Vittorio Zincone, Il Tempo 18/6/2014, 18 giugno 2014
GRONCHI STAMANE A MILANO RICEVE IL PRESIDENTE SVIZZERO
[17 maggio 1956]
Il Presidente della Repubblica ha ieri ricevuto al Quirinale il Ministro degli Esteri, Martino, il quale ha avuto così modo di fargli una relazione diretta sulla sua recente missione all’estero, ed in particolare sull’andamento dei lavori del Consiglio della NATO. Il Capo dello Stato è partito ieri in serata per Milano, dove oggi s’incontrera con il Presidente della Repubblica elvetica e il Ministro degli Esteri ha lasciato Roma qualche ora prima. Martino sarà comunque presente stamane all’incontro ufficiale dei due presidenti, e, quindi, proseguira, a1 fianco di Gronchi, per Losanna.
Dal canto suo il Presidente del Consiglio ha ripreso ieri mattina, pur con una certa prudenza, la sua attività. Dopo aver ricevuto nella sua abitazione il ministro del bilancio, sen. Zoli, con il quale si è, trattenuto sia sui problemi di Governo che su problemi politici attinenti allo svolgimento della campagna elettorale, l’on. Segni, verso mezzogiorno, si è recato al Viminale, dove ha, avuto uno scambio di idee con il sottosegretario al bilancio, l’on. Ferrari Aggradi, e si è intrattenuto, successivamente, con i suoi più diretti collaboratori. Secondo quanto si apprende, sarebbe intenzione del Presidente del Consiglio, qualora, il miglioramennto delle sue condizioni di salute si consolida, di riprendere domenica la sua partecipazione attiva alla battaglia elettorale, In questo caso, secondo quanto si afferma, l’on. Segni si recherebbe a Palermo.
Ormai la campagna elettorale è entrata nella sua fase conclusiva e, man mano che si avvicina la data del 27 maggio, si accentua la politicizzazione di questa consultazione amministrativa. Notevole è la presa di posizione dell’organo cattolico, L’Osservatore Romano, infatti, in un articolo dal titolo: «Ciascuno al proprio posto con cosciente responsabilità» afferma che l’unico tramite per attuare l’unità pratica dei cattolici è la Democrazia Cristiana. Il giornale spiega con varietà di argomentazioni il perché di questa sua affermazione. Secondo l’organo vaticano la D.C. ha dimostrato di poter riunire nelle elezioni il maggior numero di elettori cattolici e di meritarne la fiducia, così da raccogliere sotto le sue insegne e con il suo programma il maggior numero di elettori in confronto di ogni altro partito e persino di coalizioni di partiti.
L’Osservatore Romano, infine, riporta alcuni passi della raccomandazione emanata ai cattolici da parte del Cardinale Patriarca di Venezia, nella quale l’alto prelato sottolinea, prima di ogni altra cosa, che l’obbligo di recarsi alle urne è gra vissimo e deve essere compiuto anche a prezzo di disagio personale.
Frattanto, dichiarazioni di indubbio interesse politico sono state fatte dal ministro dell’Interno, on. Tambroni ad un settimanale milanese. Dopo essersi soffermato su vari aspetti di più stretto interesse amministrativo, il Ministro si è così espresso sul significato politico e che dovrebbero assumere le prossime votazioni. «Non dovrebbero avere - ha detto Tambroni - un significato politico o conseguenze politiche. Le opposizioni in genere ed in particolare i partiti comunista e socialista stanno decisamente ponendo sul piano quasi esclusivamente politico la consultazione del 27 maggio: è evidente che essi sperino in qualche cosa. I segretari dei due partiti lo hanno esplicitamente detto nei loro discorsi quando hanno parlato di «una più decisa spinta a sinistra» o «dell’ora dei socialisti» per un nuovo corso della politica interna. Le profezie sono cose molto difficili e quasi sempre non trovano conferma nei fatti. Voglio augurarmi un consolidamento della democrazia. L’Italia ha bisogno di sicurezza e di tranquillo lavoro».
Per quanto riguarda la campagna elettorale in corso, c’è da segnalare che ieri sera all’Aquila l’on. Rumor ha sostituito l’on. Fanfani, indisposto, nel comizio democristiano tenuto in Piazza del Duomo. L’oratore ha rivendicato alla DC il merito di aver restituito unità e libertà al popolo italiano in dieci anni di governo, e di aver saputo raccogliere intorno allo scudo crociato masse di cittadini di tutti i ceti.
Ma la libertà senza il progresso economico - ha aggiunto l’on. Rumor - non avrebbe alcun valore, ed ecco che la DC ha operato sempre di più nei settori della vita economica, senza incontrare peraltro la collaborazione delle altre forze che si autodefiniscono sociali, ma anzi la loro ostilità. Dopo aver accennato alle recenti divisioni interne dei comunisti è aver di mostrato che nonostante tutto nessun mutamento si è avuto nella politica. interna ed estera della Russia, l’on. Rumor ha polemizzato vivacemente con Nenni e ha concluso il suo discorso affermando che la DC non aprirà né a destra né a sinistra, poiché l’una e l’altra in realtà hanno chiuso verso la DC, rimanendo ancorate ai loro principi antilibertari.
Il segretario generale del PLI, on. Malagodi, ha tenuto ieri i due discorsi politici: il primo in piazza del Duomo a Cremona e il secondo a Verona. Egli si è intrattenuto particolarmente su argomenti agricoli, illustrando l’opera svolta dal PLI in materia di patti agrari e per una politica di difesa nel settore dell’agricoltura.
A Verona, polemizzando con i monarchici del PNM ed i missini, l’on. Malagodi ha illustrato come la loro politica d’isolamento e di frattura fra il ceto medio e la massa democratica giovi, in definitiva, soltanto ai socialisti e ai comunisti. A Trento, ha parlato il vice-presidente del Consiglio Saragat.
I GIUDIZI DI PAJETTA SUI «COMPAGNI DI VIAGGIO»
Ieri, nei locali dell’associazione della stampa estera, Giancarlo Pajetta il deputato comunista noto come il più disinvolto e «salottiero» fra i gerarchi di via delle Botteghe Oscure ha erudito i giornalisti stranieri sulla posizione del PCI nella campagna elettorale e di fronte ai problemipolitici attuali. Nessuno meglio di uno jugoslavo, nella persona del corrispondente Prade Barbieri, poteva presentare l’oratore il quale ha naturalmente insistito sull’inscindibile unità fra comunisti, socialcomunisti, paracomunisti eccetera.
Giunto, via via, a trattare dei radicali, Pajetta ha detto che i comunisti non hanno nei loro confronti alcuna avversione preconcetta, «malgrado un certo loro anticomunismo».
Per chiudere l’esame dei partiti e degli uomini più o meno sensibili al magnetismo del PCI, Pajetta ha definito il sindaco di Firenze, La Pira, «pessimo amministratore, che inoltre non è stato capace di realizzare i suoi convincimenti, ritraendosi talvolta di fronte a precise responsabilità».
Vittorio Zincone