Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 17 Martedì calendario

È un’emozione forte già prima di arrivare alla prima pagina; una fascetta rossa con una scritta bianca «strilla» in maiuscolo: «La verità sulla fine di Emanuela Orlandi»

È un’emozione forte già prima di arrivare alla prima pagina; una fascetta rossa con una scritta bianca «strilla» in maiuscolo: «La verità sulla fine di Emanuela Orlandi». Un millimetro sotto c’è la copertina del nuovo romanzo di Paolo Pietroni, Io sono un angelo nero (Barion editore, pp. 514,e 19). Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, è sparita, trentuno anni fa. Il manifesto incollato sui muri di Roma diceva che aveva 15 anni, era alta un metro e 60, aveva capelli lunghi neri e lisci, indossava pantaloni jeans, camicia bianca e scarpe da ginnastica. La verità su questa ragazzina non l’hanno scoperta (o non l’hanno voluta scoprire) la magistratura vaticana, quella italiana, i servizi segreti vaticani e quelli italiani. Ora Pietroni dà conto in questo romanzo di personali ricerche e propone una tesi molto precisa... (Pietroni è persona affidabile: a 9 anni faceva già un giornalino chiamato «il Pappagallo»; a 23 anni, diplomato all’Accademia dei Filodrammatici, faceva l’attore; poi ha capito che era meglio fare il giornalista e ha inventato dodici nuove testate; ha fatto anche uno scoop sui campi paramilitari fascisti; ha scritto svariati libri, compreso, con lo pseudonimo di Marco Parma, Sotto il vestito niente — tanto bello il libro quanto brutto il film di Carlo Vanzina — eccetera). Però è pur sempre un romanzo, dicevamo, quindi opera di fantasia. Sì, però Pietroni è ostinato e tenace: insiste che è arrivato (vicino) alla verità. E, allora, prima di parlare del suo romanzo — come sarebbe giusto in queste pagine — parliamo della sua verità. È una verità che gli ha raccontato una fonte attendibile, un uomo di Chiesa. Che gli ha testimoniato di un altro uomo di Chiesa che ha visto una foto della ragazzina insieme con un altro (si fa per dire) uomo di Chiesa (quel «galantuomo» di Paul Marcinkus, ufficialmente allora arcivescovo; in realtà più dedito a giochi finanziari, forse anche erotici; e per distrarsi da soldi e sesso anche al gioco del golf). Insomma, ci sarebbe, c’è, un padre domenicano di Santa Maria delle Grazie, a Milano, dove vive il Cenacolo di Leonardo. (Sappiamo che l’Ultima Cena ha ispirato dietrologie inaudite). Quel religioso ha rivelato — senza svelare i segreti del Sacramento della Confessione — che la piccola Emanuela è stata vittima di un «gioco» più grande di lei; un gioco che all’inizio sembrava innocente, un’avventura da ridere, ma che alla fine è diventato una trappola (forse) mortale. Nell’intrigo entrano, anche se di tangente, organizzazioni cattoliche che in confronto la massonica P2 è un gioco da ragazzi: i Legionari di Cristo e l’Armata Bianca della Madonna. Ci sarebbe anche una fotografia (Marcinkus ed Emanuela insieme) che confermerebbe il gioco prima innocente, poi complicato, poi torbido, poi letale in cui la piccola Emanuela sarebbe caduta. Innocente nella tela del Ragno Cattivo. Ma tutto questo è un romanzo, vero? Quindi parliamo del romanzo. Per prendere una boccata d’aria fresca uscendo da quel Morbo che una certa Chiesa diffonde (o speriamo diffondeva, grazie papa Francesco della tua guerra contro il Male che c’è anche nella tua parrocchia), per prendere una boccata d’aria, dicevo, parliamo del libro di Pietroni come «oggetto» letterario. Un noir di 514 pagine spaventa soltanto a vederlo. Apparentemente pesa come una bistecca fiorentina; in realtà è leggero come un’ala di pollo. Pietroni (essere umano) è complicato come un labirinto, ma in questo libro scrive con l’arte di un bambino che ha perso la verginità ma non ha perso la sua ingenua capacità di guardare il mondo — e le vicende che osserva — con il desiderio e il talento di capire, di svelare agli altri e a se stesso quello che ha scoperto. Il libro, la storia che racconta: prendete una rivista, «Mystère», e il suo direttore, che investiga e si chiama Paolo come Pietroni; prendete una giornalista, Marie Gilles, che si avvicina a scoprire il mistero di Emanuela Orlandi; prendete la stessa giornalista che scompare (sequestrata? volontariamente dissolta nel nulla?); prendete i servizi segreti dei Legionari di Cristo e dell’Opus Dei; prendete un alto prelato che dalla sua ricca villa di Castel San Pietro in Svizzera muove, gioca a muovere, pedine torri cavalli alfieri regine e re, che arrivano fino in Vaticano; prendete preti venduti, laici corrotti, donne appassionate, donne alter ego di se stesse; imbroglioni travestiti da persone per bene, finti scienziati delinquenti; prendete i mitici Bonobo, le scimmie più vicine a noi esseri umani ma che vivono meglio di noi perché il loro sesso è gioia anziché complicazione; prendete marescialli carabinieri investigativi intelligenti; prendete editori interessati ai soldi ma non soltanto; prendete seminaristi che chissà che fine hanno fatto; prendete donne che amano le donne; prendete la gente che scompare: in Italia scompare una persona ogni 24 ore... Frullate e viene fuori questo noir.