Marco Bresolin, La Stampa 17/6/2014, 17 giugno 2014
DUE SISTEMI SENZA PUNTI IN COMUNE “IL GRILLINUM NON DÀ GOVERNABILITÀ”
Da una parte l’Italicum, dall’altra quella che Beppe Grillo chiama «Democratellum», la proposta di legge elettorale del Movimento Cinque Stelle. In mezzo, un abisso. Tra i due sistemi è infatti difficile se non impossibile trovare punti di contatto. Ancor più difficile provare a immaginare una sintesi. «La domanda a cui bisogna rispondere - sintetizza il costituzionalista Stefano Ceccanti - è la seguente: la sera delle elezioni sapremo chi ha vinto?». E le risposte sono molto diverse. «Con l’Italicum - prosegue Ceccanti -, grazie al premio di maggioranza, ci sarà sicuramente un vincitore. Magari servirà il ballottaggio, ma in ogni caso qualcuno avrà la maggioranza. Con la proposta M5S invece no. Questo sistema colpisce i partiti piccolissimi e premia quelli medio-grandi. È molto probabile, dunque, che i primi due partiti siano costretti ad allearsi per poter governare».
Per il professor Roberto D’Alimonte, esperto di sistemi elettorali e tra i principali ideatori dell’Italicum, la proposta del M5S «di per sé non rappresenta un brutto sistema, ma non è quello che serve al Paese in questo momento». Il nodo è tutto lì, nella debolezza dell’effetto maggioritario. «Quello che io chiamo Grillinum - dice D’Alimonte - non garantisce la disproporzionalità che è necessaria per la governabilità e che, nel caso dell’Italicum, trova anche una legittimazione elettorale con il ballottaggio. Resta un sistema fortemente proporzionale». I grillini, però, sostengono che l’ampiezza ridotta di molte circoscrizioni (33 su 42), garantisce una «sensibile correzione» del proporzionale e fa scattare un effetto maggioritario. «Questo è vero nel sistema spagnolo puro, dove però le circoscrizioni sono molto più piccole. In Spagna eleggono 5-6 deputati, qui ce ne sono alcune che eleggono fino a 42 deputati. Sinceramente questo effetto maggioritario io non lo vedo».
Poi c’è il capitolo preferenze. E anche qui le differenze sono enormi. Nell’Italicum i deputati sono eletti attraverso dei listini bloccati: non va in Parlamento chi prende più voti, ma chi è in una posizione migliore. Nella proposta M5S, invece, l’elettore può esprimere una o due preferenze (in base all’ampiezza della circoscrizione). Addirittura può votare anche un candidato di un altro partito, visto che la preferenza si esprime su una scheda diversa. Ma la vera novità è il voto negativo: l’elettore può cancellare dalla lista che ha votato il nome di un candidato. Così facendo penalizza quel candidato (che perde una preferenza), ma anche il suo partito, a cui vengono sottratti voti. Autolesionismo allo stato puro. Per i grillini è un meccanismo per spingere i partiti a non candidare «impresentabili». «Dal punto di vista tecnico - aggiunge D’Alimonte - è un’opzione molto curiosa. Ma per l’elettorato italiano mi pare un meccanismo troppo complicato».
C’è un altro aspetto, non secondario, che D’Alimonte sottolinea. «Questa legge è prevista per essere applicata anche al Senato, quindi non tiene conto del superamento del nostro bicameralismo». Sarà molto difficile, quindi, convincere Renzi a sposare il «Grillinum». Eppure D’Alimonte intravede uno spiraglio all’orizzonte. «Detto che a mio avviso l’Italicum resta di gran lunga il sistema migliore, se Berlusconi dovesse sfilarsi, Renzi potrebbe trattare con il M5S su questa legge elettorale. Ma solo a una condizione: che l’ampiezza delle circoscrizioni venga notevolmente ridotta per favorire un effetto maggioritario. Altrimenti non serve».
Marco Bresolin, La Stampa 17/6/2014