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 2014  giugno 18 Mercoledì calendario

ECCO IL GIARDINO DEL RISVEGLIO “QUI SCHUMI USCIRÀ DAL BUIO”


LOSANNA
La palestra di Schumi è un giardino magico e segreto della clinica universitaria di Losanna. Duecento metri quadri protetti dalla vista dei curiosi, circondati da un muro: ci sono alcuni alberi, un morbido prato all’inglese, un breve ruscello con una cascata allegra. Poi un piccolo ponte di legno, quattro gradini bassi e ancora delle piante in fiore. Cose da toccare, da annusare. Da ascoltare, da giocarci. «Ha presente quegli spazi per i bambini nei parchi? Molto simile », spiega Christen Darcy, portavoce del Chuv, l’ospedale che da lunedì ospita il pilota tedesco. Presto Michael Schumacher comincerà la terapia riabilitativa. Questione di un paio di giorni al massimo, bisogna aspettare che le condizioni si stabilizzino dopo il trasferimento da Grénoble.
Lo chiamano “il giardino del risveglio”: è stato fortissimamente voluto dal professor Richard Frackowiak, che è uno degli esponenti di punta dello Human Brain Project e da cinque anni responsabile del reparto di neurologia della clinica svizzera, uno dei più innovativi e meglio attrezzati d’Europa. Il fruscìo delle foglie, il profumo dei fiori, il vento sulla pelle. Il passaggio dall’ombra al sole, il contatto con la corteccia di un albero, il rumore dell’acqua e qualche goccia fresca sul viso, l’erba soffice. La stimolazione dei cinque sensi è la chiave di questa che Frackowiak definisce “outdoor therapie”. Risvegliare la consapevolezza attraverso stimolazioni esterne, “vere” perché naturali. «In certi casi in cui la coscienza è diminuita dalla patologia — dice il professore — la stimolazione motoria e sensitiva diventa fondamentale per il recupero. Se determinate tecniche sono bene applicate, possono veramente aiutare».
Michael Schumacher dalla fine di marzo ha “brevi ma significativi” momenti di veglia e di coscienza. Può aprire gli occhi. Con lo sguardo avrebbe cominciato a rispondere alla moglie Corinna. È da questi “piccoli, decisivi” progressi che muoveranno i medici svizzeri. Ma non al chiuso di una stanza, no. Nel “giardino di Schumi”. La responsabile dell’équipe interdisciplinare del reparto di neuroscienze del Chuv di chiama Karine Diserens. Lavora sulle differenti fasi di coma e di veglia in collaborazione con il Coma Science Group di Liegi, gestito dal professor Steven Laureys, un’autorità mondiale nel settore. «Riuscite ad immaginare di essere in quelle condizioni ma senza luce, senza aria fresca?». In una stanza piena di monitor, in silenzio. «Su altri pazienti i primi risultati del giardino terapeutico sono stati favorevoli», dice. «Mi ricordo di una ragazzina sottoposta da un anno a cure intensive. “Bisogna farla uscire, provare a vedere che succede se tocca un tronco d’albero”: quando ho detto così, all’inizio mi hanno guardata come fossi pazza». Invece no. «Semplici stimoli possono fare una grande differenza».
Decimo e ultimo piano del padiglione principale, una struttura grigia e severa con tre livelli sotterranei, e siccome qui cominciano a contare dai fondi allora la stanza di Schumacher è al tredicesimo. «Abbiamo organizzato con largo anticipo l’accoglienza, allestendo anche uno spazio per i familiari», racconta Christen Darcy. Ma in queste due notti Corinna Betsch ha dormito a Glande, 40 chilometri più lontano in direzione Ginevra, nella sontuosa villa di famiglia che s’affaccia sul lago Lemano ed è protetta da un bosco. Al mattino era già in clinica, i due figli – Gina Maria e Mick – sono rimasti a casa in compagnia di Sabine Kehm, la portavoce degli Schumacher che minaccia querele a tutti i giornalisti che scriveranno o pubblicheranno fotografie sulla riabilitazione di Michael. Privacy è la parola d’ordine. L’ingresso dell’ospedale è presidiato dalle televisioni di tutto il mondo, ma al Chuv tengono la bocca chiusa.
«Siamo molto discreti e sappiamo mantenere un segreto», sorride Christen Darcy, parlando a nome dell’ospedale e un po’ di tutti gli svizzeri. Impossibile avere anche la più piccola informazione personale da medici e paramedici. Alla reception sostengono addirittura di non sapere dove si trovi il reparto di neurologia. Privacy. «In questa regione non è raro avere dei Vip come pazienti. Ma la procedura è molto semplice: la stessa per tutte le tremila persone che vengono assistite ogni giorno in questa struttura. Niente di speciale». Però quando gli si chiede del giardino terapeutico, gli s’illumina lo sguardo. «Un concetto innovativo, straordinario». Come quegli spazi per i bambini nei parchi. «Naturalmente il ponticello e i gradini servono per chi ha una qualche capacità di movimento. Per quelli come Schumacher si lavora solo sui sensi». Darcy racconta di un altro paziente nelle stesse condizioni del pilota. «Un giovane. Nel giardino abbiamo fatto venire un cane. Poi abbiamo appoggiato la mano del ragazzo sulla testa dell’animale. Al contatto gli si è increspato leggermente un labbro, come volesse sorridere. E da lì ha cominciato a riprendersi». Tra poco tocca a Michael. È magico, il giardino di Schumi.

Massimo Calandri, la Repubblica 18/6/2014