Il Messaggero 20/6/2014, 20 giugno 2014
IL SOVRANO IN JEANS, LONTANO DAGLI SCANDALI
MADRID Esemplarità e affidabilità. Due parole che racchiudono le virtù del nuovo sovrano Felipe VI e lo rendono totalmente diverso dal suo progenitore e regale predecessore, Juan Carlos I. Per quanto estroverso, amante della battuta e sciupafemmine sia il 76enne ex monarca, allevato fin da bambino alla dolce vita romana, tanto più sobrio, introverso, serio e fedele è il figlio, incaricato di risollevare le sorti della monarchia in declino. Per cominciare, Felipe Juan Pablo e Alfonso de Todos los Santos di Borbone e Grecia non ama la caccia, tantomeno quella all’elefante, e non sopporta le arene – dove il vecchio re viene ricevuto sempre da ovazioni – ed evita da sempre i combattimenti dei tori. Non ama saltare i semafori col rosso, come invece suole fare la scorta di Juan Carlos, e cerca di passare per lo più inosservato quando la mattina accompagna le infante a scuola, oppure, nel fine settimana, si infila con Letizia in una delle sale di cine madrilene o si presenta in jeans a un concerto rock, tanto amati dalla consorte, ora più giovane regina fra le altezze reali.
«È una persona seria, agli antipodi del padre, più vicino alla madre, più tedesco» assicura José Garcia Abad, giornalista e autore de “El principe y el rey”. Più simile a un regnante delle monarchie del nord Europa, dai modi amabili ma freddini e pragmatici, con un sottile senso dello humor rispetto ai modi “campechanos” (cordiali) che i juancarlisti riconoscono all’ex monarca come il suo maggior pregio. Anche se è stato proprio per restituire un’immagine di vicinanza alla gente comune, che 10 anni or sono Felipe impalmò la “plebeya” Letizia Ortiz, giornalista televisiva e divorziata. Pare sia stata quella l’unica occasione in cui abbia alzato la voce: «O lei oppure rinuncio ai miei diritti dinastici» l’aut-aut imposto a Juan Carlos e Sofia.
PASSIONI IN COMUNE
Col padre, il nuovo re condivide fin da piccolo la passione dello sci e della vela, ma poco di più. Sportivo e appassionato dell’attualità storica – divora ogni giorno pagine di quotidiani - è tifoso dell’Atletico di Madrid, “colchonero”, a differenza di Juan Carlos che tifa per i blancos del Real Madrid. Ma non ha potuto evitare che la rapida successione al trono e la sua incoronazione, che inaugura una nuova era per la monarchia spagnola, coincidesse con la fulminea e umiliante eliminazione della Spagna dai mondiali di Brasile, che pure segna per la Roja la fine di un ciclo, certificata dai funerali del “tiqui-taka” sulle due sponde dell’oceano. Finita l’epoca degli eroi della Spagna “campeona” che a suon di vittorie facevano dimenticare le conseguenze dalla drammatica crisi economica, sul nuovo sovrano ricade l’ulteriore aggravio di contribuire, con il rinnovamento della corona, anche alla rigenerazione calcistica (in Italia qualcuno ha twittato: «Chiedimi se sono Felipe»).
SUA ALTEZZA
Ce la farà? Ha spalle forti e, con i suoi 1,97 metri di statura, Felipe VI è l’altezza reale più elevata fra quelle regnanti, preparato da bambino – con formazione accademica e militare - per salire sul trono, grazie alla legge Salica che in Spagna ancora favorisce l’erede maschio rispetto alle donne nella linea di successione. Ha, inoltre, l’innegabile merito di essersi mantenuto dall’inizio a margine degli scandali di corruzione e di alcova di suo padre, che hanno minato la credibilità della famiglia reale. Ma l’immagine del re buono e onesto andrà riempita di contenuti e azioni concrete. Come le sue aspirazioni a rivitalizzare le istituzioni.
P. D. V.