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 2014  giugno 18 Mercoledì calendario

MA CANTONE È CIRCONDATO: NESSUNO LASCIA LA POLTRONA


Lo sceriffo Raffaele Cantone magari non si arrenderà, ma è circondato. Mentre il supercommissario anticorruzione organizza la sua strategia di attacco, nel saloon dei lavori pubblici, tutto resta uguale. A capo della Struttura di Missione che sovrintende alle grandi opere c’è sempre Ercole Incalza. Chissà come si intenderà Cantone con questo dirigente indagato per associazione a delinquere nell’inchiesta sui lavori dell’alta velocità ferroviaria del nodo Tav di Firenze. In particolare, per i pm di Firenze, Incalza “si attivava per attestare falsamente che l’autorizzazione paesaggistica non era scaduta e che i lavori erano iniziati entro i cinque anni” in favore di una società appartenente al mondo delle coop rosse.
Incalza, inoltre, non ha ancora spiegato perché l’architetto Angelo Zampolini nel 2004 abbia tirato fuori i soliti assegni di Diego Anemone e compagni per pagare con 820 mila euro di dubbia provenienza a suo genero una casa da un milione e 140 mila euro, pagata dal genero però solo 390 mila euro.
Incalza non è indagato per questo, come non lo è per il Mose. Ma era visto come un punto di riferimento dal presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, che contava su Incalza per spingere la nomina a Magistrato delle acque di un dirigente del ministero dell’Economia che considerava suo amico: Paolo Emilio Signorini.
I pm di Venezia scrivono: “Sui rapporti tra Mazzacurati e Signorini si evidenzia inoltre che nell’anno 2011 il Cvn ha organizzato, accollandosi integralmente le spese, una vacanza in Toscana dell’intero nucleo famigliare di Signorini”. Questo dirigente non è indagato, ed è stimato al ministero, probabilmente il suo è un peccato veniale ma certo non rassicura pensare che ora è diventato il capo dipartimento del ministero delle Infrastrutture. Per esempio firmerà il decreto di nomina dei componenti della Struttura di Missione diretta da Incalza. Sono tutti lì. Nessuno gli chiede conto di nulla. Nel 2010, quando lo scandalo emerse grazie all’inchiesta sulla Cricca, Incalza presentò le dimissioni al suo ministro, che ovviamente le respinse. Era Altero Matteoli , oggi indagato nell’inchiesta sul Mose. Il cerchio si chiude intorno a Cantone: Matteoli è il presidente della commissione Lavori pubblici del Senato. Non si è dimesso anche se l’ex presidente del Cvn, Giovanni Mazzacurati, ha raccontato ai pm: “In cambio dei favori ricevuti io ho corrisposto direttamente a Altero Matteoli dal 2009 al 2012 circa 400-500 mila euro”. Poi nel suo memoriale ha aggiunto: “Per le campagne elettorali, mi pare, del 2010 e del 2013 ho versato dei denari a Matteoli, consegnandoli presso la sua abitazione in Toscana”.
Matteoli era uno sponsor del Mose e più volte è andato in visita al cantiere per segnalare i grandi avanzamenti dell’opera. Ancora nell’aprile del 2011 esultava per lo stanziamento di altri 480 milioni per il Mose. Agli atti c’è una telefonata del 13 ottobre 2010 nella quale dimostra di tenere molto al rapporto “diretto” con l’ingegnere. “Mazza-curati – riassumono i finanzieri – chiede quando si possono incontrare e Matteoli gli risponde ‘volentieri... anche perché ho saputo che avete scavalcato il ministero’. Matteoli la definisce una cosa ‘molto antipatica’ anche perché non ha mai fatto nulla contro Mazzacurati il quale si scusa per telefono per poi spiegargli di persona”.
Anche Pio Savioli, l’uomo delle coop rosse del Coveco, ha raccontato che Matteoli pose al Cvn come condizione per l’appalto della bonifica di Marghera la partecipazione della Socostramo di Erasmo Cinque, imprenditore d’area e consigliere della Fondazione di Matteoli. Cantone prima o poi dovrà presentarsi davanti alla commissione presieduta da Matteoli. Chissà se prima di farlo avrà il coraggio di porre lui qualche condizione.

Marco Lillo, Il Fatto Quotidiano 18/6/2014