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 2014  giugno 19 Giovedì calendario

UN ANNO DI BOLLI: 269 ORE A TESTA


Ecco un florilegio dal nuovo libro di Gian Antonio Stella: “Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli” (Feltrinelli, 15 euro). Come si evince forse dal titolo – una meravigliosa battuta di Marcello Marchesi su metrica alfieriana – l’argomento è la burocrazia.
Tacito. “Corruptissima re publica plurimae leges”. Moltissime sono le leggi, quando lo Stato è corrotto.
Chiarimenti. “Si intende per utilizzatore di una paletta: la persona che, proprietaria o no della paletta, ne ha il controllo effettivo” (Gazzetta Ufficiale, 4 novembre 1993)
Ritardi. Un tipo dell’Agenzia del Territorio a Parma patteggiò la condanna a un anno e otto mesi per peculato, concussione, truffa e abuso d’ufficio.Erail9aprile2001.Venticinquemesidopo–12maggio2003
– la sentenza arrivava alla sua amministrazione. Quattro mesi più tardi, il 22 settembre, l’uomo veniva licenziato, ma il 5 dicembre successivo il Tribunale di Bologna ordinava il suo reintegro: il licenziamento non è stato avviato entro i 120 giorni fissati dalla legge.
Cardellini. Per raccontare la parabola del buon samaritano all’evangelista Luca bastarono 127 parole. Per il Cantico delle creature a san Francesco ne bastarono 259. Per una leggina che autorizzava l’allevamento di due cardellini, la Regione Sicilia non è riuscita a impiegarne meno di 523. Questo nel 2007. Sulla Gazzetta Ufficiale siciliana dell’11 aprile 2014, invece, ne sono servite 619. Effettivamente la domanda era stavolta per due coppie di cardellini.
Pitosforo. Tale Giuseppe Raffa da Messina, innamorato del pitosforo che ornava il suo giardino, voleva che la locale Soprintendenza vi apponesse il vincolo paesaggistico. S’era nel 2001 e l’anno dopo il nostro riceveva visita dalla professoressa Rosa Maria Picone del dipartimento di Scienze botaniche per l’ispezione preliminare. Al solo prezzo dei successivi 7 e anni e mezzo passati tra le carte bollate, il signor Raffa ha vinto la sua guerra: ora il suo albero è sotto la protezione dello Stato. Lo certifica il relativo decreto – 4.899 parole – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 5 giugno 2009.
Divorzio. Ivana Lodovici sposò nel 1996, a Napoli, un cittadino americano: Samuel De La Rosa. Matrimonio sfortunato. Non solo dopo pochi anni era già finito ma perché, al momento di sciogliere il vincolo, è saltato fuori che il funzionario napoletano aveva annotato sul documento il cognome “Delarosa”. Per i giudici americani, nessun problema: cognome a parte, tutti gli altri dati corrispondevano, perciò il signor “De La Rosa” fu identificato subito col signor “Delarosa” e fine. Divorzio. Era il 2000. Da allora Ivana Lodovici, che vive a Miami, non è ancora riuscita a ottenere che l’Italia registri il divorzio statunitense. Il suo ex marito, nel frattempo, s’è risposato (per noi è bigamo) e ha fatto tre figli.
Falsi miracolati. Erminia Pane, nata senza una retina, era cieca dalla nascita all’occhio destro finché non andò a Lourdes. E lì, ha raccontato nel libro Uno strumento al servizio di Dio, è stata miracolata dalla Madonna: “Di colpo ci ho visto”. Vero? Falso? “Vero!” garantì la Chiesa cattolica accertando (cosa rara) il miracolo. La parte veramente incredibile, però, è un’altra: la signora Pane tentò di rinunciare alla pensione di invalidità. I funzionari dell’Inps le risposero di no: una volta ottenuta l’invalidità, non c’era modo di rinunciarci.
Truffatori. Nell’ottobre 2013 un pensionato di Riccione, Emilio Casali, 84 anni, ha ricevuto un modulo dell’Inps che gli intimava di restituire subito quanto gli era stato erroneamente versato in più negli ultimi 5 anni. Un centesimo. Volendo, c’era scritto, è possibile “rateizzare il rimborso”.
Morosità. Un artigiano di Lugo di Romagna, sposato, due figli, era in ritardo di quattro mesi con l’affitto di casa. Colpa della crisi, spiegava al padrone dell’appartamento. Alla fine riuscì a mettere insieme la somma dovuta: 1.938 euro. Contento, andò in banca a fare il suo bonifico. Non ricorda o non pensa che allo sportello si terranno una commissione: a destinazione arrivano 1.935 euro. Quei 3 euro in meno hanno convinto un giudice onorario del Tribunale di Ravenna a convalidare lo sfratto dell’artigiano, della moglie e dei due figli.
Posta. Primavera 2014. Como. A casa della signora Lina Grassi arriva una lettera. Le scrive Antonio Federici, dirigente del ministero della Salute. È la risposta a un esposto che la signora, denunciando di aver subito un’ingiustizia sul lavoro, presentò l’8 febbraio 1983. Possiamo archiviare? Era il senso della missiva. Risponda in fretta, per cortesia: “Entro 60 giorni”.
Proto-renziani? Già al ministero per la Costituente, istituito nel luglio 1945, c’era un capo di gabinetto trentenne delegato a studiare con una commissione di tecnici la “riforma della
Pubblica amministrazione”. Era Massimo Severo Giannini, che avrebbe dedicato buona parte della vita a cambiare la burocrazia. Uscendone sconfitto.
Ricostruzione. Per un permesso edilizio – dice la Cgia di Mestre – in Italia ci vogliono, mediamente, 234 giorni contro i 184 della Francia, i 143 della media Ocse, i 97 della Germania. A L’Aquila, dove c’è l’emergenza, va ancora peggio. Ha raccontato l’ingegner Gianfranco Ruggeri: “Io, per la mia casa, nonostante il mio mestiere, nonostante possa capire meglio certi iter procedurali, nonostante abbia seguito quotidianamente la pratica, non ce l’ho fatta in meno di 308 giorni. Dall’8 agosto 2012 al 12 giugno 2013”.
Ore. In faccende burocratiche ogni italiano butta 269 ore l’anno: 37 ore più della Germania, 69 più della Romania, 76 più della Grecia, 102 più della Spagna, 137 più della Francia, 146 più dell’Olanda, 159 più della Gran Bretagna, 176 più della Finlandia, 206 più della Svizzera.
Vocabolario. Quello dei burocrati è spesso sconosciuto al resto degli italiani: “Elasso”(trascorso), “sgambatoio per cani”, “cerziorare” (rendere certo), “popolazioni murine” (topi), “attergare” (scrivere dietro), “stazionamento per auto pubbliche a trazione ippica” (parcheggio per carrozzelle), “anomalia altimetrica convessa della strada” (dosso), “manufatto destinato allo smaltimento delle acque” (cunetta).
Conclusioni. “È superfluo fornire informazioni che non siano necessarie” (Gazzetta Ufficiale).

Marco Palombi, Il Fatto Quotidiano 19/6/2014