Giacomo Fasola, Style 17/6/2014, 17 giugno 2014
ALESSIA TROST – [MITI IN ALTO]
Alessia Trost ha solamente 21 anni. Lo si capisce dalle esclamazioni in inglese che le escono ogni tanto («oh yes!») e da come ride quando arriva una domanda che non si aspetta. Per il resto, sembra una ragazza più adulta della sua età. Un’atleta matura, che pensa prima di parlare e non dice banalità, che si divide fra allenamenti e studio. Ma, anche, una 20enne che legge, segue la politica («se non ci interessiamo noi giovani al nostro Paese...») e va in discoteca. Alessia è il futuro dell’atletica italiana. Nata a Pordenone, a 16 anni – era già un metro e 88 – è diventata campionessa del mondo di salto in alto, categoria Allievi. Un triennio più tardi, nel 2013, è entrata nella storia dello sport azzurro superando l’asticella a quota due metri. Prima di lei c’erano riuscite solo Sara Simeoni e Antonietta Di Martino: «Sarebbe stato meglio arrivarci con più calma a quel traguardo, non ero preparata a gestire la pressione» dice oggi. Un infortunio alla caviglia, lo scorso aprile, l’ha costretta a stare lontano dalla pedana per un paio di mesi. «Non è stato un periodo facile. Sapevo che sarebbe stata dura, ma non pensavo così tanto. In ogni caso, ho tutto il tempo di arrivare agli Europei (a Zurigo dal 12 al 17 agosto, ndr) al meglio».
Ecco, gli Europei. Qual è l’obiettivo?
Una misura con il «due» davanti... Penso di potermela giocare per una medaglia.
Anche ai Mondiali di Mosca, nel 2013, ci si aspettava un podio. È arrivata settima.
Ne conservo lo stesso un buon ricordo, ho fatto esperienza. Certo, se fossi riuscita a saltare un metro e 97 sarebbe andata diversamente.
Una misura accessibile, per lei che ha superato i due metri.
Quelli sono arrivati in maniera spensierata, senza volerlo. Ora voglio ripetermi con più consapevolezza: mi piace pensare che i risultati vengano dal lavoro.
Per saltare in alto bisogna essere leggeri. Non è che il paragone con Sara Simeoni l’ha appesantita?
No, anzi, è uno stimolo. A condizione di non pensarci troppo: nei giorni che precedono la gara in testa ti passa di tutto...
E cosa è passato, negli ultimi mesi?
Se sei abituato ad allenarti ogni giorno, fermarsi non è facile: ho cominciato a farmi tante domande, a temere di aver buttato via settimane di lavoro. Per fortuna non è così.
Il suo sport vive sui dettagli. Come si fa a rimanere tranquilli in gara?
In tante cose sono un disastro. Quando salto, invece, è come se tornassi bambina: riesco a rimanere concentrata, mi sento come in una bolla.
In cosa è un disastro?
Le mie amiche dicono che sono svampita, maldestra, distratta. Un po’ è vero, ma negli ultimi due anni me ne sono successe talmente tante... Sono cambiata, mi sono dovuta svegliare per forza.
Una «pertica», invece, lo è sempre stata.
La mia testa spuntava sopra le altre già da bambina. Sono un metro e 88: qualche centimetro me lo leverei volentieri.
Il suo fisico non le piace?
Ora sì. Alle superiori, quando in poco tempo ho superato tutti i maschi, non l’ho vissuta bene.
L’ha trovato un fidanzato più alto di lei?
Sì: Alberto, un metro e 91. Pure lui faceva salto in alto, ora ha mollato per via dell’università.
E l’atleta Trost, quanti esami ha dato?
Quelli del primo anno a Mediazione culturale. Per conciliare studi e sport ho dovuto darmi un po’ di disciplina.
Pensa già al futuro dopo l’atletica?
I miei coetanei stanno per laurearsi, quando si esce in compagnia il tema viene fuori spesso.
Libri e campo: rischia di passare per una ragazza troppo seria.
Ma no, quando non ci sono le gare vado anche a ballare in discoteca!
Cosa prevede il suo look da discoteca? Il giorno prima faccio shopping e scelgo in base all’umore del momento. In generale mi piace vestire casual, oppure mixare: vestito figo e scarpe da ginnastica.
I tacchi non li mette mai?
No, le mie gambe sono già abbastanza lunghe (un metro e otto centimetri, ndr). L’altezza può mettere a disagio in certe situazioni: con la mia migliore amica, che è un metro e 50, ci parliamo meglio da sedute.
Qual è l’ultimo film che ha visto?
Tre capitoli di Y-Men: si capisce che ho tanti amici maschi?
Gli ultimi libri che ha letto?
Il paese delle meraviglie e Venere in metrò di Giuseppe Culicchia. Ora mi sto dedicando a Cent’anni di solitudine: quando è morto Gabriel García Márquez, ho pensato che non potevo più rimandare.
E la sua hit parade?
Prima della gara mi carico con la canzone del momento. In macchina adoro ascoltare Lou Reed, da Hanging ‘round a Perfect day.
In attesa del suo, di giorno perfetto...