Simona Poli, la Repubblica 20/6/2014, 20 giugno 2014
AGNESE FA LA FIRST LADY: “MA MI MANCA LA SCUOLA”
FIRENZE.
Cambia verso la moglie del premier e comincia, di tanto in tanto, a rubargli la scena. Agnese in bikini sulla copertina di Oggi.
Agnese in completo color bronzo alla cena offerta dall’imprenditore della moda Stefano Ricci che regala a Firenze la nuova illuminazione di Ponte Vecchio. Agnese in pizzo rosa che inaugura l’ultima edizione di Pitti Uomo accanto a Matteo. Agnese vestita di bianco che assiste, stavolta da sola, alla sfilata di Ermanno Scervino, lo stilista che veste sia lei che il marito nelle serate di gala. E ieri, in jeans camicetta verde e ballerine, Agnese che a Firenze taglia il nastro di una “casa per la vita indipendente” dell’associazione Trisomia 21, ben conosciuta nella famiglia Renzi. «Ho una nipotina stupenda di due anni che si chiama Maria e sono qui tra questi bambini in veste di zia, nient’altro», spiega sorridendo Agnese riferendosi alla figlia di Matilde, la sorella minore del presidente del Consiglio, anche lei presente all’iniziativa.
Una zia, una donna normale, nessun ruolo speciale, ripete Agnese. Ci tiene a proteggersi in quella penombra che l’ha avvolta finora, a dispetto della sovraesposizione inevitabile a cui è condannata. «Non ho cambiato vita, sono sempre la stessa, mi manca l’insegnamento, dopo l’estate vorrei tornare a scuola, lo farò appena mi chiameranno, sono una precaria e quindi non so se sarà a settembre o dopo». Niente trasferimento a Roma, quindi, per lei e i tre figli. Il più grande, Francesco, indossa la maglia del Brasile e quando la madre canta l’inno nazionale insieme al gruppo dell’associazione anche lui si unisce al coro. Il calcio è una passione che accomuna: «Una volta ti ho vista a Palazzo Vecchio, c’era pure Gilardino», dice ad Agnese uno dei ragazzi. «Ma lo sai vero che Gila non è più alla Fiorentina? Ci ha traditi», scherza lei. E poi taglia in tanti pezzettini il nastro tricolore della cerimonia e li distribuisce: «Con questi domani facciamo il tifo per l’Italia, dovete conservarli nel vostro diario». Trisomia 21 l’ha scelta come madrina, la parte le si adatta, è stata qui molte altre volte e non c’erano né telecamere né fotografi. «È importante festeggiare e sostenere un progetto di autonomia rivoluzionario », dice. «Questi ragazzi non dovranno essere assistititi per sempre ma pian piano impareranno a vivere da soli, liberi e felici. Raggiungeranno l’obiettivo se saranno bravi loro ma anche se la società, se tutti noi saremo capaci di dar loro il rispetto, l’accoglienza e la dignità che meritano. Per me sono dei maestri di vita, ci insegnano a gioire delle piccole cose di ogni giorno, del fatto di riuscire ad allacciarsi le scarpe o ad attraversare una strada. Stare vicino a un ragazzo down, autistico o con altre forme di disabilità ci fa capire la bellezza che queste persone ci comunicano». Mineo ha definito “autistico” suo marito. «Queste parole», risponde Agnese, «sono già state commentate ampiamente e sono semplicemente parole orribili».
Simona Poli, la Repubblica 20/6/2014