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 2014  giugno 19 Giovedì calendario

MOSCA NELL’AGOSTO 1991 COME MORÌ LO STATO SOVIETICO


Sono rimasti un mistero il golpe fallito a Mosca e i tumultuosi avvenimenti dal 18 al 22 agosto 1991, quattro giorni che sono stati paragonati ai dieci che sconvolsero il mondo, di cui ha parlato John Reed. Decisamente i responsabili non furono molto abili. Ci si chiede come mai non arrestarono prima Eltsin e non si assicurarono seriamente il controllo di tv, aeroporti, del parlamento russo divenuto in seguito la piazzaforte della resistenza. Mikhail Gorbaciov, dolorante per un attacco di sciatica, si trovava nella villa di Foros, in Crimea, Ma la sua non sarà stata una malattia diplomatica? Sappiamo che nel 1993 i golpisti vennero scagionati e reintegrati in importanti incarichi. Sono stati svelati tutti i misteri di quella vicenda?
Antonio Fadda

Caro Fadda,
Non credo che gli avvenimenti dell’agosto 1991 possano essere definiti un «colpo di Stato». Nel «gruppo degli otto», regista dell’operazione, vi erano il vicepresidente dell’Unione Sovietica, il Primo ministro, il presidente del Comitato di Stato per la sicurezza (Kgb), il ministro degli Interni e il ministro della Difesa. Non erano «golpisti», erano lo Stato sovietico; e il golpista ai loro occhi era Boris Eltsin, allora presidente della Repubblica federativa russa. Non senza qualche argomento formalmente corretto, lo accusavano di perseguire una politica che incoraggiava la altre Repubbliche a pretendere la propria sovranità e che avrebbe avuto per effetto la disgregazione dell’Urss. Se Gorbaciov avesse accettato di collaborare, gli avrebbero probabilmente permesso di conservare la carica, almeno per il momento.
Questo spiega perché non abbiano agito con maggiore coerenza e fermezza. Occupavano le maggiori posizioni di potere ed erano convinti che l’intera macchina politico-burocratica del Paese avrebbe accettato la necessità di un energico «ritorno all’ordine». Il ministro della Difesa ordinò a due reggimenti di entrare a Mosca, ma con istruzioni piuttosto generiche. Le federazioni del partito non furono sufficientemente informate e la grande massa dei dirigenti locali stette a guardare senza prendere posizione. I conservatori non avevano capito che le agitazioni nel Baltico e nel Caucaso, la crisi alimentare dell’inverno precedente e la paralisi dei poteri centrali, sempre più minacciati dall’intraprendenza di alcune Repubbliche periferiche, avevano creato un diffuso disorientamento.
Eltsin, invece, capì che la manovra autoritaria stava fallendo e uscì dalla Casa Bianca (la sede delle istituzioni della Repubblica federativa russa) per arringare la folla dalla torretta di un carro armato. Per la verità la folla si componeva di un centinaio di persone, ma le telecamere della Cnn inquadrarono soltanto l’oratore, il carro armato e le persone che lo circondavano: un’immagine che fece il giro del mondo e conferì a Eltsin l’alloro del vincitore. Vi furono manifestazioni, scontri e qualche vittima, ma la vera vittima di quella vicenda fu il partito comunista dell’Unione Sovietica che Eltsin non esitò a decapitare, ingiungendo a Gorbaciov di dimettersi, e subito dopo a sopprimere. Il Pcus era lo Stato; senza il Pcus, anche lo Stato, cinque mesi dopo, sarebbe scomparso.