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 2014  giugno 19 Giovedì calendario

SENZA SOLDI PUBBLICI PARTITI IN PROFONDO ROSSO


MILANO
È allarme rosso per la politica in Italia. E i comunisti, per una volta, non c’entrano. Il rosso, profondissimo, è quello in cui sono precipitati i bilanci dei partiti dopo la sforbiciata al Bancomat del finanziamento pubblico.
I numeri parlano da soli: Pd, Forza Italia, Pdl e Lega — il Movimento 5 Stelle, che ha rinunciato ai contributi, non presenta rendiconto economico — hanno chiuso il 2013 in passivo di 55 milioni. E tutto lascia prevedere che la voragine sia destinata ad allargarsi: i 290 milioni di aiuti di stato incassati nel 2010 sono un ricordo del passato. Oggi sono scesi a 91 milioni e nel 2017 spariranno del tutto. La raccolta di fondi privati, destinata a tappare il buco, non ingrana (quella della Lega è scesa addirittura da 6,8 a 3,8 milioni). E a tradire sono pure i parlamentari: il 30-40% degli onorevoli di Forza Italia — per la rabbia dell’ex-Cav. — si sarebbe “scordato” nel 2013 di versare la quota di finanziamento al movimento. Risultato: in attesa del decollo del 2 per mille, l’unico modo per tamponare l’emergenza è tagliare i costi.
Tutto l’arco costituzionale si è messo così a dieta: il Pd ha ridotto del 40% le spese per le forniture. Via Bellerio ha abbassato del 66% i costi delle auto di proprietà. E il Popolo della libertà, destinato a estinzione causa divorzio tra Silvio e Angelino, ha addirittura licenziato 41 dipendenti. Ma la medicina, per ora, dà scarsi risultati.
IL PD IN SPENDING REVIEW
Il Pd di Renzi ha affidato al tesoriere Francesco Bonifazi, un fedelissimo del premier, il compito di sistemare i conti del partito. Il percorso è però in salita: il 2013 si è chiuso in rosso di 10,4 milioni.
Colpa, dicono i consulenti di Dla Piper, del costo eccessivo dei servizi (1,14 milioni di consulenze, 762 mila di manutenzioni), degli affitti d’oro di via Tomacelli e via del Tritone e delle spese-monstre per segreteria (oltre un milione) e per le elezioni politiche (6,9 milioni). Nel 2014 i contributi al Pd scenderanno da 24 a 12 milioni ma l’obiettivo — assicura Bonifazi — è quello di arrivare al pareggio. Come? Tagliando le forniture del 40% («obiettivo già raggiunto »), riducendo le diarie per le trasferte e spendendo meno per le elezioni. Le europee di maggio sono costate 3,3 milioni contro i 13,5 pagati nel 2009. I contratti per Tomacelli e Tritone sono già stati disdetti «e si sta trattando per la risoluzione anticipata».
Sperando — garantisce il neo-tesoriere — «di non toccare i livelli occupazionali».
LE SPINE DEL CARROCCIO
Altro che «Basta euro». Gli euro, alla Lega, servirebbero eccome. Il piatto, in via Bellerio, piange: i finanziamenti pubblici nel 2013 sono scesi da 8,8 a 6,5 milioni. Le quote associative sono a — 30%. Tre milioni se ne sono andati per le cause legali del dopo-Belsito, malgrado siano già stati spesati 881mila euro di perdite per «assegni emessi a favore di persone sconosciute» e 417mila euro «per prelievi non giustificati».
Souvenir dei tempi gloriosi in cui i quattrini del Carroccio finanziavano le lauree del Trota e hit come “ Kooly Noody”, indimenticabile canzone del fidanzato della pasionaria Rosy Mauro. Oggi queste cose non succedono più e gli organici del partito sono stati ridotti da 80 a 73 dipendenti. Il 2013 però si è chiuso in rosso per 14,4 milioni e il patrimonio è crollato a 16 milioni. «Abbiamo due anni di vita» ha vaticinato un po’ funereo Stefano Stefani, segretario amministrativo del movimento. «Chiederemo soldi ai privati», ha aggiunto Matteo Salvini. Il collegio sindacale è meno ottimista: «Per garantire la sostenibilità del movimento — scrive nella sua relazione — serve senza indugio una riorganizzazione per il risanamento dei costi di gestione”.
UNA COOP DI NOME BERLUSCONI
Dalle stelle alle stalle. Per anni Forza Italia ha campato grazie al portafoglio di Silvio Berlusconi che per il partito ha impegnato la bellezza di 102 milioni. Ora la pacchia è finita: «La nostra unica Coop era Silvio Berlusconi e la sinistra ha fatto una legge per impedirgli di finanziare Fi», recita lo slogan sulla home page del sito. I risultati si vedono: il 2013 è in rosso di 15 milioni, i debiti sono 88 milioni. «Siamo con l’acqua alla gola, servono soldi» ha detto l’ex — premier, scottato dai 15 milioni che ha appena speso per saldare i debiti di Forza Italia con il Pdl e dagli 87 milioni di fideiussioni con cui ha garantito la sua esposizione. E a San Lorenzo in Lucina è scattata la caccia ai Giuda, i parlamentari che non versano la quota associativa al partito. Nel 2011 questo fuoco amico aveva sottratto 4 milioni alle casse Pdl, l’anno dopo sei e ora le cose andrebbero ancora peggio.
LA BAD COMPANY PDL
Il Popolo della libertà è oggi la “bad company” del centro-destra. Politicamente è una scatola vuota che però ha perso 14 milioni nel 2013 e vanta 18 milioni di debiti. Dei suoi 113 ex dipendenti, 54 sono stati assorbiti da Forza Italia. Poi si è proceduto a chiudere il sito internet, a rottamare i contratti a tempo determinato, a disdire la sede di via dell’Umiltà. Le sforbiciate hanno garantito 5,8 milioni di risparmi. Una goccia nell’oceano delle perdite. E così sono partite le lettere di licenziamento.

Ettore Livini, la Repubblica 19/6/2014