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 2014  giugno 17 Martedì calendario

SÌ ALLE UNIONI CIVILI, MA NON RIGUARDERÀ LE COPPIE ETERO


Il mandato di Matteo Renzi è stato chiarissimo: il governo, incassate sperabilmente le riforme istituzionali, a settembre si dedicherà alle unioni civili tra i gay. In Parlamento è in fase avanzata la discussione per una nuova legge. Finora il governo Renzi era stato alla finestra, tanto più che il tema è delicato politicamente, e seppure in partenza c’era un via libera sostanziale da parte dell’Ncd a normare la materia, il diavolo, ovvero le tensioni, si annida nei particolari. A settembre, però, Renzi vuole chiudere. Palazzo Chigi si prepara ad appoggiare fortemente il testo che la relatrice Monica Cirinnà, Pd, ha presentato l’8 aprile scorso al Senato, in commissione Giustizia.
La traccia è il modello tedesco e quindi non si parla di matrimonio tra le persone dello stesso sesso, bensì di unione civile. Diritti e doveri, però, ci sono lo stesso in materia di assistenza sanitaria e penitenziaria, contratti di locazione, obbligo alimentare, diritti nell’attività di impresa, acquisto della residenza da parte del cittadino straniero che sia parte di un patto di convivenza con un italiano, conseguenze previdenziali e pensionistiche, diritti di successione, esoneri e agevolazioni riconosciute ai militari e agli appartenenti alle forze dell’ordine, punteggi nelle graduatorie.
Per una coppia gay sarà espressamente escluso il diritto di adottare un bambino. C’è però la «stepchild adoption», mutuata dalla normativa inglese, che prevede la possibilità per uno dei due soggetti della coppia gay di adottare il figlio (anche adottivo) dell’altro. E se nasce un figlio in costanza del patto, entrambi sono considerati genitori.
«La nostra Costituzione non definisce mai il genere dei coniugi, ma si limita a riconoscere i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio», dice Cirinnà. E quindi - è il suo ragionamento - anche se sono gay, conta solo che compongano una famiglia... Lo stesso diritto costituzionale, comunque, è in evoluzione. L’ultimissima sentenza che ha salvaguardato il vincolo del matrimonio pure se uno dei coniugi cambia sesso, ha oggettivamente aperto una breccia: la coppia di Bologna resteranno marito e moglie anche se ora sono entrambi dello stesso sesso.
«Un ammodernamento delle norme è imprescindibile - spiega il sottosegretario alla Presidenza con delega agli Affari europei, Sandro Gozi - anche di fronte all’Europa. Rischiamo di essere messi in mora perché non rispettiamo la direttiva del 2004 sulla libera circolazione in materia di (nuovi) diritti patrimoniali».
«Questa è la volta buona - esulta il sottosegretario alle Riforme, Ivan Scalfarotto -. Anche se non si chiama matrimonio, diritti e doveri sono praticamente quelli». Di contro, è furibondo Carlo Giovanardi, Ncd: «Siamo al di fuori dagli accordi programmatici di governo. Se il testo è quello del Pd al Senato, per il Nuovo Centrodestra è inaccettabile. La loro proposta, riservata soltanto alle coppie uomo-uomo o donna-donna che vogliono vivere more uxorio, parifica totalmente queste unioni al matrimonio, addirittura con un incomprensibile diritto alla reversibilità».
In effetti è intenzione del governo di separare la futura normativa per i gay con quella per le coppie di fatto eterosessuali, cui si riserverà un diritto minimo in materia di patti di convivenza. «Gli etero - spiega ancora Scalfarotto - hanno sempre il matrimonio come possibilità. Se due decidono di non sposarsi, non avrebbero interesse nemmeno a una unione civile dalle medesime ricadute patrimoniali».
Ma è sui figli che si apre la querelle. Secondo Giovanardi, «l’obiettivo finale, come in altri Paesi, è di poter adottare bambini o acquisirli attraverso la cosiddetta maternità surrogata o utero in affitto».

Francesco Grignetti, La Stampa 17/6/2014