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 2014  giugno 20 Venerdì calendario

VENDOLA SOTTO SHOCK “MA NON SIAMO MORTI E NON FINIRÒ RENZISTA”

[Intervista] –

ROMA.
«Non ho pensato di dimettermi. Anche se il mio mandato è sempre a disposizione. Per me è stato un grande sacrificio in questi anni correre su e giù, tra il governo regionale della Puglia e il governo del partito. Ma mi ribello al conformismo nei confronti di Renzi e del suo ambiente...». Nichi Vendola ha appena concluso la riunione della segreteria che ha sancito la diaspora di “Sinistra ecologia e libertà”. È amareggiato, davanti alla frantumazione del “suo” partito. «Io che sono un sentimentale - dice - per una volta più che al sentimento, penso vada fatto prevalere la razionalità politica, non solo il cuore ma anche il cervello».
Vendola, si sente tradito?
«Non ci sono traditi né traditori, ci sono scelte politiche».
A quattro anni dalla nascita, Sel è naufragata, finita?
«No. Sel non è finita. C’è una spaccatura, una frattura, ma ricominciamo. E ricominciamo da un milione e 200 mila voti che sono frutto dell’investimento nell’Altra Europa con Tsipras. In questi anni siamo stati anima di un centrosinistra efficace e vincente. Abbiamo vinto in Puglia, a Milano, a Genova, a Cagliari. Abbiamo fecondato il centrosinistra. Dentro Sel la divisione maturava da lungo tempo. Per chi pensa che la vera innovazione sia Renzi, capisco sia difficile sottrarsi all’attrazione. Non posso che dire bene di Gennaro Migliore, della sua acutezza e intelligenza. Se parlassi male di Gennaro, parlerei male di me stesso. Siamo in una fase di terremoto per tutto il sistema politico italiano».
Renzi pigliatutto?
«C’è uno sfondamento culturale che il renzismo e Renzi producono anche nel nostro mondo».
La cosa è negativa?
«Lo constato: Renzi ha una attrazione forte e vincente perché quel 41% è un monumento alle abilità del nostro premier. Ma noi alle primarie eravamo in contrapposizione alle idee di Renzi, che sono sempre organiche a un impianto liberista. Quando il premier squaderna il suo programma, con Blair come riferimento, ebbene noi siamo nati contro quelle tesi».
Il suo errore è stata la Lista Tsipras? Avete donato sangue per portare quel movimento alla vittoria e poi siete stati messi fuorigioco nell’europarlamento da Barbara Spinelli?
«I problemi relativi alla rappresentanza a Bruxelles non possono oscurare il dato politico che abbiamo ottenuto. Una vittoria, che è il contrario del ripiegamento identitario».
Quale prospettiva avete? Andate verso la creazione di un movimento tipo “Altra Italia”?
«Ci muoviamo sul sentiero scelto nell’ottobre del 2010, con la costruzione di battaglie comuni sia con il Pd che alla nostra sinistra».
Ma quale è la differenza tra lei e Migliore?
«Io voglio essere una sinistra di governo e lui vuole essere una sinistra al governo. Sel continuerà a incalzare e stimolare il governo sulla questione sociale e l’uscita dalla crisi. Renzi rompa la gabbia dell’alleanza con la destra e in questo Parlamento ci possono essere le forze disponibili a ricomporre un’area di centrosinistra. Ma basta con il conformismo generalizzato, che prima ancora che politico è culturale. È nocivo. Occorre più che mai una sinistra critica, che faccia domande impertinenti e chieda conto ad esempio, delle coperture con cui si finanziano gli 80 euro».
Quelli che vanno via, pare saranno oltre una decina, sono compagni che sbagliano?
«Hanno fatto la loro scelta. Sel non ha affatto esaurito la sua funzione e il Pd di Renzi ha bisogno di avere fuori da sé un forte presidio di sinistra. Ma più in generale è l’Italia ad avere bisogno di sinistra».

Giovanna Casadio, la Repubblica 20/6/2014