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 2014  giugno 20 Venerdì calendario

UN MECENATE PER LA CASA DI NERONE


Far rinascere la Domus Aurea costerà 31 milioni di euro. Appello ai privati per il restauro della reggia di Nerone che fu costruita tra il 64 e il 68 dopo Cristo. Lo lancia l’archeologo Luis Godart, consigliere culturale per il Quirinale. Il recupero riguarda il risanamento della parte superiore della Domus Aurea, chiusa dal 2005.
«Un privato che si rende conto dell’importanza di un simile monumento capisce anche quale impatto straordinario avrà il suo restauro. Penso dunque che un imprenditore attento non possa rimanere insensibile di fronte a uno straordinario progetto culturale che gli consentirà di apparire sia a livello nazionale che internazionale. Il nostro patrimonio ha bisogno dei privati e i privati hanno bisogno di recuperi di questo genere per affermare la propria immagine non solo in Italia ma anche nel mondo».
Louis Godart, archeologo (oltre che filologo miceneo) è il Consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del presidente della Repubblica. Ha appena finito di visitare lo sterminato cantiere (32.000 metri cubi, altezze che arrivano a 12 metri) della Domus Aurea, la grande reggia che Nerone si costruì tra il 64 e il 68 dopo Cristo. Si estendeva, testimonia ammirato Svetonio, dal Palatino all’Esquilino. Lo ha accompagnato Fedora Filippi, direttore della Domus Aurea e responsabile del vasto cantiere. Dopo quattro anni di intenso lavoro, la Soprintendenza speciale archeologica di Roma diretta da Mariarosaria Barbera ha faticosamente messo in sicurezza strutturale il complesso intervenendo su volte e mura, usando esclusivamente mattoni realizzati a mano e materiali identici a quelli originali. Ora urge varare il progetto definitivo per il risanamento della parte superiore della Domus Aurea, ovvero il parco-giardino di 16.000 metri quadrati che sovrasta il complesso e mette in pericolo la stabilità del monumento per le infiltrazioni dell’acqua e il peso del terrapieno. Solo così potrà riaprire al pubblico questo gioiello, chiuso dal 2005 (l’ultimo clamoroso crollo risale al 2010) proprio per i tanti problemi strutturali.
Per realizzare il piano occorrono 31 milioni di euro distribuiti in quattro anni. L’altro ieri il ministro per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschini, ha detto: «Lo Stato farà la sua parte ma troverei assurdo che su un progetto osservato da tutto il mondo non ci fosse una grande impresa pronta». Ed è ciò che ripete Godart, lanciando di fatto un appello alla sensibilità e al senso civico della nostra classe imprenditoriale. Dopo il Colosseo (il suo restauro è ora finanziato dalla Tod’s di Diego Della Valle con 25 milioni di euro) un altro grande malato dell’archeologia romana cerca un sostegno per guarire. Ora c’è anche un nuovo strumento, grazie all’art bonus voluto da Franceschini, che prevede un credito d’imposta del 65% sulla cifra destinata da un privato a un restauro o a un intervento su un bene culturale e paesaggistico.
L’attuale cantiere, dove tutti i giorni sono impiegate 70 persone, ha prodotto un lavoro che suscita l’entusiasmo di Godart: «Un’operazione esemplare che fa onore a questa soprintendenza, al ministero dei Beni culturali e all’Italia. Un monumento eccezionale restaurato in modo eccezionale, affidato a chi mostra massimo rispetto per l’antichità romana e al messaggio civilizzatore del mondo classico trasmesso da questo monumento all’Europa e al mondo intero».
La Domus Aurea è nota nel mondo sia per la sua mole che per gli affreschi diventati famosi nel 1480 quando un ragazzo precipitò per caso negli ambienti neroniani e svelò agli appassionati del tempo un onirico universo pittorico, ricco di piccoli angeli, esseri ibridi e mostruosi, uccelli, quadrupedi, tralci di frutta, essenze arboree. In quelle «grotte» coperte dal terreno scesero (calandosi con le funi o aprendosi varchi laterali) Raffaello, Michelangelo, il Pinturicchio (che lasciò un graffito autografo), Giovanni da Udine. Da allora la decorazione «grottesca» diventò una moda: il Raffaello delle Logge Vaticane è di fatto una copia della Domus Aurea. Motivi ripetuti in tanti altri capolavori rinascimentali, poi ripresi dal Neoclassicismo. Ancora Godart: «Possiamo immaginare come Raffaello o Pinturicchio abbiano avuto l’opportunità di vedere gli affreschi ancora nel loro splendore, prima che l’aria e gli agenti esterni li sbiadissero nei secoli successivi».
Ma ora deve partire il piano per salvare ciò che è rimasto, come spiega Fedora Filippi: «Il progetto prevede lo smantellamento del terrapieno alto tre metri che grava sulle volte. Verrà ridotto a un metro appena, abbattendo del 70% il peso, e poggerà su un sistema integrato di protezione che regolerà l’umidità e il microclima. Sopra, verrà creato un giardino “leggero” che riprenderà la mappa del monumento nelle sue varie articolazioni storico-archeologiche, cioè la Domus Aurea e le Terme di Traiano. Abbiamo un cronoprogramma serrato e chiaro, sette fasi in quattro anni». Basta seguire tutto su http://archeoroma.beniculturali.it/cantieredomusaurea. A questo punto manca davvero solo un mecenate dei nostri tempi.