VARIE 19/6/2014, 19 giugno 2014
Giuseppe Bossetti, il muratore di 44 anni fermato per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, ha rotto il silenzio
Giuseppe Bossetti, il muratore di 44 anni fermato per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, ha rotto il silenzio. E lo ha fatto durante l’interrogatorio di convalida del fermo, in carcere a Bergamo, davanti al gip Ezia Maccora (che non ha ancora preso una decisione a riguardo) e al pm Letizia Ruggeri. "Il mio assistito si proclama innocente. Ha risposto a tutte le domande del gip e del pm", ha detto l’avvocato Silvia Gazzetti uscendo dal carcere. La posizione del muratore di Mapello era stata anticipata da Repubblica, che nell’articolo di Paolo Berizzi aveva riportato il suo sfogo in cella di isolamento: "Sono un padre, ho tre bambini, uno ha 13 anni, la stessa età di Yara. Non farei mai un’atrocità del genere". "Ho visto Yara solo in tv". Subito dopo aver escluso qualunque tipo di coinvolgimento nella vicenda, Bossetti ha detto di non aver mai incontrato la tredicenne di Brembate di Sopra. E’ ancora l’avvocato dell’uomo, che ripercorre le fasi principali del suo ultimo interrogatorio, ha detto che "non ha mai conosciuto Yara. Le due famiglie non si conoscevano e ho visto il suo volto solo quando in tv parlavano della sua scomparsa’’. Secondo il sito Panorama.it, però, Fulvio Gambirasio, il padre di Yara, e Bossettilavoravano nello stesso cantiere nei giorni in cui la ragazzina è scomparsa all’uscita dalla palestra di Brembate di Sopra: il primo con la sua ditta che realizza coperture per costruzioni, il secondo come muratore. Una versione che contrasta con quanto riferito da Fulvio Gambirasio, il quale ha sostenuto di non aver conosciuto Bossetti, e con quanto dichiarato dallo stesso Bossetti durante l’interrogatorio. Il responso del dna. Nei giorni scorsi per due volte, il muratore di Mapello si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ora, invece, racconta ai magistrati la sua versione. E dice che "non si spiega perché il suo dna sia stato trovato sugli indumenti di Yara". Aggiunge anche che nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010 - il giorno e il momento in cui scomparve la tredicenne - si trovava a casa con i propri familiari. Condividi Il cellulare. Oltre al dna, anche la presunta posizione dell’uomo rilevata dal telefono cellulare nel momento del delitto è parte del fascicolo dell’accusa. Bossetti dice che il suo telefonino è rimasto inattivo dal pomeriggio del 26 novembre 2010 fino al mattino successivo perché era scarico. La Procura, invece, contesta al fermato che il suo telefonino aveva agganciato la cella di Mapello (a cui si era agganciato anche il telefono della tredicenne) ed era poi rimasto inattivo, senza ricevere o fare comunicazioni, fino alle 7.30 del giorno successivo. "Figlio illegittimo? Sono sconvolto". All’oscuro di quanto pubblicavano i siti, scrivevano i giornali o raccontavano radio e telegiornali, Bossetti avrebbe appreso solo in carcere, durante l’interrogatorio di convalida del fermo, di essere figlio illegittimo. E questo lo ha "sconvolto". Parlando di dna e di evidenze scientifiche, insieme con il dato investigativo è emerso anche questo risvolto familiare di cui il fermato sostiene di non aver mai saputo nulla. "Ieri - ha ricordato Gazzetti - è stato fatto il dna sul signor Bossetti (il padre) ed è stato confermato che non è il dna del mio assistito". La gemella: "L’hanno incastrato". "Hanno voluto incastrarlo. Non è lui, ne sono sicura al cento per cento": ha detto la sorella gemella. E ha aggiunto: "Conosco mio fratello, lui è innocente". In piedi, davanti al portone della sua abitazione, ad Almenno San Salvatore in provincia di Bergamo, la donna spiega di non aver mai saputo di una relazione della madre con Guerinoni: "Che io e mio fratello siamo figli illegittimi l’ho scoperto dai giornali. Ma per me, mio padre resta l’uomo che mi ha cresciuto". E aggiunge: "Non prendo le distanze da mia madre. Quello che ha fatto, se è vero, non cambia nulla. Sono cose successe oltre quarant’anni fa". L’intervento del Garante. Sulla vicenda interviene il Garante della privacy per richiamare i media e per metterli in guardia sull’accanimento informativo. L’autorità richiama i media "al massimo rispetto" dell’essenzialità della notizia e sottolinea che neanche l’interesse pubblico legittima l’accanimento sugli "aspetti più intimi della persona tale da determinare irreparabili danni nella vita familiare e di relazione". Grillo rilancia contro Alfano. E Beppe Grillo sul proprio blog sferra un nuovo attacco al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, attraverso un post firmato da Lello Ciampolillo, senatore del Movimento 5 Stelle. "La sconcertante ansia di visibilità di Alfano costituisce un’ulteriore indecorosa pagina di inadeguatezza di un personaggio politico che ormai non può che rassegnare le dimissioni o, in alternativa, essere sfiduciato e mandato a casa. Il M5S aveva già richiesto le dimissioni di Alfano con una mozione di sfiducia. Oggi i cittadini hanno conferma della bontà di quella iniziativa e della assoluta incapacità di questa maggioranza di governo". "Clamorosa svista istituzionale". Scrive ancora Ciampolillo: "E’ una nuova impresa del nostro brillante ministro, che dopo il caso Shalabayeva riconquista gli onori della cronaca per una clamorosa svista istituzionale. Il giovane ex rampollo di Berlusconi, difatti, pur di millantare meriti di certo non propri, ha rivelato notizie riservate in merito alla svolta investigativa nel drammatico omicidio di Yara. Alfano con il suo tweet, come denunciato dal procuratore della Repubblica di Bergamo, ha messo a rischio tutto l’importante lavoro svolto da magistrati e forze dell’ordine in anni e anni di pazienti riscontri".