli Ospedali Riuniti di modernizzare e rendere sempre più eificienti e funzionali i complessi sanitari dipendenti.
Nell’eedificio che verrà inaugurato il 14 settembre, saranno ospitati, entro breve tempo, due reparti di medicina, un reparto di chirurgia, un reparto ortopedico e, temporaneamente, un reparto oculistico. All’ultimo piano, oltre ad un «reparto paganti» - cioè di ammalati disposti a versare una certa quota giornaliera per aver diritto ad una stanza singola con annesso bagno - saranno sistemate tre camere operatorie. In linea teorica - che la circostanza difficilmente si verificherà - sarebbe possibile effettuare sei interventi chirurgici contemporaneamente.
L’entrata in funzione della prima «porzione» del nuovo ospedale coinciderà con l’inizio della demolizione di alcuni vecchi padiglioni. In seguito, man mano che procederà la costruzione degli altri due corpi di fabbrica in progetto, sarà demolito anche il reparto maternità che attualmente, com’è noto, si trova distaccato dall’ospedale, dall’altra parte della via San Giovanni in Laterano.
Il moderno complesso ospedaliero, una volta ultimato, assumerà una figurazione toponomastica tra l’A e l’H maiuscole. I due grandi edifici sviluppati quasi in parallelo, saranno uniti da un fabbricato più basso nel quale verranno sistemati i laboratori, i reparti di radiologia e di ricerche cliniche, la farmacia, le cucine, la centrale termica, e altri servizi.
L’edificio che sarà inaugurato tra quindici giorni ha il fronte in via Amba Aradam ed è preceduto - se così si può dire - da un avancorpo a tre piani. In questo fabbricato saranno sistemati il pronto soccorso, l’ambulatorio generale, il reparto «accettazione malati» e gli uffici della direzione sanitaria.
Il nuovo ospedale San Giovanni, con molta probabilità, sarà completamente in funzione entro il ’60. Potrà allora ospitare 750 degenti, con un aumento perciò, di centoventi posti-letto rispetto ad oggi.
Per quell’epoca la capacità complessiva degli Ospedali Riuniti, attualmente calcolabile sui 5700 letti, si avvicinerà allora ai 7200. Entro breve termine difatti, l’ospedale San Giacomo in Augusta, che sino a poco tempo fa aveva soltanto 200 letti, ne avrà circa 400, e l’ospedale Sant’Eugenio all’EUR, ancora in costruzione, che nel mese scorso non poteva ospitare più di 150 degenti, ne potrà ricoverare oltre 800. Anche gli ospedali San Camillo (1.680), Policlinico (2.579) e Santo Spirito (500) saranno, seppur limitatamente, ampliati e riammodernati anche nelle attrezzature tecniche. In questi ultimi tre ospedali, peraltro, importanti lavori sono stati già effettuati negli anni scorsi.
Gli sforzi dell’Amministrazione degli Ospedali Riuniti, però, non possono giungere oltre certi limiti anche e soprattutto per gli ingenti oneri finanziari che quest’opera di rinnovamento ed ampliamento comporta. Né, a tutt’oggi, è pensabile che altri enti possano integrare validamente, con altre grandiose iniziative, l’azione del benemerito istituto. Occorre quindi che le Autorità dello Stato e del Comune decidano d’intervenire per sopperire alle deficienze, magari aiutando gli Ospedali Riuniti con agevolazioni concrete e sollecite.
Molte speranze si appuntano perciò sulla costituzione del Ministero della Sanità. Le crescenti esigenze di Roma anche in questo delicatissimo settore aumentano incessantemente, non solo in conseguenza dell’accrescersi della popolazione o dell’estensiocne urbana, ma, anche e soprattutto in virtù del consolidarsi dei sistemi assistenziali e mutualistici di massa.
Il 14 settembre, «Giornata degli Ospedali», il pubblico sarà liberamente ammesso a visitare il primo edificio del nuovo ospedale San Giovani e, con molta probabilità, anche gli ultimi due nuovissimi piani dell’ospedale San Giacomo. È augurabile che in quella occasione anche il senatore Monaldi, titolare del nuovo dicastero visiti e constati i progressi raggiunti, che sono i risultati di lodevolissimi sforzi organizzativi e finanziari. Avrà così modo di rendersi personalmente conto che a difettare non è certo la buona volontà. L’unica deficienza, è nelle disponibilità finanziarie e lo Stato molto potrebbe fare per eliminarle.
Nelle grandi metropoli europee il rapporto tra abitanti e posti-letto ospedalieri è in media, di uno a mille. Questo traguardo, non impossibile, potrebbe essere raggiunto in un limitato penodo di anni anche a Roma. Molto dipenderà dalla funzionalità del nuovo dicastero della Sanità Pubblica. Speriamo bene.
Piero Vivarelli