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 2014  giugno 19 Giovedì calendario

MANGIARE COME I FLINTSTONES FA BENE? UNO STUDIO PER COMBATTERE L’OBESITÀ


La dieta paleolitica è sotto la lente d’ingrandimento degli scienziati: l’obiettivo è stabilire una volta per tutte, o almeno si spera, se è davvero utile per la salute o è soltanto una trovata commerciale. L’idea di partenza è che il corpo umano si è adattato alla vita sulla Terra durante l’età della pietra e che, da allora, il nostro Dna è cambiato ben poco. In altre parole: il nostro organismo è più attrezzato per metabolizzare cibi come interiora di animali (privilegiati all’epoca rispetto alla carne), pesci, crostacei, bacche e frutta (cibi che le popolazioni di cacciatori-raccoglitori, vissute tra 2,5 milioni e 10 mila anni fa, avevano a disposizione prima che venissero inventati agricoltura e allevamento) ed è meno adatto a digerire alimenti come il latte o il grano e i derivati (pane e pasta) o il riso.
Oggi, invece, il 70 per cento dell’introito energetico di una persona, che vive in Occidente, deriva da alimenti che l’uomo delle caverne non avrebbe potuto consumare. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: aumento dell’obesità, di diabete, di malattie cardiovascolari, di tumori, tutte condizioni legate a un’alimentazione sbagliata.
Ecco allora l’idea di ritornare all’età della pietra. E, in effetti, alcuni studi hanno dimostrato che la dieta del cavernicolo aiuta a perdere peso più di altri regimi, anche di quelli più salutistici (cioè a basso contenuto di grassi e alto contenuto di fibre) . A distanza di tempo, però, la paleodieta non sembra offrire vantaggi particolari, nemmeno su colesterolo e trigliceridi.
Insomma, al momento attuale, la scienza non ha promosso l’alimentazione dei Flintstones, che finisce così per affiancare altri schemi alimentari, più o meno sbilanciati, che hanno vissuto il loro momento di gloria e sono finiti in soffitta.
Un merito, però, la dieta dell’età della pietra ce l’ha: ha puntato il dito sulla pericolosità dei cibi più «evoluti», quelli industriali, ricchi di sale, acidi grassi trans, additivi, capaci persino di creare dipendenza nei consumatori.