Corriere della Sera 20/6/2014, 20 giugno 2014
SEL SI SFALDA, LA FUGA DEI DEPUTATI VERSO IL PD
ROMA — Se ne va Gennaro Migliore, rimarcando di essere «stato accusato di sequestro della linea politica e di essere un sabotatore», per cui «per me si è rotto un vincolo di fiducia». E se ne va anche Claudio Fava, che invece saluta tutti parlando di «scelta dolorosa e insieme inderogabile», anche «per la distanza che ormai separa Sel dal suo progetto originario». Abbandona Titti di Salvo e divorzia anche Ileana Piazzoni. E non è che l’inizio, visto che qualche manciata di parlamentari stanno riflettendo se seguire i fuoriusciti verso gli orizzonti della maggioranza, e quindi verso il Pd.
In sole ventiquattr’ore, anche se il focolaio del dissenso interno covava sotto la cenere da mesi, la scissione di Sel è servita. Il partito di Nichi Vendola non ha retto alla rissa che s’è aperta nel gruppo parlamentare sul voto al decreto Irpef. E non ha tenuto al lacerante dibattito sulla collocazione internazionale, innescato da chi — come Migliore o come Fava — puntava e punta sull’approdo nel Pse.
Il governatore pugliese ci prova con un tentativo in extremis, a tamponare la ferita. Poco prima che abbia inizio il coordinamento del partito, Vendola offre un saggio della sua narrazione. «Spero che Gennaro Migliore torni sui propri passi perché gli voglio bene e l’ho considerato come un figlio». Qualche ora dopo, a frattura consumata, anche il leader si abbandona alla più classica delle annotazioni di maniera. «Auguri a chi lascia ma questo è un errore politico», sottolinea. «Ai compagni che vanno via facciamo gli auguri», scandisce. «Per noi oggi è il giorno più difficile», dice. E comunque, avverte, «il mio ruolo di leader è sempre a disposizione».
Non c’erano più toppe, però, a poter tappare il buco. Ieri l’altro, dopo la divisione interna sul voto sul decreto Irpef, Migliore incontra due renziani doc, Lorenzo Guerini e Francesco Bonifazi. Le malelingue sussurrano di qualche contatto (non confermato) diretto con Renzi. E si bisbiglia di un Migliore pronto a lanciare con grande anticipo la sua corsa a prossimo sindaco di Napoli. Agli atti, però, rimane un faccia a faccia che l’ormai ex capogruppo, di buon mattino, ha col compagno-rivale Nicola Fratoianni, che rappresenta la linea opposta alla sua.
«Gennaro, se il problema è il mio ruolo da coordinatore del partito, sono disposto a fare un passo indietro. Fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi», dice Fratoianni. «M’avete accusato di aver sequestrato la linea del partito. È troppo tardi», risponde Migliore. Partita chiusa. L’altra che sta per aprirsi, invece, rimanda ai parlamentari che seguiranno i fuoriusciti. Di Salvo e Piazzoni sono già fuori. Con un piede sull’uscio, invece, ci sarebbero Nazzareno Pilozzi e Stefano Quaranta, Alessandro Zan e Fabio Lavagno, Michele Piras e Martina Nardi, Gianni Melilla e Luigi Laquaniti, Lara Ricciatti e Toni Matarrelli. Qualcuno forse si fermerà prima, altri se ne andranno. In marcia verso Renzi e il Pd, magari transitando da un gruppo cuscinetto composto insieme ai socialisti di Riccardo Nencini e a qualche eletto di Scelta Civica. Ma in maggioranza, comunque.
Difficile parlare di scouting renziano (in serata il premier dichiara: «Massimo rispetto per il travaglio di Sel, chi guarda al Pd troverà un partito aperto»). E difficile, in ogni caso, ricomporre i tasselli impazziti di un puzzle che s’è smontato dopo le Europee. Ma c’è un dettaglio nascosto, in tutta questa storia. E sta nel rapporto coltivato da due ambasciatori. Il renziano calabrese Ernesto Carbone e il primo fuoriuscito di Sel, un altro calabrese, Ferdinando Aiello. Da lì, dal voto del 25 maggio, sarebbe partita «l’operazione». «Credo che i deputati usciti da Sel, più che dalla politica, siano attratti dalle politiche di questo governo», è l’unica cosa che si lascia scappare Carbone. Qualche divanetto più in là, il vendoliano Fratoianni mastica amaro. «Ci hanno accusato di fare costituenti con Ferrero, cosa falsa. E ci hanno messo in croce per la lista Tsipras. Ma questa avventura ha o non ha consentito a Sel di rimettere piede nel Parlamento europeo? No, ditemi se sbaglio…». Il resto è già storia, più che cronaca.
T. Lab.