Chiara Daina, Il Fatto Quotidiano 17/6/2014, 17 giugno 2014
IO SONO APPENA MORTO MA NON DITELO ALLA RETE
La vita digitale dopo la morte non è una questione di fede. Si vede, ergo esiste, e allora ci dovete credere per forza. Il più grande mausoleo virtuale è in condivisione e si chiama Deadsocial. In due mosse vi garantisce l’immortalità: vi registrate con il vostro account Facebook o Twitter e caricate le vostre memorie in qualsiasi formato, dalle foto ai video, file audio e testi scritti.
Non appena esalate l’ultimo respiro tocca al sito web farvi risorgere, almeno per altri 999 anni. Il tempo che ha a disposizione per postare il materiale selezionato e preparato sui social network dove eravate attivi (da Facebook a Twitter e Linkedin).
La versione macabra del network dei defunti è l’app israeliana If I die: registrate un messaggio rivolto ai vostri cari che Facebook pubblicherà il giorno della vostra morte.
Se vi attanaglia il dilemma delle password (le confesso o le cancello?), niente panico: sono nati tre servizi di testamento delle credenziali per accesso alla mail, conto in banca, account eBay, Amazon, eccetera eccetera. Il primo è Cirrus legacy: con 15 sterline all’anno vi permette di lasciare in eredità i vostri codici segreti a un numero illimitato di custodi e di avere un archivio da 100 megabyte.
A decesso avvenuto avrete già deciso se eliminare il servizio o farlo sopravvivere. Con 150 sterline, invece, vi è assicurato un controllo totale anche nell’aldilà.
Il secondo testamento online è Legacy locker: un contenitore di nickname, password e pure file. Il terzo è Secure safe, di origine svizzera: gratis per 50 password e dieci megabyte; 3,30 euro al mese per infinite password e 20 gigabyte; e 7 euro al mese per dieci gigabyte da dividere in due, per moglie e marito, o fratello e sorella, o con chi vi pare.
LivesOn digita tweet per voi, sia in vita, quando siete troppo impegnati, sia da morti, dopo avere memorizzato sintassi, idee, commenti (li riutilizza predicendo cosa direte). Lo slogan? “When your heart stops beating, you’ll keep tweeting”. Tradotto: “Quando il vostro cuore smetterà di battere, continuerete comunque a twittare”.
Per alcuni Selfies at funerals potrebbe risultare di cattivo gusto. Si tratta di un sito che raccoglie i selfie di ragazzi e ragazze in abito funereo davanti allo specchio o la cassa da morto.
Anche Google si è ingegnato per il memento mori. Non certo per regalarvi vita eterna però. Il motore di ricerca un anno fa ha introdotto l’opzione “Gestione account inattivo” per fare piazza pulita degli utenti defunti.
Si può impostare una scadenza di tre, sei, nove o 12 mesi di inattività, dopo i quali Google sarà autorizzato a cancellare tutte le iscrizioni in rete.
Chiara Daina, Il Fatto Quotidiano 17/6/2014