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 2014  giugno 18 Mercoledì calendario

Iraq, via all’evacuazione nelle compagnie petrolifere– Incrementa la dimensione del testo Resetta la dimensione del testo Decrementa la dimensione del testo Share on email Share on print Iraq, via all’evacuazione nelle compagnie petrolifere La tensione in Iraq resta alta e alcune delle principali compagnie petrolifere occidentali hanno dato l’ordine di evacuare a gran parte del proprio personale nel Paese

Iraq, via all’evacuazione nelle compagnie petrolifere– Incrementa la dimensione del testo Resetta la dimensione del testo Decrementa la dimensione del testo Share on email Share on print Iraq, via all’evacuazione nelle compagnie petrolifere La tensione in Iraq resta alta e alcune delle principali compagnie petrolifere occidentali hanno dato l’ordine di evacuare a gran parte del proprio personale nel Paese. Lo ha affermato la Cnn che ha citato fonti della compagnia di Stato dell’Iraq. In particolare, sarebbe in corso una «massiccia evacuazione» dello staff della Exxon Mobile, mentre Bp avrebbe già evacuato il 20% dei suoi. L’ATTACCO ALLA RAFFINERIA. L’episodio che ha scatenato il fuggi-fuggi generale è stato l’attacco lanciato all’alba di mercoledì 18 giugno da parte dei jihadisti contro la raffineria di petrolio di Baiji, nella provincia di Salaheddine: è la principale del Paese, a Nord di Baghdad. ENI, IL PERSONALE RESTA. Per quanto riguarda le aziende italiane, un portavoce di Eni ha detto che «la sicurezza del nostro personale è la nostra priorità e continuiamo a monitorare da vicino la situazione in Iraq. Al momento la regione di Bassora dove è sito il giacimento di Zubair non è colpita dalle rivolte e stiamo tenendo sul luogo il personale essenziale». L’ONU: CRISI A LIVELLO 3. Intanto le Nazioni unite hanno aggiornato la designazione della crisi umanitaria definendola di ’livello 3’, il più grave, e si preparano a fornire acqua e servizi essenziali a 1,5 milioni di sfollati. «Siamo concentrati sulla fornitura di acqua, cibo e generi di prima necessità», ha detto Colin MacInnes, vice capo dell’Unicef in Iraq. Nel Paese - ha precisato - c’è anche un livello 3 di crisi per quanto riguarda la polio. Gli operatori umanitari sul territorio hanno avvertito inoltre che la situazione in Iraq è in rapida evoluzione, con gli sfollati in movimento tra le diverse città, nelle case di parenti e amici, o dagli hotel ai campi profughi quando terminano il denaro a loro disposizione. OBAMA CONSIDERA RAID AEREI. Sul fronte politico, il presidente Barack Obama sta considerando una campagna di raid aerei mirati, altamente selettivi, contro i jihadisti che si sono impadroniti di diverse città irachene, ma per il momento intende perseguire strategie diverse, come il passaggio di informazioni di intelligence al governo di Baghdad, una risposta politica alle divisioni del Paese e la ricerca di sostegno da parte degli alleati regionali. I raid aerei, con ogni probabilità condotti con l’uso di droni come avviene in Yemen o Pakistan, potrebbero andare avanti per un periodo di tempo prolungato, ma non si prevede che inizino nell’arco di giorni o anche di più, ha detto un alto funzionario dell’amministrazione citato dal New York Times. Al momento, Obama preferisce evitare raid aerei, in parte a causa della mancanza di adeguate informazioni di intelligence su obiettivi validi. RISCHIO DI COLPIRE I CIVILI. «Il presidente è concentrato su una strategia globale, non solo su una rapida risposta militare», ha detto un alto funzionario dell’amministrazione citato dal Wall Street Journal. E se Obama ordinerà i raid, ha detto la fonte del Nyt, saranno limitati, a causa del relativamente ridotto numero di militanti da colpire, che sono dispersi nelle zone sotto il loro controllo e quindi esiste il rischio concreto di colpire civili sunniti. Mercoledì, 18 Giugno 2014