Roberto Da Rin, Il Sole 24 Ore 17/6/2014, 17 giugno 2014
L’ARGENTINA RISCHIA UN NUOVO DEFAULT
L’Argentina rischia un default tecnico. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l’appello di Buenos Aires contro gli hedge fund. E ora la Casa Rosada dovrebbe rimborsare a questi fondi, che avevano acquistato il debito a prezzi molto scontati dopo la crisi, oltre 1,3 miliardi di dollari.
Un duro colpo alla presidenta Cristina Fernandez de Kirchner che stanotte (alle h.2, ora italiana) interverrà a in tv a reti unificate.
L’Alta Corte statunitense ha confermato una sentenza di tribunale di grado inferiore che vietava al Paese latinoamericano di effettuare pagamenti sul debito ristrutturato dopo il suo default nel 2001 senza rimborsare anche i fondi hedge che hanno rifiutato l’accordo. I principali fondi interessati sono Aurelius Capital e Elliott Management.
In altre parole la sentenza della Corte Usa ha respinto il ricorso dell’Argentina sul pagamento ai fondi speculativi che non hanno aderito al concambio sul debito. Negative le prime reazioni sui mercati finanziari: vola lo spread dei titoli di Stato dell’Argentina e cala il peso. Il differenziale con i titoli di Stato Usa balza di 60 punti a quota 800. E il rischio Paese balza a quota 1788. La Borsa di Buenos Aires ha perso il 6,6%.
Il margine di manovra del governo è ridotto: la scelta si è ridotta al binomio "respingere o pagare". O si respinge la sentenza del giudice Thomas Griesa (contro la quale aveva fatto appello) o si cerca una forma di negoziazioni con i fondi avvoltoio, per affrontare una sentenza che obbligherebbe a pagare 1,3 miliardi di dollari. «In entrambi i casi – dice Daniel Marx, ex sottosegretario alle Finanze – le conseguenze saranno pesanti». È il 30 giugno il giorno clou: l’Argentina ha in calendario il pagamento ai possessori di bond con scadenza 2033 che hanno aderito al concambio.
Intanto ieri ha preso il via all’Icsid presso il quartier generale della World Bank a Washington, l’udienza per la disputa fra l’Argentina e gli oltre 50mila obbligazionisti italiani che entra così nella fase finale. È quanto informa la Tfa (la Task force argentina, presieduta da Nicola Stock) secondo cui l’udienza è il momento finale di una battaglia combattuta su molteplici fronti tra gli obbligazionisti e la Repubblica Argentina, che si è protratta per molti anni «a causa del continuo rifiuto del Paese sudamericano ad onorare i propri impegni dopo un default internazionale senza precedenti».
L’Argentina, sebbene abbia recentemente negoziato con il Club di Parigi i termini di ripagamento del suo debito in default, continua a rifiutare qualsiasi accordo negoziale nei confronti degli altri creditori privati, inclusi il maggior gruppo di obbligazionisti che stanno perseguendo l’arbitrato Icsid.
Il collegio arbitrale ha programmato due settimane di udienza durante le quali saranno ascoltati i difensori delle parti nonché numerosi tra funzionari governativi argentini, consulenti di economia, esperti di diritto argentino e tecnici impegnati nel calcolo degli ingenti danni sofferti dai piccoli creditori italiani. La corte arbitrale ha chiesto inoltre di ascoltare anche la testimonianza di un esperto indipendente.
Roberto Da Rin, Il Sole 24 Ore 17/6/2014