Marta Serafini, Corriere della Sera 18/6/2014, 18 giugno 2014
«LA DISPARITÀ ESISTE, MA IO PENSO A LAVORARE»
«Non mi curo delle critiche, devo comandare io». Marissa Mayer, 39 anni, da due alla guida di Yahoo! racconta: «La disparità esiste, ma io penso a lavorare. La vita delle donne nel tech , rispetto a un tempo, è migliorata, io stessa sono il secondo amministratore delegato donna della mia azienda».
DALLA NOSTRA INVIATA CANNES — Che Marissa non sia una donna tenera era già chiaro a tutti quando licenziò il suo braccio destro e amico, Henrique De Castro, portato da Google a Yahoo! per incrementare gli introiti pubblicitari. Ma ora la numero uno di Sunnyvale mostra al mondo i suoi due volti. E cioè quello di un amministratore delegato che deve fare cassa e quello di una donna che va dritta per la sua strada anche a costo di apparire «bossy».
Marissa Mayer, 39 anni, da due alla guida di Yahoo! è sbarcata ieri a Cannes. Occasione per una passeggiata sulla Croisette, sono stati i Cannes Lions, manifestazione che richiama creativi e pubblicitari da tutto il mondo. Bionda, occhi azzurri, abito blu, con giacca e borsa in tinta — il coordinato è una sua abitudine — pur essendo uno dei simboli del successo al femminile, non si preoccupa più di tanto del giudizio delle femministe. Per la sua prima intervista italiana, se ne sta seduta con la schiena dritta a capo di un lungo tavolo della sala conferenze del Majestic Barriere. Ogni dettaglio è curato, perfino la custodia dello smartphone ha lo stesso colore del vestito. Con fare da manager, taglia corto: «La vita delle donne nel tech, rispetto vent’anni fa, è migliorata, io stessa sono il secondo Ceo di Yahoo! donna». Non importa, dunque, se i dati parlano di una Silicon Valley che tiene fuori dalla porta le minoranze. Lei in questo momento ha altro cui pensare. Su tutto, pesa lo sbarco di Alibaba a Wall Street atteso per i prossimi giorni. Se infatti Sunnyvale è il secondo azionista di questo colosso cinese dell’e-commerce con il 23 per cento delle quote, l’accordo ipotizzato è che la Mayer ne venda il 40 per cento, entrando così in possesso di una cifra stimata in 10 miliardi di dollari. Un capitale, dunque, con il quale potrebbe davvero ridare il punto esclamativo a Yahoo!
In questi due anni Marissa è andata dritta come un treno, lavorando giorno e notte anche mentre era incinta, ha fatto acquisizioni per 1,3 miliardi di dollari, ha comprato ogni tipo di startup, compresa Tumblr, piattaforma di microblogging che fa gola ai grandi marchi. Ma ora deve immaginare il futuro e fronteggiarlo.
A Wall Street il tema del giorno è lo sbarco in Borsa di Alibaba. Il titolo di Yahoo! ha perso quasi sei punti quando dalla Cina è stato annunciato un rallentamento nella crescita delle vendite. Quali sono le strategie future, venderete parte delle azioni e userete il ricavato?
«Quello che posso dire è che la nostra partecipazione ad Alibaba ha come obiettivo la monetizzazione. Stiamo valutando di cedere una parte delle azioni, perché vediamo delle possibilità di investimento come accaduto con Tumblr. Ma stiamo facendo delle considerazioni molto attente sulle cifre».
Spesso, alle donne che arrivano al potere viene rimproverato di non fare abbastanza per le altre. Lei ha scelto di abolire il telelavoro a Sunnyvale. Pensa ad altre soluzioni per la flessibilità del lavoro che favoriscano la parità?
«Ho deciso di non curarmi delle critiche. Ho abolito il telelavoro a Yahoo! perché non stava dando buoni risultati. Certo il gender gap (disparità di genere ndr ) esiste. Ma non credo che il telelavoro sia un problema di genere, coinvolge tutti. Uomini e donne. Poi, nel dettaglio, da noi riguardava soltanto l’1 per cento dei dipendenti. Io devo concentrarmi sul mio lavoro».
Quindi la disparità di genere non le interessa?
«Al contrario, il gender gap è un tema importante e una criticità da affrontare. La strada da fare è ancora tanta e so bene cosa vuol dire lavorare in un ambiente di soli uomini. Ma, per il momento, devo focalizzarmi sul mio compito da amministratore delegato».
Di recente lei ha assunto grandi nomi del giornalismo americano, come David Pogue del «New York Times» e la mezzobusto ex Nbc e Cbs Katie Couric. Il futuro di Yahoo! è l’editoria?
«Abbiamo lavorato molto su questo fronte. Il mio obiettivo è offrire sempre più contenuti nuovi ai nostri utenti anche per incrementare il loro numero su mobile (ora sono 430 milioni ndr ). Oltre a fare nuove assunzioni in questo senso e a creare una nuova leadership, da poco abbiamo lanciato cinque nuovi magazine digitali. Gli ultimi, in ordine di tempo, riguardano bellezza e cinema».
Altro pilastro di Yahoo! sono i video. Avete puntato su questo fronte con accordi e assunzioni. Pensate di diventare una televisione-web?
«Non posso dire molto. Se non che continueremo con i nostri investimenti. Inoltre, vogliamo comperare nuove serie (in aprile sono state acquistate «Other Space» e «Sin City Saints», ndr ). Ma non ci fermiamo nemmeno sulla parte social sulla quale stiamo lavorando dopo l’acquisizione di Tumblr, che ci ha portato un pubblico più giovane, e il rilancio di Flickr. Fa tutto parte di un cerchio che si chiude con i ricavi pubblicitari. Ma ho ancora del tempo davanti a me per realizzare ciò che ho in mente».