Federico Rampini, la Repubblica 20/6/2014, 20 giugno 2014
“È UN’OPERA ANTISEMITA LA MORTE DI KLINGHOFFER VIA DA NEW YORK”
NEW YORK.
Quell’opera non s’ha da fare. Il più grande teatro lirico del mondo, il Metropolitan di New York, è nella tempesta per le accuse di anti-semitismo. La pietra dello scandalo: “La morte di Klinghoffer”, considerato uno dei capolavori del compositore contemporaneo John Adams, celebre per le sue trasposizioni musicali di vicende politiche contemporanee (“Nixon in China”, “Doctor Atomic”). Quest’opera racconta il dirottamento della nave da crociera italiana Achille Lauro, avvenuto nel 1985 ad opera di un commando del Fronte per la liberazione della Palestina. Durante il dirottamento fu ucciso un passeggero ebreo-americano, anziano e invalido, Leon Klinghoffer. Di fronte alle proteste di diverse organizzazioni vicine alla comunità ebraica newyorchese, come l’Anti-Defamation League e il World Jewish Congress of North America, il Met ha già dovuto fare marcia indietro. L’opera non sarà diffusa nel mondo intero agli appassionati che guardano le rappresentazioni in diretta ad alta definizione nei teatri e cinema convenzionati. Ma questa cancellazione non basta a spegnere le polemiche. La mobilitazione continua perché il Met tolga l’opera anche dal suo cartellone, annullandone le rappresentazioni dal vivo qui a New York (è in programma dal 20 ottobre al 15 novembre).
«È una decisione deplorevole — protesta John Adams — con questa censura si promuove proprio l’intolleranza che si vorrebbe prevenire». Alle accuse contro di lui invece si associano le due figlie di Leon Klinghoffer, Lisa e Ilsa. «È sbagliato perfino il titolo — dicono — quella non fu la morte di Klinghoffer, fu l’assassinio di Klinghoffer, un omicidio brutale perpetrato a sangue freddo». Gli dà man forte Betty Ehrenberg, direttrice del World Jewish Congress: «Non basta cancellare la diffusione televisiva mondiale, l’opera non deve neppure andare in scena a teatro». Per l’Anti-Defamation League la cancellazione dell’appuntamento televisivo mondiale era la priorità, «per il rischio che in paesi stranieri quello spettacolo venisse strumentalizzato per aizzare l’odio contro Israele e rinfocolare l’antisemitismo, in una fase in cui è già molto forte, per esempio in Europa».
Adams non è nuovo alle polemiche: “Nixon in China” mandò su tutte le furie Henry Kissinger che era stato l’artefice di quello storico disgelo tra l’America e la Cina di Mao. “Morte di Klinghoffer” è stata al centro di controversie furiose fin dalle origini. La sua prima rappresentazione avvenne nel 1991 non negli Stati Uniti bensì in Belgio, al Théatre Royal de la Monnaie di Bruxelles, già allora con colpi di scena. Venne rinviata di due mesi, da gennaio a marzo di quell’anno, perché il ministero degli Interni belga volle aspettare la fine della prima guerra del Golfo. Una successiva rappresentazione a Los Angeles venne cancellata. Pochi mesi dopo, al suo debutto sul territorio Usa, sempre nel 1991, le figlie di Klinghoffer protestarono subito. La loro accusa: l’opera metterebbe sullo stesso piano israeliani e palestinesi, mostrando comprensione anche verso i membri del commando che dirottò l’Achille Lauro. Il sovrintendente del Met, Peter Gelb, si destreggia tra le polemiche di questi giorni: dichiara che l’opera «non è anti-semita», smentisce di avere ricevuto pressioni da «mecenati che finanziano il Met», ma esprime «comprensione per le preoccupazioni di alcune organizzazioni ebraiche in questa fase di revival dell’antisemitismo».
Federico Rampini, la Repubblica 20/6/2014