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 2014  giugno 17 Martedì calendario

E SE FOSSE SALVINI IL NUOVO LEADER DEL CENTRO DESTRA?


E se il nuovo leader del centrodestra, il centrodestra l’avesse già sottomano e non ci fosse da cercare nessun altro? La domanda è legittima e se la fanno da giorni anche fra gli addetti ai lavori, cioè quegli stessi esponenti dei partiti moderati che dal 25 maggio si interrogano sul futuro dell’area politica a cui fanno riferimento. Come è noto alle Europee non è andata benissimo, perché a differenza di tutte le altre volte, quando la discesa in campo di Silvio Berlusconi faceva la differenza, questa volta l’effetto Cavalierenonc’èstatoosec’èstatononsiè visto come nel passato. Forza Italia ha infatti registrato il minimo storico degli ultimi vent’anni e anche tenendo conto dei voti portati via da Ncd comunque si arriva appena al 21 per cento, che sono venti in meno di quelli ottenuti dal Pd. Di fronte al magro risultato qualcuno si è consolato dicendo che il mancato successo è dovuto soprattutto alle circostanze che hanno impedito a Silvio Berlusconi di fare una campagna elettorale piena, perché il Cavaliere c’era ma è come se non ci fosse, perché a causa dell’incandidabilità dettata dalla legge Severino il suo nome non figurava in lista.
Anche prendendo per buona la giustificazione che, in assenza del leader, il centrodestra è stato azzoppato e Renzi si è trovato la strada spianata per la vittoria, il problema però rimane, perché il leader probabilmente non ci sarà neppure alla prossima tornata elettorale, quella decisiva, quando si voterà per Roma e non per Bruxelles. Berlusconi infatti è incandidabile per almeno due anni, cioè fino al 2016, per effetto della sentenza Mediaset, ma se si prende per buona la Severino, cioè se non ci sarà una revisione o un ripensamento a proposito degli effetti retroattivi della legge, è incandidabile per l’eternità. Ma poi, anche se i ricorsi contro la Severino venissero accolti, nel 2016 il Cavaliere avrebbe quasi 80 anni, circa il doppio di quelli che avrebbe Renzi, il suo più credibile avversario. È vero che l’ex premier ha l’energia di un giovanotto e che al Quirinale ci sta un signore alle soglie dei novant’anni, ma se per il ruolo di ispiratore del centrodestra Berlusconi ha ancora carte da giocare, per quello più operativo di premier la sua candidatura incontra qualche difficoltà.
Dunque urge pensare a un volto nuovo, a una figura che sappia attirare il consenso. Noi stessi, per evitare di morire renziani, abbiamo sollecitato la ricerca, pubblicando volti e curriculum di giovanotti che aspirano a crescere. Tuttavia, riflettendo su quel che è successo negli ultimi tempi, forse non c’è bisogno di andare troppo lontano per trovare un nome che possa essere vincente. In fondo, l’unico esponente di centrodestra che sia riuscito a non perdere voti ma a guadagnarne nonostante le pessime premesse, è l’altro Matteo, ossia Salvini. Lo so che in certi luoghi d’Italia al solo evocarne il nome in molti storcono il naso e non soltanto al Sud. Eppure bisogna riconoscere che il giovanotto milanese ha fatto un miracolo ed è, insieme con Renzi, l’unico vincitore delle Europee. Dopo lo scandalo dei diamanti e dei soldi investiti in Tanzania, del Trota e dei pesci piranha che nuotavano intorno a via Bellerio, nessuno avrebbe scommesso un euro sul futuro della Lega. Il Carroccio sembrava avviato a un lento tramonto insieme al suo fondatore, un declino cui neppure le cure di Roberto Maroni parevano in grado di strapparlo. E invece, va dato atto al governatore lombardo di aver capito che per salvare la Lega serviva un ricambio generazionale. E così ecco arrivare l’ex consigliere milanese, un ragazzone di quarant’anni, venti dei quali trascorsi nella Lega. Svelto di parole, spesso nella bufera per le sue battute, anche sugli immigrati, Salvini da segretario del movimento che si ispirava ad Alberto da Giussano, ha saputo rinfoderare lo spadone. Via la Padania, i riti celtici, la secessione e tutto l’armamentario che Bossi aveva usato contro i governi di prima e seconda Repubblica. Via la polemica con il Sud parassita sulle spalle del Nord. Certo, resta ancora la battaglia antiimmigrati (e infatti non passa giorno che il quotidiano del partito non attacchi Alfano, anche se il ministro della Giustizia c’entra poco perché Mare Nostrum è di competenza del ministro della Difesa Pinotti e gli accordi coi Paesi mediterranei del ministro degli Esteri Mogherini), ma assieme agli stranieri il nemico ora è l’Europa. Da Roma ladrona si è insomma passati a Bruxelles fregona, con l’intenzione di trasformare la Lega in una specie di Front National italiano. Così come i toni razzisti imputati al partito di Jean Marie Le Pen sono stati accantonati, Matteo Salvini manda in soffitta i temi più oltranzisti per proporsi come leader di un partito che contesta l’euro ma anche la legge Fornero e che dunque non mira a prendere voti solo nel profondo Veneto, ma anche in Campania o in Sicilia. In fondo, tolta di mezzo la secessione, su euro e altro le idee di Salvini non sono molto diverse da quelle di Fratelli d’Italia, e infatti il segretario della Lega apre a un accordo con la Meloni. Perfino Silvio Berlusconi sembra guardare con interesse all’exploit di un partito dato per morto e poi la schiettezza di Salvini gli piace: non sarà accetto da tutti, ma in tv buca il video. Che sia questo il nuovo leader del centrodestra? Lo capiremo presto.