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 2014  giugno 18 Mercoledì calendario

E IL COLLE SCRIVE AL CSM SUL DUELLO BRUTI-ROBLEDO


Una lettera di Giorgio Napolitano potrebbe cambiare il destino del caso Bruti-Robledo al Csm. Da venerdì la missiva è sul tavolo del vice presidente Michele Vietti. L’hanno letta in pochissimi a palazzo dei Marescialli.
Quanto basta per sapere che contiene un messaggio strategico, perché si sofferma sul ruolo, fortemente gerarchico, che deve avere un procuratore della Repubblica in Italia secondo la riforma Castelli- Mastella del 2006. Egli è il primo e pieno titolare dell’azione penale e a lui spetta, come lo stesso Napolitano ha più volte avuto modo di ricordare in questi anni, una funzione di coordinamento del suo ufficio e ovviamente delle inchieste. Un procuratore che sceglie cosa, quando e come fare, anche a dispetto dei suoi pm che possono pensarla diversamente (vedi caso Sallusti). È lo stesso messaggio che Vietti aveva dato il 29 maggio in un’intervista alla Stampa in cui si soffermava proprio sui compiti del procuratore e ricordava le parole di Napolitano del 2009 e una delibera del Csm del 21 settembre 2011, in cui è scritto che «il procuratore può non essere titolare di tutti i procedimenti, ma mantiene la competenza a intervenire nelle determinazioni sull’esercizio dell’azione penale». Un passo, quello di Vietti, interpretato al Consiglio, anche con qualche malumore e mentre la prima e settima commissione stavano per decidere sui due contendenti, in chiave decisamente favorevole al procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e alla sua linea “decisionista” e decisamente interventista. Vedi i casi Ruby, San Raffaele, Expo, Sea, Sallusti.
Al Csm, ieri sera, c’era massimo riserbo sulla lettera, che oggi — quando alle 16 e 30 si aprirà la discussione in plenum sul caso Milano — Vietti potrebbe anche non leggere, proprio per evitare gli attacchi di chi vorrebbe “la testa” di Bruti, come il gruppo di Magistratura indipendente. Tant’è, la lettera è lì con il suo contenuto indirettamente favorevole a Bruti. E non può essere un caso se giusto ieri due consiglieri di opposta tendenza — Nicolò Zanon, costituzionalista conservatore, laico portato al Csm dal Pdl, ma estimatore di Bruti, e Nello Nappi, toga di sinistra però da tempo in polemica con Md e Movimento giustizia — abbiano presentato una risoluzione che va giusto nella linea Napolitano-Vietti. Nappi e Zanon delineano un procuratore “potente”, che decide, soprattutto quando ciò è giustificato «dall’efficienza ed economicità dell’indagine». Per questo l’insolita coppia propone una soluzione tutta diversa da quella delle due commissioni: innanzitutto nessun invio delle carte alla commissione sugli incarichi direttivi che dovrà decidere sulla riconferma di Bruti in scadenza alla procura. Ma soprattutto Nappi e Zanon chiedono il trasferimento d’ufficio di Alfredo Robledo, il procuratore aggiunto autore dell’esposto contro Bruti. Egli avrebbe agito «per un risentimento personale a lungo coltivato », rovesciando sul tavolo del Csm «presunte irregolarità» non rivelate «di volta in volta», ma «accumulate e rivelate tutte insieme con un intento delegittimante e di contrapposizione personalistica». Quindi Robledo non può più lavorare a Milano, mentre Bruti può ben rimanere al suo posto, visti anche i risultati investigativi raggiunti.
Come andrà a finire? Per certo si può prevedere che il dibattito sarà molto teso. Non è detto che si chiuda stasera, perché in un consiglio ormai alle viste (si vota per il nuovo Csm il 6 e 7 luglio) e con il caso più importante in 4 anni, tutti vorranno parlare. Di carne al fuoco ce n’è tanta. Lettera di Napolitano e documento di Nappi-Zanon a parte, di nuovo c’è il lungo documento di Antonello Racanelli, che ha chiesto al Guardasigilli Andrea Orlando di mandare gli ispettori a Milano, spaccando perfino Magistratura indipendente. Lui vuole che si riapra il caso in prima commissione e rimprovera a Bruti «evidenti e immotivate violazioni dei criteri organizzativi». Unicost e la sinistra di Area hanno trattato tutto il pomeriggio per eliminare passaggi sgraditi contro Bruti nella relazione finale come le censure per il caso Ruby (il procuratore non motivò l’affidamento a Boccassini). La partita potrebbe chiudersi con l’archiviazione dell’esposto di Robledo, ma l’inevitabile invio alla disciplinare di vicende come il fascicolo Sea dimenticato in cassaforte e il doppio pedinamento per Expo. Trattativa tesa sulle carte alla commissione incarichi direttivi, e lì sarà determinante la lettera di Napolitano. A Milano intanto Bruti va avanti, e discute in assemblea il piano organizzativo della procura. C’è anche Robledo. Che fa solo alcuni rilievi.

Liana Milella, la Repubblica 18/6/2014