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 2014  giugno 17 Martedì calendario

INDESIT INVESTE 83 MILIONI MA IL PARTNER NON SI VEDE


A sei mesi dalla firma dell’accordo sindacale che ha salvato le produzioni, ieri sono stati presentati gli 83 milioni di investimenti del gruppo Indesit in Italia. Alla presenza del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, del presidente della Regione Marche Gianmario Spacca (che contribuì all’accordo con sgravi e fondi alla innovazione di prodotto), nello storico stabilimenti di Albacina a Fabriano dove tutta la favola di Indesit ebbe inizio, l’attuale presidente e ad Marco Milani ha illustrato perché l’azienda scommetta sul produrre in Italia – sotto lo slogan «Made it» – puntando però, come avvenuto poi anche per i concorrenti di Electrolux, sulla gamma medio-alta di prodotti.
«Gli investimenti ci permetteranno di consolidare la nostra superiorità su tre prodotti di cui siamo leader di mercato e che produciamo in Italia. Le azioni intraprese sono una dimostrazione di come anche nel nostro Paese si possano realizzare prodotti innovativi e di qualità in modo competitivo con un nuovo modello di innovazione, progettazione e produzione», puntando su quelle fasce medio-alte della domanda europea in cui i prodotti innovativi ad alto contenuto tecnologico possono fare la differenza», tramite «un approccio innovativo nella fase di impostazione dei nuovi prodotti, che valorizzi le sinergie tra ricerca & sviluppo e marketing, una collaborazione sempre più stretta con i fornitori e una costante ricerca dell’efficienza di processo». Albacina, lo stabilimento nato nel 1957, grazie a un investimento da 19 milioni diventerà un centro di eccellenza nella produzione di forni da incasso, dove saranno prodotti anche quelli realizzati oggi in Polonia, a Comunanza (Ascoli Piceno) le lavatrici sopra i 9 kg, a Caserta incasso del freddo e piani cottura a gas. Spostate all’estero invece «le produzioni non sostenibili in paesi a minor costo»: le lavatrici a Caserta (andate in Turchia) e i piani cottura a Fabriano.
Ma il futuro di Indesit è tutto tranne che sicuro. Da mesi Milani sta cercando un partner industriale. Il 27 giugno scade il termine per la presentazione delle offerte per la quota di Fineldo, holding della famiglia Merloni, in Indesit. Lo scorso autunno Fineldo ha conferito un mandato a Goldman Sachs come advisor «per una review strategica delle possibili alternative che riguardano l’investimento in Indesit». Nei mesi scorsi sono circolate diverse indiscrezioni circa i possibili pretendenti, in corsa ci sono Whirlpool, Electrolux, i cinesi di Haier e i turchi di Arcelik. Ieri Milani ha spiegato la tempistica: «Non faccio previsioni sulla chiusura, ma mi auguro che entro l’estate si possano avere le idee più chiare, perché situazioni di questo genere sono situazioni di stress per la società, per l’organizzazione, per le persone». «L’azienda – ha spiegato Milani – sta dando il supporto alle discussioni che ci sono con i vari candidati. Ci sono state visite negli stabilimenti e si sta andando avanti in maniera assolutamente lineare, secondo i piani. Non ci sono né ritardi né anticipi».
La Indesit comunque non lascerà l’Italia quando sarà conclusa l’alleanza con un partner straniero. Lo ha assicurato il presidente e ad Marco Milani, secondo cui «la base italiana è una realtà commerciale e produttiva di cui non si può fare a meno e difficilmente potrà essere stravolta, qualsiasi cosa succeda. Stiamo creando un assetto industriale sostenibile e competitivo e la stessa valutazione sarà fatta nel momento in cui ci sarà il partner». «Abbiamo già fatto ha aggiunto Milani il lavoro che qualunque buon gestore di società dovrebbe fare: avere anche in Italia un’azienda che sia in grado di produrre in maniera competitiva e sostenibile».

POLETTI: BRAVI A RISCOPRIRE RADICI
«È un piacere ha commentato il ministro Poletti sapere che proprio questo storico sito produttivo ora sia il centro dell’ambizioso progetto di Indesit. Questo piano aziendale è la dimostrazione che le cose si possono fare e che a fronte di grandi cambiamenti e forti problematiche la risposta non è abbandonare il campo, ma andare ad attingere dalle proprie capacità e dalle profonde radici. Rivalutare la nostra storia e i nostri lavoratori è un progetto affascinante, molto più che dare un colpo di ruspa e andare a costruire altrove». Sulla richiesta di una politica industriale a favore del settore del “bianco”, il secondo settore del manifatturiero, Poletti ha spiegato: «È corretta, ma non può essere il pubblico a fare le scelte di merito, che competono agli imprenditori, il pubblico ha aggiunto il ministro deve mettersi nella condizione di far sì che gli imprenditori abbiano il contesto migliore per realizzare questi obiettivi».