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 2014  giugno 19 Giovedì calendario

RENZI TRATTA CON VAN ROMPUY SU JUNCKER E LE NUOVE REGOLE


ROMA — «Prima vediamo il documento che dovrà rilanciare l’agenda europea, poi discuteremo di nomi e di candidature». L’approccio di Matteo Renzi non cambia. In quasi due ore di colloquio con Herman Van Rompuy, a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio italiano non chiede nuove regole ma l’applicazione di margini di flessibilità che già esistono nel patto di Stabilità. Il nuovo presidente della Commissione europea, che sia Juncker o un altro, dovrà farsene carico. L’argomento però è solo sfiorato, si discute anche di immigrazione, del programma del prossimo semestre europeo. Alla fine restano corposi margini di incertezza: l’Italia sarà realmente accontentata su un concreto rilancio dell’agenda della Ue?
L’idea di un documento programmatico, che dovrà essere presentato ai leader europei la settimana prossima, è una proposta del nostro premier. Prima i programmi, poi i nomi, è stato il metodo adottato sin dalla prima ora. «Nessun baratto però fra le due cose», ci tengono a sottolineare nelle stanze del governo. A giudicare dal clima che si respirava ieri negli uffici del governo, dopo la visita di Van Rompuy, le cose sarebbero a buon punto, ma restano ancora indefiniti i dettagli di quello che l’Italia, così come la Francia, può ottenere: «I margini di flessibilità esistono da decenni, non sono mai stati applicati, la prossima Commissione dovrà tenerne conto e abbandonare l’interpretazione restrittiva che finora è stata data al patto di Stabilità», è la sintesi della posizione di Renzi.
In sostanza quello che Renzi sta chiedendo «non sono nuove regole, ma solo l’applicazione di quelle che in questi anni sono state dimenticate». Ieri sera Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega sulle questioni europee, atterrava a Parigi proprio per discuterne con il governo francese. Fra Hollande e Renzi in questo momento c’è una perfetta identità di vedute, le esigenze delle rispettive economie, stagnanti, sono parallele. Se come sembra l’Italia punta ad un maggiore riconoscimento delle differenze fra spese correnti e spese per fare le riforme strutturali, a Trattati invariati, l’Eliseo sembra essere un buon alleato. Sabato prossimo anche Renzi potrebbe volare a Parigi, insieme ad altri leader socialisti, accettando un invito di Hollande a discuterne a tu per tu.
Ieri sera teneva comunque a far sapere di non aver dato ancora alcun via libera alla candidatura di Juncker alla guida della Commissione, così come di non aver espresso alcun diktat sui nomi di cui si discuterà la settimana prossima al Consiglio europeo. Mentre una telefonata con il premier britannico David Cameron non sembrava aver prodotto un avvicinamento fra Roma e Londra: sulla bocciatura inglese di Juncker la posizione di Renzi è identica a quella della Merkel, Cameron si è cacciato in «un vicolo cieco», osservano a Palazzo Chigi.
«La definizione di un’Europa all’altezza delle sfide che ha davanti», come chiede Renzi, è dunque al momento tutta contenuta nelle pieghe di un documento che verrà scritto e riscritto sino a giovedì prossimo, che dovrebbe essere adottato dal Consiglio europeo, sbloccare forse la nomina di Juncker alla guida della Commissione. Si tratta però di un documento che potrebbe essere più generico di quanto ci si aspetti e non è detto che nelle conclusioni del Consiglio venga adottato in modo integrale.
Del resto sembra che la Merkel, prima di partire per il Brasile, abbia fatto un giro di telefonate significative: a Cameron per dirgli che sulla bocciatura di Juncker resterà isolato e in qualche modo anche umiliato, a Renzi per invitarlo a prendere atto che non esistono alternative al politico lussemburghese.