Raffaello Guzman, Il Tempo 17/6/2014, 17 giugno 2014
COL BASSO PREZZO DELLA 600 FIAT VINCE UNA GRAN BATTAGLIA
[11 marzo 1955]
Ginevra, 10 marzo - Domani, come già è stato annunciato, saranno resi noti ufficialmente i prezzi delle nuove vetture italiane. Posso però anticipare, con la certezza di essere nel vero, chela tanto attesa «popolare» della Fiat sarà venduta a lire cinquecentonovantamila e la «turismo» veloce 1100 spyder, due posti (vettura indubbiamente di gran lusso destinata ad una speciale classe di ammiratori), a un milione e duecentocinquantamila lire.
È evidente lo sforzo che ha fatto la nostra industria per ottenere tali risultati: e si conferma, altrettanto evidente, oggi, la malafede dei comunisti smascherata e stigmatizzata, e come si conveniva, da questo giornale - quando Ottavio Pastore, su l’Unità tentò ancora una volta di fuorviare l’opinione pubblica, basando le sue in consistenti critiche, tendenti a svilire sempre più la nostra industria, su un prezzo da lui immaginato di seicentocinquantamila lire (critiche, tra l’altro, fatte quando non solo non si conosceva il prezzo delle vetturette in questione, ma non erano state neppure rese note le caratteristiche delle medesime, sicchè mancavano i due parametri principali su cui si deve basare ogni giudizio).
Su questa benedetta, «popolare» se ne sono dette e scritte tante, specialmente sul prezzo si sono fatte infinite congetture. Il lettore sa che soltanto chi scrive ha voluto tenersi su una linea di discrezione, anche per non contribuire al turbamento del mercato, e quindi, in definitiva, per difendere l’utente, cioè il pubblico: l’Unità, invece, si è affannata, more solito a fare il contrario e, purtroppo, è doloroso constatare che anche molti altri quotidiani non comunisti sono caduti nella rete ed hanno fatto il gioco degli avversari, pubblicando, per mostrare di essere informati, dati e prezzi che i fatti ora smentiscono.
Il lettore quindi giudichi: e per restare all’Unità, oggi che finalmente ritengo opportuno pubblicare la notizia vera e più attesa, domandi al giornale comunista come potrà in qualche modo giustificare il suo atteggiamento di un paio di settimane fa, non soltanto sul piano generale (cioè calcolando quanto incidono sul costo della mano dopera e quindi su quello del prodotto finito, scioperi, blocco dei licenziamenti, ecc) ma anche, nel caso particolare ribadendo la sua tesi (già di per se stessa sbagliata) che era basata sulla cifra di seicentocinquantamila lire, mentre invece, in realtà, essa è inferiore di ben sessantamila lire.
Resta, dunque, da stabilire una volta di più che ai ragionamenti dei comunisti non bisogna mai prestar fede, anche e specialmente quando vogliono turbare l’opinione pubblica, con dati economici cervellotici. E a questo proposito, rispondo anche a quel lettore che, fra i numerosi consensi, mi scriveva che, secondo lui, il prezzo di trecentonoviantanovemìla franchi chiesto in Francia per la «Renault» quattro cavalli, non è sarebbe paragonabile e corrisponde alle settecentoventimila lire italiane e alle seicentocinquantamila supposte per la nuova Fiat, perché diverso è il potere di acquisto della lira e del franco: qui in Svizzera, cioè sul più libero dei mercati, la «Renault» in questione viene offerta a franchi quattromilanovecentonovantacinque nel tipo standard, cinquemilatrecentonovantacinque nel tipo Campi Elisi e cinquemilanovecentonovantacinque nel tipo Lemano, oltre i supplementi. Così, in altri termini, tutto sommato, un modello che si potrebbe alla lontana paragonare alla nostra «popolare», verrebbe a costare circa cinquemilacinquecento franchi, contro i franchi quattromilanovecentocinquanta chiesti per la piccola vetturetta italiana.
E ciò senza contare che (a parte l’anzianità della Renault e l’ormai avvenuto ammortamento dei suoi impianti mentre per la Fiat si tratta di alcune decine di miliardi appena spesi) i due tipi di vetture, in coscienza, per abitabilità, per prestazioni, eccetera, non sono neppure paragonabili.
Bisogna riconoscere con orgoglio che quest’anno l’Italia ha vinto una grossa battaglia qui a Ginevra, punto d’incontro, per le già spiegate ragioni, dell’industria automobilistica di tutto il mondo: battaglia della qualità e, incredibile a dirsi, anche dei prezzi.
Le macchine italiane sono le più ammirate, discusse e richieste dalla esportazione, seguite soltanto, quanto a bellezza e riconoscimento di qualità tecniche, dalla Mercedes, specialmente con il suo nuovissimo cabriolet sportivo 190 S.L.: una vettura stupenda sotto tutti i punti di vista che, con un motore di meno di due litri, fa agevolmente i duecento all’ora con una stabilita e una tenuta di strada proverbiali, ed ha destato entusiasmo in tutti i visitatori: ma quello che è straordinario è che quest’anno noi italiani siamo riusciti a mettere a rumore tutti gli ambienti e, con intelligente «lancio» della nuova vetturetta - necessario sia per le già illustrate necessità di presentarsi di fronte alla concorrenza sul terreno da essa preferito, sia perché non si poteva aspettare, per iniziare le vendite, un altro mese e mezzo - abbiamo rivoluzionato completamente le consuetudini in materia.
Non solo, prima della presentazione ufficiale della «Seicento», avvenuta stamane all’inaugurazione del 25 Salone dell’Automobile, alcune centinaia di unità di tale attesissimo tipo circolavano già per le strade della Svizzera, dirette alle agenzie della Casa italiana, affinchè fin da oggi dovunque la vetturetta potesse essere esaminata e provata; ma c’è stata addirittura una fierissima concorrenza, con colpi giornalistici, «canards», «balloons d’essai» e magari «permale», fra quotidiani e riviste di ogni tendenza e ogni colore, italiani e stranieri, lasciando interamente senza fiato coloro che erano abituati a sentirsi rimproverare dagli uffici di pubblicità delle aziende giornalistiche le rare volte che si erano lasciati andare a nominare appena appena di sfuggita un prodotto o una ditta industriale.
Ciò significa che il problema dell’automobile popolare è oggi così sentito in tutto il mondo, da aver scavalcato i confini del fenomeno puramente tecnico o commerciale, per diventare un fatto di importanza nazionale. Oggi, in tutti i Paesi l’automobile e le questioni ad essa connesse interessano tutta la popolazione, a qualunque ceto apppartenga: un semplice calcolo dice che fra un paio d’anni avremo 10 milioni di interessati direttamente all’automobile (considerando che in una normale famiglia borghese sono quattro o cinque le persone che di essa si servono), e quelli interessati indirettamente, come aspiranti alla futura macchina, come amici di automobilisti, ecc, non saranno meno di 20 milioni.
L’esposizione è stata oggi visitata in forma ufficiale dal Presidente della Confederazione, signor Petitpierre; il corteo presidenziale ha sostato presso i numerosi stands italiani, che sono stati visitati a lungo anche dall’ambasciatore Egidio Reale.
Alla Fiat, che fuori della piazza antistante la Mostra ha innalzato un enorme cartellone a colori, che domina tutti gli altri e fa rifulgere da lontano il nome dell’industria italiana, hanno fatto squisitamente gli onori di casa l’ing. Minola, venuto appositamente da Torino, il comm. Pestelli e il direttore della filiale di Ginevra, ing. Berutti con la gentile consorte, la signora Elda.
Raffaello Guzman