Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 15 Domenica calendario

L’IMBARAZZO DI LETTA ECCO I 60 MILA EURO DI MR MOSE A “VEDRÒ”

[Due articoli] –

Venezia
I rapporti tra Enrico Letta e mister Mose iniziano nel 2007 e proseguono – in modo continuativo – dal 2010 al 2012 quando, con tre versamenti da 20mila euro ciascuno, Giovanni Mazzacurati finanzia VeDrò, la fondazione dell’ex presidente del Consiglio. Dagli atti della procura di Venezia era già emersa, con la testimonianza di Roberto Pravatà, il rapporto tra Mazzacurati ed Enrico Letta: “L’ingegnere mi convocò per dirmi che il Consorzio Venezia Nuova avrebbe dovuto concorrere al sostenimento delle spese elettorali dell’onorevole Enrico Letta, che si presentava come candidato per un turno elettorale, attorno al 2007, con un contributo dell’ordine di 150mila euro”. In quell’occasione, racconta Pravatà, il “finanziamento illecito” avvenne con “l’intermediario” di Letta per il Veneto, Arcangelo Boldrin, per il quale fu “predisposto un incarico fittizio per un’attività concernente l’arsenale di Venezia”. Letta ha smentito di aver preso un solo centesimo e lo stesso Boldrin, che ha ammesso di aver incassato 200mila euro per una consulenza, nega di aver mai versato soldi all’ex premier. Dai documenti in possesso del Fatto Quotidiano, però, emerge che in altre occasioni Mazzacurati ha, però, direttamente finanziato la fondazione di Letta jr.
“SIAMO LIETI DI COLLABORARE A SOSTEGNO DEL PROGETTO”
È il 26 giugno 2012 quando mister Mose firma una lettera con il seguente oggetto: “Contributo al progetto Vedrò 2012”. Mazzacurati la spedisce “all’attenzione del dottor Riccardo Capecchi”. Chi è Roberto Capecchi? Il tesoriere di VeDrò sin dalla fondazione. “In riferimento alla vostra cortese comunicazione datata 25 maggio scorso”, scrive Mazzacurati, “vi comunichiamo che il Consorzio Venezia Nuova è lieto di collaborare con voi a sostegno del progetto VeDrò con un contributo di 20 mila euro iva esclusa”. Un mese prima, quindi, VeDrò ha contattato il Consorzio Venezia Nuova per chiedere un “sostegno” che Mazzacurati è pronto a erogare. “Tale contributo verrà versato a mezzo bonifico bancario, dietro presentazione di fattura o altra documentazione in regola con le vigenti norme tributarie, sul conto corrente che gentilmente ci verrà indicato. In particolare, vi preghiamo di volerci indicare il codice Iban completo. Venezia, 26 giugno 2012, Cordiali Saluti, Giovanni Mazzacurati”. Il Cvn finanzierà VeDrò per tre edizioni dal 2010 al 2012. L’anno successivo risulterà decisivo per entrambi: Letta jr diventa presidente del Consiglio e cancella l’evento, Mazzacurati negli stessi mesi viene arrestato per l’indagine veneziana sul Mo-se, mentre Capecchi viene perquisito dalla Guardia di finanza, nella sua abitazione di Perugia, che gli sequestra materiale contabile e informatico.
I rapporti tra Capecchi – che non risulta indagato – e Mazzacurati sono descritti in un’informativa della Gdf allegata agli atti dell’indagine sul Mose. I finanzieri annotano che il 20 maggio 2013 Mazzacurati dice d’aver “avuto un incontro con Capecchi, che è tornato da Palazzo Chigi e ha tirato fuori il discorso del punto critico dell’alimentazione dell’energia elettrica”. L’incontro con Capecchi – “che è tornato da Palazzo Chigi” – si svolge appena un mese dopo l’insediamento di Letta jr alla Presidenza del Consiglio, avvenuta il 24 aprile 2013, e Mazzacurati parla con Capecchi – che è anche dg di Poste Energia – di un “punto critico”: “l’alimentazione dell’energia elettrica” che si presume riguardi il Mose e la città di Venezia. Il dato più interessante, però, è racchiuso nel brogliaccio del giorno successivo.
“GLI AVEVAMO CHIESTO UNA SPONSORIZZAZIONE”
Mazzacurati dice a Flavia Faccioli, responsabile della comunicazione, che il giorno prima Capecchi “lo ha destabilizzato”. Il tesoriere di VeDrò, dg di Poste Energia e – soprattutto – amico e uomo fidato di Enrico Letta, a soli venti giorni dall’insediamento del premier, è in grado di “destabilizzare” l’uomo che gestisce 5 miliardi di euro per il Mose, la più imponente opera d’ingegneria in Europa. “Può essere che abbia parlato con lui”, spiega al Fatto Quotidiano Capecchi. “Mi occupo di energia elettrica, ma non ricordo questo episodio, e poi Mazzacurati può raccontare quel che vuole. Sui finanziamenti, confermo che VeDrò è stata finanziata dal Cvn, l’ho dichiarato anche alla GdF, quando sono stato perquisito, spiegando che è stato tutto regolarmente fatturato. Avevo conosciuto Mazzacurati tempo prima, ci aveva presentato il progetto, gli avevamo chiesto una sponsorizzazione. Letta non aveva incarichi di governo in quel periodo”. Stando agli atti dell’inchiesta sulla cricca del Mose, il tramite tra Capecchi e Mazzacurati è Andrea Collalti, al quale, secondo gli uomini delle fiamme gialle, il Cvn ha “corrisposto, nel periodo dal 2007 ai 2011 l’importo complessivo di circa 5 milioni di euro”. Le somme corrisposte alle società di Collalti, secondo l’accusa, sono “riconducibili ad operazioni (consulenze) in tutto o in parte inesistenti”. In questo contesto è emersa la figura di Capecchi e i suoi “attuali e diretti contatti” con Mazzacurati.
Capecchi è amministratore unico nonché tesoriere della società a responsabilità limitata Italia Futuro Servizi, interamente controllata dal gruppo VeDrò, messa in liquidazione il 15 aprile 2014. Una società con un capitale versato di 10 mila euro e un bilancio 2013 chiuso con 797 mila euro di ricavi. Per il think tank dell’ex premier, Capecchi è “responsabile del found raising, dei rapporti con gli stakeholder e della gestione amministrativa”. In pratica Capecchi è per Enrico Letta quello che Marco Carrai è per Renzi. Raccoglitore di fondi. Ed è bravo, come mostrano i bilanci. Riesce a ricevere fondi, tra gli altri, da Eni, Enel, Finmeccanica. Tutti sponsor che dal 2006 al 2012 finanziano interamente le settimane in cui la fondazione riuniva i lettiani presso l’ex centrale elettrica di Cle a Dro, provincia di Trento.
“ALLORA, IO MI RICORDO DI GIANNI LETTA, TREMONTI...”
I contatti tra Capecchi e Mazzacurati confermano, quindi la frequentazione dell’ex premier con mister Mose della quale – dinanzi ai pm Stefano Ancilotto, Stefano Buccini e Paola Tonini – aveva parlato anche Pio Savioli. Il “raccoglitore” di fondi neri, per conto del Cvn, elenca le frequentazioni di Mazzacurati con la politica: “Allora, io mi ricordo Gianni Letta, Tremonti, Milanese, Matteoli, mi ricordo del presidente del Consiglio attuale”. E il “presidente attuale”, nel momento in cui Savioli viene interrogato, è proprio Enrico Letta. Il Riesame per Savioli, che è agli arresti, è previsto mercoledì. E la prossima settimana i pm potrebbero raccogliere molte testimonianze utili. Sono quattro, infatti, gli indagati che attraverso parziali ammissioni stanno confermando ai pm l’esistenza del sistema. A cominciare dal “mazziere rosso” Lino Brentan, che ha raccontato i finanziamenti al Pd Veneto, e Patrizio Cuccioletta, ex magistrato delle acque, che – pur definendoli “regali” – ha ammesso di aver ricevuto soldi dal Cvn.

a.massari@ilfattoquotidiano.it
d.vecchi@ilfattoquotidiano.it  

Antonio Massari e Davide Vecchi, Il Fatto Quotidiano 15/6/2014


CAPECCHI, LO SCOUT ALLA CASSA –

L’avevano soprannominato “Il Danese” quando, nel 2007, mollò il suo incarico da funzionario alla Presidenza del Consiglio perché beccato sull’aereo di Stato nella famosa gita al Gran Premio di Monza. Dopo lo scandalo, i compagni di cabina Rutelli e Mastella restarono a lavorare col premier Prodi e il sottosegretario Enrico Letta, mentre l’integerrimo Riccardo Capecchi si dimise in attesa di nuove opportunità: roba da Paesi nordici.
Essendo un dirigente delle Poste in aspettativa, l’occasione arrivò presto, all’italiana: direttore generale di Poste Energia, società che si occupa di grosse forniture elettriche. E poi, lo scorso ottobre, la super promozione ad amministratore delegato della società. Un passaggio ardito, che procurò qualche grattacapo all’allora premier Letta, perché giunto pochi mesi dopo la perquisizione della Guardia di Finanza a “Ve-Drò”, la fondazione che doveva fare da vetrina e trampolino al leader moderato, e di cui Capecchi è tesoriere fin dalla nascita, nel 2005.
Cattolicissimo, amante della montagna, 48 anni portati atleticamente, Capecchi nei giorni del dopo-Monza disegnava così la sua filosofia di vita: “Ho sbagliato, ho pagato. Nessuno mi ha chiesto di andarmene, anzi. È stata una scelta individuale che ho preso da solo con la mia coscienza. Sono rimasto fedele ai valori dello scoutismo, da qui le dimissioni irrevocabili”.
Insomma uno scout della prima ora, e il tipo perfetto per l’attualità, con Renzi che deve decidere se sia proprio Letta jr il nome da lanciare alla guida del Consiglio Europeo. Certo le acque torbide del Mose non devono lambire una scelta così importante: capire esattamente cosa sia accaduto tra “VeDrò”, Capecchi e Mazza-curati sarà cura particolare di un Renzi impegnatissimo nella promozione della trasparenza e della legalità nel partito.
Anche su questo, Capecchi ha una sua idea: “Viviamo in un paese in cui si tendono agguati alle istituzioni, dove i fotografi si appostano per mettere nei guai le autorità. Non sono segnali che fanno ben sperare per il futuro”. Chissà se ha azzeccato la previsione lui, il tesoriere di “VeDrò, L’Italia al futuro”, think-tank lettiano sospeso nel limbo del Pd renziano.

Chiara Paolin, Il Fatto Quotidiano 15/6/2014