Gabriella De Matteis e Giuliano Foschini, la Repubblica 20/6/2014, 20 giugno 2014
“ABBIAMO PAGATO TRENTAMILA EURO PER SUPERARE L’ESAME DA MARESCIALLO”
BARI.
È stata, dicono, come una «dolorosissima seduta di analisi familiare». La Guardia di Finanza di Bari ha chiuso l’inchiesta sul concorsone per 297 posti da allievo maresciallo che si è tenuto lo scorso aprile nel capoluogo pugliese: una cinquantina di persone, praticamente uno su nove, ha raccontato di aver pagato 30mila euro o comunque di essere stata avvicinata con la proposta del versamento di una tangente in cambio del superamento della prova.
A proporla era un ex finanziere campano, oggi in pensione, che però - hanno accertato le indagini del nucleo di polizia tributaria ora concluse - era tutt’altro che un millantatore: aveva contatti diretti con alcuni ufficiali romani, a casa di uno dei quali sono stati rinvenuti e sequestrati 70mila euro in contanti.
Ora l’informativa finale è sul tavolo del sostituto procuratore del tribunale di Bari, Luciana Silvestris, che nei giorni scorsi deciderà il da farsi. Certo le indagini degli uomini del comandante provinciale Vincenzo Papuli e del comandante del nucleo, Vincenzo Mangia, non hanno fatto sconti a nessuno. Con perquisizioni, riscontri telefonici e documentali, e centinaia di interrogatori hanno provato a verificare l’esistenza di un sistema.
Il quadro che ne è venuto fuori è desolante. Sembra infatti che esistesse un vero e proprio tariffario per superare la prova per entrare in Finanza. Il costo era di 30mila euro, ma era previsto un pagamento in più tranche, a seconda degli step previsti del concorso. L’ultima tranche doveva essere versata a prova terminata, in concomitanza con le visite mediche.
L’inchiesta nasce per caso, quando gli uomini del tributario di Bari nell’ambito di un’inchiesta su una comunità montana sentono parlare di una «raccomandazione» per il concorso allievi che stava per partire. Non girano la testa dall’altra parte e al contrario cominciano gli accertamenti. Immediati arrivano anche i primi riscontri, tanto che nella prova che si tiene nel centro direzionale di Bari si infiltrano anche alcuni finanzieri per capire cosa stesse accadendo.
Individuano subito l’ex finanziere con le mani nella marmellata - «siamo in presenza di una banda di malfattori in cui non figurano finanzieri, seppur è una circostanza che la dice lunga sullo stato del Paese» dirà infatti in un’intervista a Repubblica il comandante generale, Saverio Capolupo - ma cominciano a lavorare sui suoi contatti. L’inchiesta dice che non erano soltanto millanterie perché l’uomo aveva realmente contatti con ufficiali: almeno tre quelli coinvolti, a casa di uno dei quali appunto è stato sequestrato del denaro.
L’ultima conferma è arrivata poi nelle scorse settimane quando sono stati ascoltati i ragazzi e i loro genitori. Una cinquantina di loro ha ammesso, confermando appunto l’esistenza di un sistema. Non solo. L’indagine della tributaria mira anche a chiarire altre situazioni: da un lato c’è il caso di un padre che ha messo in dubbio la validità del concorso effettuata dal figlio, circostanza che i finanzieri stanno approfondendo ma sulla quale non sembrano emergere particolari riscontri.
Dall’altro c’è il sospetto che qualcuno nel corpo abbia chiesto mazzette anche per i trasferimenti: c’è il caso, per esempio, di una militare che per ragioni familiari aveva chiesto il trasferimento ad Aosta e che si era sentita rispondere che bisognava «oliare» la pratica.
Gabriella De Matteis e Giuliano Foschini, la Repubblica 20/6/2014