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 2014  giugno 17 Martedì calendario

CONTRADDIZIONI DI NAPOLEONE IL MODERNIZZATORE FAMILISTA


Com’è possibile che durante la campagna di Russia Napoleone abbia potuto occuparsi delle vicende della madrepatria e addirittura emanare decreti quando era a Mosca? I messaggeri francesi come riuscivano a percorrere migliaia di chilometri e ad attraversare anche territori ostili?
Lucia Massari
Monza


Cara Signora,
Il decreto sulla organizzazione della Comédie Française, a cui abbiamo accennato in una risposta precedente, non è il solo che l’imperatore dei francesi firmò al Cremlino prima dell’inizio della ritirata. Anzi potrebbe essere il solo, fra quelli firmati allora, che si fregia di un titolo immeritato. Secondo alcuni studiosi, Napoleone voleva che il documento passasse alla storia come il «decreto di Mosca», ma la sua firma risalirebbe a una fase precedente.
È vero, tuttavia, che l’imperatore non smetteva mai, durante le sue campagne, di trattare gli affari di Stato. Il viaggio da Parigi a Mosca era lungo e pericoloso, ma la Grande Armée si era lasciata alle spalle, avanzando verso la capitale dell’Impero zarista, stazioni di posta, presidiate da distaccamenti militari, dove i corrieri potevano cambiare i cavalli e riposare per qualche ora. Questa abitudine rispondeva alla sua natura. Il grande generale era un riformatore instancabile. La storia ricorda molto le sue battaglie e le sue ambizioni politiche, ma trascura talora la sua inestinguibile passione per la modernizzazione della Francia. Progettava scuole, strade, ponti, industrie. Creava nuove istituzioni e ne scriveva gli statuti. Concepiva, controllava, correggeva. Dicono che avesse l’abitudine di dettare tre lettere contemporaneamente passando dall’una all’altra.
Neppure l’esilio all’Elba interruppe il suo iperattivismo. In dieci mesi fece per l’isola molto più di quanto i Signori della Toscana avessero fatto nei secoli precedenti. Ma il suo grande merito fu quello di dare alla Francia una società moderna in cui il criterio del merito prevale su ogni altra considerazione. Nella nuova edizione di un libro apparso nel 2002 presso Mondadori (Lezioni Napoleoniche ), un appassionato studioso di Napoleone, Ernesto Ferrero, scrive che «premiare il merito» era «una delle sue ossessioni». Credeva fermamente che nessuno avesse interesse a “rovesciare un governo in cui tutto quel che ha merito trova il suo posto”.
Qualcuno potrebbe chiedere a questo punto come questa politica meritocratica fosse compatibile con i favori (regni e ducati) accordati ai membri della sua famiglia. Risponderei che Napoleone aveva due volti. Poteva essere contemporaneamente il creatore della Francia moderna e il capo di una gens corsa governata dalle regole di quello che un sociologo avrebbe definito, molti anni dopo, «familismo amorale».