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 2014  giugno 19 Giovedì calendario

JUNCKER A UN PASSO DALLA PRESIDENZA


BRUXELLES.
Una lunga e a tratti difficile seduta di correzione di bozze. L’incontro a Roma tra Matteo Renzi e il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy è servito soprattutto per definire i dettagli del documento programmatico che verrà sottoposto alla discussione dei capi di governo giovedì prossimo. Un documento, fortemente voluto da Renzi e pazientemente concordato con la Merkel, che Van Rompuy utilizzerà come base per raccomandare di proporre al Parlamento europeo Jean-Claude Juncker come presidente della Commissione.
Sul nome di Juncker, ieri, Renzi non si è voluto sbilanciare. Non perché sia contrario alla nomina del l’ex premier lussemburghese, ma perché si attiene strettamente alla linea che ha proposto fin dall’inizio: discutere prima i contenuti del programma della Commissione e solo dopo decidere sul suo presidente. Una linea che si sta rivelando vincente, e che sta offrendo anche a chi si era schierato con Cameron nel rifiutare l’ipotesi Juncker di fare marcia indietro senza perdere la faccia. Non è un caso che, dopo una telefonata tra Renzi e il premier olandese Mark Rutte, anche quest’ultimo, inizialmente contrario a Juncker, si sia schierato sulla linea di discutere prima i contenuti e solo dopo i nomi.
«Nessun via libera né diktat su questo o quel nome, ma un approccio di metodo che cambia verso al dibattito sulle nomine: queste vengono dopo, solo dopo, la definizione di una Europa all’altezza delle sfide che ha davanti», ha riassunto ieri il premier italiano al termine dell’incontro con Van Rompuy. Tuttavia, nonostante il mancato via libera formale, la strada di Juncker verso una designazione da parte dei capi di governo sembra ormai in discesa.
L’unico che continua ad opporsi alla sua nomina è il premier britannico David Cameron. Che ancora ieri ha insistito: «non importa quanti all’interno del Consiglio europeo siano in disaccordo con me, io mi batterò fino alla fine». Ma senza l’appoggio dell’Italia, o di un altro grande Paese, Cameron non riuscirà a mettere insieme una minoranza di blocco, che dovrebbe riunire un numero di stati che rappresentanti almeno il 38 per cento della popolazione dell’Ue. E Renzi, ieri, ha fatto chiaramente capire a Van Rompuy che non intende mettere veti su questo o quel candidato. Cameron, dunque, appare sempre più isolato. La sua insistenza nel combattere una battaglia apparentemente disperata si spiega solo con la speranza di ottenere, come compensazione, condizioni più favorevole per rinegoziare una partecipazione ancora più diluita della Gran Bretagna all’Unione europea.
Renzi, ieri, ha invece condiviso con Van Rompuy la necessità che le nomine europee tengano in conto «una rappresentanza di genere». In altre parole, che ai vertici delle istituzioni ci sia almeno una donna. Questo potrebbe favorire la bulgara Cristalina Georgeva al posto di alto rappresentante per la politica estera Ue; oppure la premier danese Helle Thorning Schmidt per il ruolo di presidente del Consiglio europeo.
Ma intanto l’attenzione delle cancellerie è concentrata sul testo del documento programmatico che Van Rompuy dovrà presentare al vertice. Che debba parlare di priorità alla crescita e all’occupazione pare fuor di dubbio. L’Italia insiste perché ci siano anche riferimenti alla flessibilità nell’attuazione dei parametri. La Merkel sembrerebbe disposta a qualche concessione in questo senso. Ma ieri, dopo che il vice-cancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel aveva parlato di una revisione del Patto di stabilità, la leader tedesca è intervenuta per precisare che il Patto non si tocca, anche perché già offre «tutta la flessibilità necessaria».
Insomma, la messa a punto del documento programmatico, che dovrebbe servire a presentare Juncker sotto una luce diversa e meno rigorista, presenta ancora qualche ostacolo da superare. Ma l’Italia considera che sia un passo irrinunciabile. «Juncker è stato interprete della politica del rigore e dell’austerità, ora dovrà prendere atto del fatto che dobbiamo voltare pagina in Europa e prendere un netto impegno su queste priorità», ha commentato ieri il sottosegretario incaricato degli affari europei, Sandro Gozi. Una volta designato dai capi di governo, Juncker potrebbe trovare qualche difficoltà nei negoziati con i gruppi politici per trovare una maggioranza in Parlamento europeo. E che le trattative non saranno facili lo dimostra il fatto che ieri il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha lasciato la carica per assumere la guida del gruppo socialista e partecipare direttamente alle discussioni. La presidenza del Parlamento è stata assunta, ad interim, dal vice-presidente Gianni Pittella.

Andrea Bonanni, la Repubblica 19/6/2014