Vittorio Macioce, Il Giornale 14/6/2014, 14 giugno 2014
«POLITICI ALL’AMATRICIANA» E IL SINDACO DELLA PASTA QUERELA
[Intervista a Sergio Pirozzi] –
Non nominate il nome dell’amatriciana invano. È una bestemmia. L’amatriciana si gusta, si mangia, si guarda, ci si tuffa, si prega, ti sfama, si sbrana, si sfida. L’amatriciana è un sospiro quando arriva il cameriere. È un esercizio di stile in equilibrio su sugo, pecorino e guanciale. È un appuntamento intimo a tarda sera. È una visione del mondo. È sacra. Tutto il resto è un’offesa. Il sacerdote di questa religione è Sergio Pirozzi. È il sindaco di Amatrice, duemilaseicentotrenta abitanti d’inverno, diecimila d’estate, sessantaquattro frazioni, centocinquante chiese, patrono Santa-Maria della Filetta ed è lì dove il reatino incontra l’Abruzzo, sui monti della Laga. Matrix matricis come madre, come canale, come utero. Come la culla degli spaghetti all’amatriciana.
Pirozzi pensa che chi insulta la madre è senza perdono. E allora querela. Querela tutti. Tutti. Chi scrive di mondiale all’amatriciana, di partito all’amatriciana, di antieuropeismo all’amatriciana, di expo, di politica, di intrallazzi, di giornalismo, di romanzi, di spy story, di intellighenzia tutti all’amatriciana.
Permaloso?
«Chi?»
Lei?
«Per niente. È che non sopporto il razzismo».
Razzismo?
«Certo. C’è un razzismo più sottile. Quello che non si vede. Io difendo Amatrice e l’amatriciana. Che vuol dire politica all’amatriciana? Che noi siamo farabutti? O pressapochisti? O pasticcioni? O volgari? O traffichini? »
Paesani.
«Paesani. E fieri di esserlo. Qui la spending review l’abbiamo fatta davvero. Burocrazia zero. Le spese per l’illuminazione dimezzate, altro che Cottarelli. E con i risparmi le tasse diventano umane. Niente Tasi. Nessun aumento della Tares. Le tasse più basse d’Italia».
Come inizia questa storia delle querele?
«Nel 2011. È l’epoca di svendopoli . Il Messaggero scrive di una classe dirigente all’Amatriciana. È la prima querela».
L’ultima?
«Striscia la notizia . Ficarra e Picone parlano di Expò all’amatriciana. In mezzo tra la prima e l’ultima c’è di tutto. Anche il suo giornale. Una sua collega ha disquisito di disabili gagliardi all’amatriciana. Un altro giornale ha definito la vendita del portiere della Roma Stekelenburg una farsa».
Una farsa. E allora?
«Una farsa all’amatriciana».
È vero che per fare il sindaco ha rinunciato alla carriera di allenatore?
«Vero. E ora mi accontento di 700 euro al mese».
Dove allenava?
«Sono stato per anni allenatore in seconda dell’Ascoli».
Come giocatore?
«Poca fortuna. Ho giocato al massimo nella vecchia serie D. Sono un quasi cinquantenne. Un uomo d’altri tempi».
Per quale squadra tifa?
«Juventus».
Cosa pensa di Calciopoli?
«Non mi è piaciuta»
Moggi era un dirigente all’amatriciana?
«Nel senso buono. Sennò querelo anche lei».
Lotito è originario di Amatrice.
«Sì, la madre».
Ma lei conosce la ricetta della vera amatriciana?
«Guanciale e pecorino. Energetica. Serviva ai nostri pastori per fare un solo pasto al giorno».
Che tipo di pasta?
«Spaghetti».
A Roma dicono bucatini.
«Vanno bene anche i bucatini, ormai. I pastori scendevano nell’Urbe e hanno insegnato questa ricetta ai romani. Metamorfosi. Ci sta».
Forse quando dicono all’amatriciana ce l’hanno con i romani. Ci ha mai pensato?
«Forse. E allora imparassero a dire: alla romana. Che c’entra Amatrice? Querelo ancora di più».
Cosa è assolutamente vietato nell’amatriciana?
«Tre peccati mortali. Pancetta, aglio e parmigiano».
Le mezze maniche?
«Ammesse. Peccato veniale».
Un inno per l’amatriciana.
«Le rispondo con Carlo Baccari. La pecora mite e il bravo maiale donarono insieme formaggio e guanciale».
Ma a lei piace l’amatriciana?
«Mmmmmmm».
Ci sta pensando?
«Quella in bianco».
La gricia!
«È la ricetta originale».