Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 19 Giovedì calendario

SI LOTTA ORA CONTRO IL FANGO NELLE ZONE DEL NUBIFRAGIO


[4 ottobre 1957]

Ieri, come ognuno ha potuto constatare, ha continuato a piovere e se la marana che ha allagato l’altro ieri mattina la zona di Prima Porta non ha causato danni ulteriori per gli accorgimenti tecnici che, a quanto pare, sono stati presi, la situazione di disagio in cui purtroppo versano gli abitanti della zona colnpti da questa sia pur piccola alluvione, non è certo migliorata. È evidente, infatti, che coloro i quali hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni in massima parte costituite da casupole da un piano - ieri non vi sono potuti ritornare. Ed è altrettanto evidente che i quanti sono stati ospitati in ricoveri di emergenza debbono attualmente vivere in comune con altre famiglie ugualmente sinistrate e, almeno in parte, di pubblica beneficienza.
UN PIANO ORGANICO
La situazione non è grave, tuttavia non è neppure da prendere con leggerezza specie se si considera che le cause dell’alluvione della zona a Nord di Roma non sono da ricercarsi solamente nei fatti naturali. È noto che una fnarana, proveniente da Castelnuovo di Porto e le cui acque si gettano nel Tevere a valle delle dighe di Castel Giubileo, ha provocato - ingrossandosi - l’alluvione dei terreni circostanti. Ma è anche noto che l’alluvione poteva, anzi doveva essere evitata, manovrando tempestivamente le «chiuse » all’uopo installate nel punto in cui le acque della marana confluiscono in quelle del fiume. In merito all’avvenuto inconveniente di carattere tecnico, si sa che ieri mattina il Sindaco si è preoccupato di convocare i dirigenti dell’ACEA che, unitamente alla Terni gestisce gli impianti idrici di Castel Giubileo. E ciò per esaminare fino a qual Dunto il grave inconveniente è dipeso a disfunzioni tecniche. Due ingegneri dell’ACEA si stanno attivamente occupando della questione e dovranno entro i prossimi giorni riferire dettagliatamente sulle risultanze dei loro accertamenti. È evidente, comunque, che se inconvenienti di carattere tecnico dovessero risultare, gli impianti idrici esistenti nella zona dovrebbero essere rimessi a punto. Si parla, tra l’altro, di una eventuale deviazione del corso della marana nel suo ultimo tratto, in modo che lo sbocco delle acque avvenga non a valle ma a monte delle dighe di Castel Giubileo. Gli esperti. comunque, diranno la loro parola. Ed è chiaro che quanto accerteranno dovrà essere portato ufficialmente a conoscenza della pubblica opinione. Già, infatti, le prime proteste ufficiali si fanno sentire più che altro da parte dei Consorzi riuniti di Bonifica dell’Agro Romano del quale la zona colpita fa parte. «Quello che il pubblico non sa - ci ha scritto ieri il Direttore dei Consorzi Riuniti - è che in questa valle del Tevere sovrasta la minaccia delle inondazioni e sovrastano altre minacce di pericolo e di danni in conseguenza del fatto che è stato consentito che nello sbarramento del corso del Tevere, costruito nei pressi di Castel Giubileo, la quota del fiume venisse elevata di altri 2 metri sulla quota che i Drogettisti avevano chiesto di poter raggiungere quando fu ammesso ad istruttoria la loro prima domanda (da m. 5.50 a. 1m. 7,50 sul mare). I1 Consorzio di Bonifica si è sempre vìvacemente opposto al raccoglimento di questa richiesta, perché prevedeva i danni che ne sarebbero derivati: maggiore soggezione delle terre della valle Tiberina e delle valli minori influenti alle piene dei propri colatori impediti di funzionare dall’alta quota del Tevere recipiente ed alle piene rigurgitanti dal Tevere così elevato: impedimento al rapido svuotamento delle aree una volta inondate: impedimento dei sottosuoli nelle terre arabili per sollevamento stabile delle acque freatiche.
Si chiedeva dal Consorzio che queste tre gravissime minacce di danni venissero rimosse separando i canali scolatori delle valli dal Tevere sollevato, concentrandoli e portandoli a confluire con il fiume a valle dello sbarramento dove il livello è tornato normale. E per dimostrare la fondatezza di questa richiesta fu esibito un progetto completo ed esecutivo delle opere necessarie.
Ma più tardi, e nonostante le valide ragioni dell’opposizione al relevamento della quota di derivazione, il Consorzio ha viste respinte le sue richieste ed assentita, l’elevazione della quota con decreto del Capo dello Stato. In questo momento il Consorzio ha promosso un’azione davanti al Tribunale superiore delle acque per ottenere la revocazione del decreto Presidenziale e confida nel successo. Ma dichiara che non si acquieterà, se le autorità preposte (il Genio Civile uffcio speciale per il Tevere e l’Agro romano e il Ministero dei Lavori Pubblici) non impongono alla Società concessionaria della utilizzazione idroelettrica, di eseguire le opere del progetto consorziale per attuare la anzidetta separazione delle acque.
A prescindere da ogni questione di ordine eminentemente tecnico, resta comunque l’alluvione avvenuta, restano i sinistrati, restano i provvedi menti presi e da prendere per l’alleviare, per quanto è umanamente possibile, il loro disagio.
Un primo consuntivo molto attendibile è stato comunicato ieri dal Presidente dell’Ente Comunale di Assistenza, dott. Nicola Signorello che, unitamente all’Assessore comunale all’Assistenza e Scuole, signora Muu ha tenuto una conferenza stampa per rendere nota Fazione di coordinamento svolta dall’Ente, quanto è stato fatto e quanto resta da fare per fronteggiare questa nuova situazione in rapporto, naturalmente, alla parte assistenziale a favore dei colpiti.
Si sono appresi, cosi, dati se non ufficiali, per lo meno assai attendibili. Le case danneggiate sono state centoventi ed una casa soltanto è stata dichiarata inabitabile. I nuclei familiari colpiti sono stati duecento: di questi, trentasei nuclei familiari pari a circa cento persone, si trovano attualmente ospitati nei locali della Scuola elementare di Prima Porta; ventidue persone sono state ricoverata in ospedale; cinquanta nuclei familiari hanno trovato ospitalità presso amici e parenti; centoquindici nuclei familiari sono rimasti nelle proprie abitazioni anche se queste risultano danneggiate, si tratta, infatti, per i casi anzidetti, di abitazioni a due piani delle quali l’acqua e il fango ha invaso naturalmente solo il piano inferiore.
Tutta l’attività per l’assistenza immediata ai sinistrati - sia quelli che sono stati ricoverati nella, Scuola di Prima Porta. sia coloro che sono rimasti nelle loro case danneggiate - è stata assunta dall’Ente di Assistenza il cui Presidente, nella stessa sera del 2 ottobre, ha riunito i rappresentanti dei vari enti interessati nei locali della parrocchia per concordare il piano organico da svilupparsi in favore dei colpiti dall’alluvione. Così l’Ente di Assistenza d’intesa con la Prefettura, il Comune e la Provincia e con il concorso di altri enti fra cui la POA e la CRI, ha provveduto ad un primo intervento nella stessa giornata del 2 scorso. Sia ai ricoverati nella scuola che in quelli rimasti nelle abitazioni danneggiate sono stati inviati complessivamente duecento coperte, 172 brande, oento materassi ed altrettanti guanciali, duecento capi di effetti di lana e vestiario. La Pontificia Opera ha provveduto e provvede alle refezioni calde per i ricoverati nella scuola (...).