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 2014  giugno 17 Martedì calendario

ARGENTINA, TORNA L’INCUBO DEFAULT


La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l’appello dell’Argentina contro gli hedge fund, confermando la sentenza di una Corte di livello inferiore che vieta al Paese sudamericano qualsiasi pagamento sul debito ristrutturato dopo il default nel 2001, se non rimborsa anche i fondi che hanno rifiutato l’accordo, tra cui Aurelius Capital e Elliott Management.
L’Argentina deve a questi fondi, che avevano acquistato il debito a prezzi molto scontati dopo la crisi, più di 1,3 miliardi di dollari. A questo punto in Argentina si rischia una nuova crisi e un default, con «catastrofiche conseguenze per milioni di comuni cittadini» del Paese latinoamericano, come ha detto il governo di Buenos Aires, sottolineando che la sentenza mette a rischio «anche tutto il sistema finanziario ed economico internazionale». Sulla notizia, giunta quando erano le 20 in Italia, quindi poco prima della chiusura della borsa argentina, il listino di Buenos Aires è caduto del 6,6%. Un tonfo ritenuto tuttavia da alcuni esperti «inferiore al previsto». Il prossimo pagamento dei bond ristrutturati è programmato il 30 giugno, giorno che a questo punto dovrebbe sancire il nuovo default dell’Argentina dopo quello del 2001 da 95 miliardi di dollari. Ma in questo caso il default, nonostante le urla di Buenos Aires, avrà conseguenze infinitamente minori sui mercati.
A Washington, intanto, ha preso il via la fase finale dell’arbitrato presso l’Icsid, la Corte internazionale per le soluzione delle dispute sugli investimenti, avviato da oltre 50 mila obbligazionisti italiani, che attendono da più di 12 anni il rimborso dei bond argentini in default. Due settimane di udienze, in cui saranno ascoltati i difensori delle parti nonché numerosi funzionari argentini, esperti di diritto argentino e tecnici impegnati a calcolare i danni patiti dai creditori italiani. Lo ha comunicato la Tfa (Task Force Argentina) dell’Abi che ha intentato la causa. «L’Argentina è giunta alle battute finali della partita giocata da oltre un decennio di attività ostruzionistiche perpetrate in danno di decine di migliaia di piccoli risparmiatori italiani», ha dichiarato Nicola Stock, presidente della Tfa. Sono 450 mila gli italiani coinvolti nello scandalo dei bond argentini e di questi 53 mila italiani aspettano l’esito dell’operazione svolta dalla Tfa. La difesa degli obbligazionisti italiani è affidata ai consulenti legali della White and Case (Washington) e Legance (Roma).

Giuliano Castagneto, MilanoFinanza 17/6/2014