Rocco Cotroneo, Corriere della Sera 14/6/2014, 14 giugno 2014
CROLLA DILMA ANCHE I RICCHI SI SCHIERANO CONTRO DI LEI
RIO DE JANEIRO — L’epiteto più caro a Beppe Grillo, cantato in coro da uno stadio intero per quattro volte, è già un guaio serio per il governo brasiliano. Un problemaço, per dirla meglio. Ben più dei ritardi organizzativi o di una manciata di black bloc che solo l’inutile coreografia militare della polizia ha fatto diventare notizia nel mondo. «Qualunque autorità sarebbe stata fischiata ieri», ha minimizzato il braccio destro della presidente Rousseff, il ministro Gilberto Carvalho, interpellato sul «vaffa Dilma» (con audio abbassato in tv ma corale per chi c’era). Come dire, noi brasiliani siamo fatti così. La frangia fedele al governo, la sinistra più ideologica, rispolvera antiche categorie. Poiché l’Itaquerao era pieno di «ricchi» — il costo del biglietto equivaleva a due salari minimi — si è trattata di una esibizione delle élites reazionarie, contro tutto quel che di buono hanno fatto gli ultimi governi per i poveri. Non è così. La ricca San Paolo, motore del Brasile, che con il suo Stato di 45 milioni di abitanti ha un’economia equivalente all’intera Argentina, ha accompagnato con simpatia gran parte dei 12 anni del lulo-dilmismo, il lungo potere del Partito dei lavoratori. Dopo la diffidenza iniziale per il barbuto sindacalista, gli imprenditori ne hanno esaltato la moderazione e il rigore, i padroni dell’agricoltura hanno fatto soldi a palate con le esportazioni, così come i banchieri, la finanza; i giovani professionisti hanno visto i loro salari raggiungere quelli dei colleghi di New York. Ogni anno la quota di denaro spesa dai brasiliani per i viaggi all’estero batte ogni record. Ora qualcosa si è rotto, ma la lotta di classe non c’entra. Perché ai fischi opulenti vanno aggiunte le rimostranze della nuova classe media. E naturalmente le grida di tutti coloro che questo treno del Brasile entrato nel futuro non l’hanno mai preso, come i senzatetto che non si rassegnano ad andare a vivere in favela. La Rousseff aveva una rielezione quasi scontata per ottobre. Ora non più. L’ultima tegola è un sondaggio effettuato proprio a San Paolo 4 giorni fa: qui, per la prima volta, perderebbe in un ballottaggio con entrambi i suoi principali rivali. Due mesi fa li staccava di 30 punti. Il 61 per cento dei paulisti non la voterebbero in nessun caso. Ha poco tempo per recuperare. E troverà il coraggio tra un mese di consegnare la coppa ai vincitori nel Maracanà?